Ci toccavamo quasi. I nostri occhi si incontrarono di nuovo. Forse fui debole. Chiesi a Lady Brandon di presentarmi a lui. Forse non fu per debolezza, fu semplicemente fatale. Ci saremmo parlati anche senza presentazione. Ne sono certo. Anche Dorian più tardi mi confessò la stessa cosa. Egli pure sentiva che dovevamo conoscerci.»

«E che vi disse Lady Brandon, di questo meraviglioso giovane?» chiese il suo interlocutore. «So che dà sempre un rapido précis di ogni suo ospite. Ricordo che una volta mi mise in presenza di un signore truculento e paonazzo, tutto coperto di nastri e decorazioni, e mi bisbigliò all'orecchio, in un mezzo tono di tragedia, che doveva riuscire perfettamente percepibile a chiunque si trovasse nella camera, qualcosa come: "Sir Humpty-Dumpty – sapete – frontiera afgana – intrighi russi – grandi successi – moglie uccisa da un elefante – lui assolutamente inconsolabile vuole sposare una bella vedova americana – come tutti del resto, oggigiorno – detesta il signor Gladstone ma ha molto interesse per gli scarafaggi: domandategli che cosa pensa di Schouvaloff". Io fuggii, semplicemente. Mi piace scoprire le persone da solo. Ma Lady Brandon tratta i suoi ospiti come un banditore tratta la merce. Quando non le accade di presentarli per quello che non sono, vi dice tutto di loro, meno quello che vorreste saperne. Ma, ditemi, che cosa vi raccontò di Dorian Gray?»

«Oh, sussurrò... Simpatico ragazzo – la sua povera madre ed io eravamo inseparabili – dovevamo sposare lo stesso uomo – voglio dire, ci siamo sposate lo stesso giorno – che sciocca! – non ricordo che cosa fa – credo che non si occupi di niente – ah, sì, suona il piano – o il violino, Gray? Non riuscimmo a rimanere serii, e diventammo subito amici.»

«Sorridere è un buon sistema per cominciare un'amicizia, ed è certo il migliore per troncarla» osservò Lord Henry, cogliendo un'altra margherita.

Hallward scosse il capo. «Voi non sapete che cosa sia l'amicizia», mormorò, «allo stesso modo ignorate l'inimicizia. Tutti vi piacciono; vale a dire, tutti vi sono indifferenti.»

«Che ingiustizia» esclamò Lord Henry spingendo indietro il cappello, e guardando le piccole nuvole simili a intricate matasse di lucida seta bianca, che erano sospinte a traverso la coppa turchese del cielo estivo. «Che ingiustizia! Io faccio molta differenza tra persona e persona. Scelgo i miei amici tra le persone belle, le mie conoscenze tra le persone buone, e i miei nemici tra quelle intelligenti. Non si è mai abbastanza guardinghi nella scelta dei propri nemici. Io non ne ho neppure uno che sia uno sciocco. Sono tutti uomini dotati di una certa intelligenza, e quindi mi apprezzano. Vi pare una vanità, questa? Io credo che sia una vanità.»

«Direi di sì, Harry. Ma, stando alla vostra classificazione, io non posso essere che una conoscenza per voi.»

«Caro Basil, voi siete molto più di una conoscenza per me!»

«E molto meno di un amico. Qualche cosa come un fratello, no?»

«Oh, i fratelli! Non me ne curo. Mio fratello maggiore non si decide a morire, e i miei fratelli minori non sanno far altro.»

«Harry!» esclamò Hallward severamente.

«Caro, non crediate che parli sul serio. Ma non posso rinunciare a detestare i miei parenti. Credo che questo dipenda dal fatto che nessuno può soffrire quelli tra i suoi simili che hanno gli stessi nostri difetti.