Quando i nostri occhi si incontrarono, mi sentii impallidire. Una strana sensazione di panico si impadronì di me. Non avevo mai pensato di poter vedere una creatura reale il cui semplice aspetto fosse tanto interessante da potermi rapire, se io mi fossi abbandonato, tutto il mio essere, tutta la mia anima, la mia stessa arte. Non subisco influenze estranee nella mia vita. Voi stesso sapete, Harry, quanto io sia, per natura, schivo da ogni legame. Mio padre mi aveva destinato all'esercito. Io volli andare a Oxford, a ogni costo. Allora mi fece iscrivere al Middle Temple, perché praticassi l'avvocatura. Ma prima di avere consumato una mezza dozzina dei pasti di rito, io lasciai il Temple e annunciai la mia decisione di darmi all'arte. Sono sempre stato il solo padrone di me stesso. Perlomeno lo sono stato finché ho incontrato Dorian Gray. Allora... ma non saprei come spiegarvi. Qualche cosa in me parve presentire che la mia vita era giunta a una grave svolta. Ebbi la singolare sensazione che il destino stesse preparandomi squisite gioie, e squisiti dolori. Ebbi timore, e mi volsi per uscir dalla camera. Non era la coscienza che mi spingeva a far questo; era una specie di viltà. Non voglio vantarmi di aver desiderato fuggire.»

«In realtà la coscienza e la viltà sono la stessa cosa. Coscienza è l'etichetta commerciale del prodotto: viltà. Questo è tutto.»

«Non lo credo, Harry, e non credo che voi lo crediate. Comunque, qualsiasi ne fosse la ragione – e forse fu anche orgoglio, perché io ero molto orgoglioso – mi diressi verso la porta. Naturalmente m'imbattei proprio in Lady Brandon. "Come, ve ne andate già, così presto?" stridette Lady Brandon. Ricordate quel suo singolare timbro di voce?»

«Sì. Ella assomiglia in tutto a un pavone tranne nella bellezza» rispose Lord Henry frantumando la margherita con le sue lunghe dita nervose.

«Non riuscii a liberarmene. Mi presentò a persone di sangue reale, a gente decorata con stelle e con giarrettiere; a imponenti signore con enormi diademi e nasi di pappagallo. Ci vedevamo per la seconda volta, ma credo si fosse messa in testa di diventare la mia protettrice. Forse in quei giorni un mio quadro aveva avuto degli elogi dalla critica dei quotidiani, cosa che in questo secolo decimonono equivale all'immortalità. Improvvisamente mi trovai di fronte il giovane che poco prima col suo aspetto mi aveva tanto stranamente sconvolto. Eravamo vicinissimi.