Quando la vostra gioventù se ne sarà andata, avrete perduto anche la vostra bellezza, e vi renderete conto d'un tratto che non ci sono più vittorie per voi, o che dovete accontentarvi di quelle banali vittorie che la memoria del vostro passato renderà più amare delle sconfitte. Ogni mese che passa vi avvicina a qualche cosa di orrendo. Il tempo è geloso di voi, e si accanisce sui vostri colori di giglio e di rosa. Le vostre tinte appassiranno, le guance si faranno cave, si appannerà il vostro sguardo. Soffrirete tremendamente... Godete della vostra giovinezza finché la possedete! Non sprecate il tesoro dei vostri giorni ascoltando la gente noiosa, cercando di consolare i predestinati all'insuccesso, donando la vostra vita agli incolti, ai mediocri, ai volgari. Queste sono tendenze morbose, idee false della vostra età. Vivete! Vivete la meravigliosa vita che è in voi! Nulla deve andar perduto per voi. Cercate continuamente nuove sensazioni. Non abbiate paura di nulla... Un nuovo edonismo! Di questo ha bisogno il nostro secolo. Potreste esserne il simbolo visibile. Nulla è vietato alla vostra persona. Il mondo è vostro, per una stagione... Quando vi vidi, m'accorsi che voi ignorate completamente quello che siete in realtà, quello che voi in realtà potreste essere. Tante cose di voi mi piacquero, che io sentii di dovervi svelare qualche cosa di voi stesso. Immaginai il vostro dramma se voi viveste inutilmente. Perché la vostra gioventù durerà un tempo così breve – così breve! Gli umili fiori di prato avvizziscono, ma rifioriranno ancora. Quest'altro giugno l'acacia sarà d'oro, come è ora. Fra un mese la clematide sarà coperta di stelle purpuree, e anno per anno, la verde notte delle sue foglie imprigionerà quelle stelle purpuree. Ma noi non torniamo mai alla nostra giovinezza. L'onda di gioia che pulsa in noi a vent'anni, si fa tarda. Le membra non ci ubbidiscono più, i sensi si consumano. Diventiamo ripugnanti fantocci, perseguitati dal ricordo delle passioni di cui ebbimo timore e delle squisite tentazioni alle quali non avemmo il coraggio di cedere. Gioventù! Gioventù! Non c'è nulla al mondo che valga la giovinezza!»

Dorian Gray ascoltava, gli occhi sbarrati e stupiti. Il tralcio di lillà gli cadde dalle mani sulla ghiaia. Un'ape vellutata accorse, e gli ronzò attorno per un momento. Poi cominciò ad arrampicarsi su per i grappoli stellati di piccoli fiori. Egli la guardava con quello strano interesse per le cose qualunque che cerchiamo di destare in noi quando altre cose molto gravi ci impauriscono, o quando siamo commossi da una sensazione nuova che non riusciamo ad esprimere, o quando un pensiero ci assedia d'un tratto la mente, e vuole conquistarci. Poco dopo l'ape se ne volò via.