Il ritratto di Dorian Gray

Oscar Wilde

IL RITRATTO
DI DORIAN GRAY

MONDADORI

Prefazione
[1891]

L'artista è il creatore di cose belle.

Rivelare l'arte senza rivelare l'artista, è il fine delI'arte.

Chi può incarnare in una forma nuova, o in una materia diversa, le proprie sensazioni della bellezza, è un critico.

Tanto la suprema quanto la infima forma di critica sono una specie di autobiografia.

Coloro che scorgono cattive intenzioni nelle belle cose, sono corrotti, senza essere interessanti. Questo è un difetto.

Quanti scorgono buone intenzioni nelle belle cose, sono spiriti raffinati. Per essi c'è speranza.

Eletti son gli uomini ai quali le belle cose richiamano soltanto la Bellezza.

Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto.

L'avversione del secolo decimonono per il Realismo è la rabbia di Calibano che vede riflesso il proprio viso in uno specchio. L'antipatia del secolo decimonono per il Romanticismo è la rabbia di Calibano che non riconosce il proprio viso quando è riflesso in uno specchio.

La vita morale dell'uomo è materia d'arte, ma la moralità artistica consiste nell'uso perfetto di un imperfetto strumento.

Nessun artista aspira a provare alcunché. Perfino la verità può esser provata.

L'artista non ha preferenze etiche. Una preferenza di tal genere costituirebbe per un artista un manierismo stilistico imperdonabile.

Il pensiero e il linguaggio sono per l'artista gli strumenti di un'arte.

Il vizio e la virtù sono per l'artista materia d'arte.

Dal punto di vista formale l'arte suprema è quella del musicista. Dal punto di vista del pathos, tipico è il mestiere dell'attore.

Ogni arte è nel tempo stesso realistica e simbolica.

Chi varca i limiti di tale apparenza lo fa a proprio rischio e pericolo.

Chi intende il simbolo lo intende a suo rischio.

L'arte in verità non rispecchia la vita, ma lo spettatore.

Il contrasto delle opinioni suscitate da un'opera d'arte indica che l'opera è nuova, complessa, vitale.

Quando i critici dissentono tra loro, I'artista è d'accordo con se stesso.

Possiamo indulgere verso un uomo che abbia fatto qualcosa di utile, purché non l'ammiri. Ma chi ha fatto una cosa inutile può essere scusato solo se egli la ammira enormemente.

Tutta l'arte è completamente inutile.

Oscar Wilde

I

Lo studio era intriso d'uno splendido odore di rose, e quando la lieve brezza estiva frusciava tra gli alberi del giardino, dalla porta aperta penetrava il pesante profumo delle serenelle, o quello più delicato dei rosaspini.

Sdraiato nell'angolo di un divano coperto di stoffe persiane, e fumando, secondo la sua abitudine, un numero indefinito di sigarette, Lord Henry Wotton poteva vedere i fiori di un'acacia, colorati e dolci come il miele, quei rami fragili che pareva potessero appena sopportare una bellezza tanto splendida; e di quando in quando l'ombra fantastica di un uccello volante si proiettava e scorreva sulle pesanti tende di seta, con una specie di fuggitivo effetto giapponese, facendogli ricordare quei pittori di Tokio, dal viso di giada pallida, che pur servendosi d'un'arte necessariamente statica, cercano di rendere il senso della velocità e del moto. Il cupo ronzio delle api che si muovevano tra le lunghe erbe non falciate del prato, o rotavano monotonamente attorno agli stami dorati dei caprifogli, rendeva ancor più opprimente la immobilità dell'ora. Lo strepito di Londra pareva la vibrazione delle note basse di un organo lontano.

In mezzo alla camera, su un cavalletto, era il ritratto a figura intera di un giovane di singolare bellezza; di fronte, poco lontano, sedeva l'autore; il pittore, Basil Hallward, la cui improvvisa scomparsa alcuni anni or sono suscitò tanto interesse nel pubblico, e originò molte strane congetture.

Mentre il pittore considerava la forma preziosa e piacente che aveva creato sulla tela, un sorriso gli illuminò il volto, e parve cristallizzarsi. Ma improvvisamente egli si alzò in piedi, e, chiusi gli occhi, si pose le dita sulle palpebre, come per trattenere nella fantasia un sogno curioso dal quale temeva di risvegliarsi.

«È il vostro più bel lavoro, la migliore opera che abbiate mai fatto, Basil» disse Lord Henry languidamente. «Dovete mandarla al Grosvenor l'anno venturo. L'Accademia è troppo vasta e volgare. Il Grosvenor è il solo locale adatto a un'esposizione.»

«Non credo che lo esporrò mai» disse l'altro, gettando il capo all'indietro in un particolare atteggiamento che faceva tanto sorridere i suoi amici d'Oxford. «No, non lo esporrò.»

Lord Henry aggrottò le sopracciglia, e lo guardò stupefatto a traverso le sottili volute di fumo azzurro che si svolgevano in fantastiche spire dalla sua greve sigaretta oppiata. «Non lo esporrete? E perché mai, mio caro Basil? Avete ragioni particolari per far questo? Siete stranissimi individui voi pittori. Fate tutto il possibile per farvi un nome; e quando l'avete conquistato par che cerchiate di perderlo. Questo è assurdo da parte vostra; al mondo non c'è che una cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé. Un ritratto simile vi aprirebbe molta strada tra i giovani d'Inghilterra, e riempirebbe i vecchi di gelosia, ammesso che i vecchi siano sensibili a una passione.»

«Sapevo che avreste riso di me» egli rispose, «ma, proprio, non posso esporlo. Vi ho rinchiuso troppo di me stesso.»

Lord Henry si abbandonò sul divano e rise.

«Sì, lo sapevo che avreste detto così; ma, comunque, è vero. Troppa parte di voi stesso. Davvero, io non sapevo che poteste essere così vanitoso; e non riesco a scorgere somiglianza alcuna tra voi, il vostro viso delineato e forte, i vostri capelli neri come il carbone, e questo giovane Adone che par fatto d'avorio e di petali di rosa. Ma, mio caro Basil, quello è Narciso, e voi – senza dubbio avete un'espressione intelligente, ed altri pregi simili – ma la bellezza, la bellezza vera finisce dove comincia l'espressione dell'intelligenza. L'intelligenza pura, è una ipertrofia, e distrugge l'armonia di ogni viso. Dal momento in cui uno si mette a pensare, diviene o tutto naso, o tutta fronte; certamente brutto. Guardate gli uomini che hanno fatto strada in una professione culturale. Sono decisamente brutti! Tranne naturalmente gli uomini di Chiesa. Gli uomini di Chiesa però, non pensano.