obbedì, ma attese poi che la signorina Bürstner, dalla sua camera, lo invitasse ancora una volta, sottovoce, a entrare. «Si sieda», disse indicandogli l'ottomana, lei però rimase in piedi appoggiata alla testiera del letto, malgrado la stanchezza di cui aveva parlato; e nemmeno si tolse il cappello, piccolo ma ornato da una quantità di fiori. «Allora, che cosa voleva? Sono veramente curiosa». Incrociò appena le gambe. «Lei mi dirà forse», incominciò K., «che la cosa non era poi così urgente, ma...». «Io non bado mai ai preamboli», disse la signorina Bürstner. «Questo mi facilita il compito», disse K. «Stamattina la sua camera, in certo modo per colpa mia, è stata messa un po' in disordine, sono stati degli estranei, contro la mia volontà e tuttavia, come ho detto, per colpa mia; volevo chiederle scusa di questo». «La mia camera?», chiese la signorina Bürstner, esaminando con lo sguardo K. invece della stanza. «Proprio così», disse K., e per la prima volta ora si guardarono negli occhi, «di come sono andate le cose non vale la pena parlare». «Ma se è la cosa più interessante», disse la signorina Bürstner. «No», disse K. «Bene», fece la signorina Bürstner, «non voglio immischiarmi in segreti, dal momento che lei insiste a dire che la cosa non è interessante, non sarò io a fare obiezioni. La scuso volentieri, visto che è questo che chiede, tanto più che non vedo traccia di disordine». Fece un giro per la stanza, le mani piatte sui fianchi. Arrivata alla stuoia con le fotografie si fermò. «Eh no, guardi!», esclamò. «Le mie fotografie sono state davvero buttate all'aria. Che cosa spiacevole. Dunque qualcuno è entrato in camera senza averne il permesso». K. annuì, maledicendo in silenzio l'impiegato Kaminer, che non era mai capace di tenere a bada la sua fastidiosa, stupida esuberanza. «È strano poi», disse la signorina Bürstner, «che mi veda costretta a proibirle qualcosa che lei dovrebbe impedirsi da sé, entrare cioè in camera mia durante la mia assenza». «Le stavo appunto spiegando, signorina», disse K., avvicinandosi anche lui alle fotografie, «che non sono stato io a toccare le sue fotografie; ma visto che lei non mi crede, devo ammettere che la commissione d'inchiesta ha portato con sé tre impiegati della banca; è stato probabilmente uno di loro, che alla prima occasione caccerò via dalla banca, a prendere in mano le sue fotografie. Già, è stata qui una commissione d'inchiesta», aggiunse K., a un'occhiata interrogativa della signorina. «Per lei?», chiese la signorina. «Sì», rispose K. «No!», esclamò la signorina ridendo. «Sì, le dico», fece K., «lei crede che sono innocente?».