«Ah», fece l'altra e si rimise tranquilla, «no, non mi hanno dato un lavoro particolare». K. la guardò mentre riprendeva la sua calza. Sembra stupirsi che io ne parli, pensò, come se ritenesse sbagliato che io ne parli. A maggior ragione devo farlo. Posso parlarne solo con una donna anziana. «Sì che le abbiamo dato del lavoro», disse poi, «ma non succederà più». «No, non potrà succedere più», confermò lei e rivolse a K. un sorriso quasi malinconico. «Lo crede seriamente?», chiese K. «Sì», rispose lei abbassando la voce, «ma innanzi tutto lei non se la prenda troppo. Cosa non succede a questo mondo! Dal momento che lei mi parla con tanta confidenza, signor K., posso confessarle che ho un po' origliato dietro la porta e che le due guardie hanno raccontato qualcosa anche a me. Insomma, si tratta della sua felicità, e questa mi sta a cuore, più di quanto, forse, mi competa, in fondo non sono che l'affittacamere. Qualcosa ho sentito, dunque, ma non posso dire che fosse qualcosa di particolarmente brutto. No. Lei è in arresto, certo, ma non in arresto come un ladro. Se uno viene arrestato come un ladro, allora sì che è brutto, ma questo arresto... Mi sembra qualcosa da gente istruita, mi scusi se dico una sciocchezza, una cosa da gente istruita, che io non capisco, ma che nemmeno si è tenuti a capire».

            «Non è affatto stupido quel che ha detto, signora Grubach, io almeno sono in parte del suo avviso, solo che giudico tutta la faccenda più drasticamente di lei, e non la prendo nemmeno per una cosa da gente istruita, bensì per un bel niente. Sono stato colto di sorpresa, ecco cosa. Se mi fossi alzato appena sveglio, senza lasciarmi confondere per il fatto che Anna non si era ancora vista, e fossi venuto da lei senza curarmi di chi mi avesse sbarrato il passo, se per questa volta, in via eccezionale, avessi magari fatto colazione in cucina, se avessi mandato lei a prendermi gli abiti in camera mia, insomma, se avessi agito in modo ragionevole, non sarebbe successo nient'altro, tutto sarebbe morto e finito lì. Ma si è così poco preparati. In banca, per esempio, sono preparato, una cosa del genere là non mi potrebbe succedere, là ho un mio usciere personale, sul tavolo davanti a me c'è il telefono esterno e interno, arriva continuamente gente, clienti e impiegati, ma soprattutto poi sono sempre applicato al lavoro, quindi ho tutta la mia presenza di spirito, là mi farebbe addirittura piacere essere messo di fronte a una cosa del genere. Beh, ora è passata, e veramente non volevo nemmeno più parlarne, volevo solo sentire il suo giudizio, il giudizio di una donna di buon senso, e sono proprio contento che ci troviamo d'accordo. Ora deve darmi la mano, questo nostro accordo ha da essere confermato da una stretta di mano».

            Mi darà la mano? L'ispettore non mi ha dato la mano, pensò e guardò la donna in modo diverso da prima, scrutandola. Lei si alzò, perché anche lui si era alzato, aveva l'aria leggermente imbarazzata, perché non tutto quello che K. le aveva detto le era riuscito comprensibile. Ma proprio per questo imbarazzo disse una cosa che altrimenti non avrebbe voluto dire e che non cadeva nemmeno a proposito: «Non se la prenda tanto, signor K.», fece, con le lacrime nella voce, e naturalmente dimenticò anche la stretta di mano. «Non direi che me la sto prendendo», disse K., improvvisamente stanco, rendendosi conto di quanto fosse inutile ogni consenso della donna.

            Sulla porta chiese ancora: «La signorina Bürstner è in casa?». «No», disse la signora Grubach, e nel dare quest'asciutta informazione sorrise con tardiva, ragionevole partecipazione. «È a teatro.