Il Santo
Antonio Fogazzaro
Il santo
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Il santo
AUTORE: Fogazzaro, Antonio
TRADUTTORE:
CURATORE:
NOTE: la punteggiatura (unicamente per quanto riguarda gli spazi) e gli accenti (con l'inserimento di quelli acuti ove necessario) sono stati normalizzati secondo le convenzioni moderne.
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
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TRATTO DA: "Il santo", di Antonio Fogazzaro;
collezione: Biblioteca moderna Mondadori;
Editore A. Mondatori,
Milano, 1953
CODICE ISBN: informazione non disponibile
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 26 marzo 2002
2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 15 aprile 2005
INDICE DI AFFIDABILITA': 2
0: affidabilità bassa
1: affidabilità media
2: affidabilità buona
3: affidabilità ottima
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Gli studenti del "Laboratorio di Analisi, Trattamento e Produzione di Testi" del D.A.M.S. dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, a.a. 1999-2000:
Cristiano Anelli, Manuela Bambini, Francesca Bandera, Matteo Bolli,Alessandra Botta, Luisa Capitanio, Gianenrico Colombo, Emilio Corbari, Emiliano Corsi, Elisa Dossena, Marina Giazzi, Claudia La Delfa, LudovicaLamberti, Giuseppe Manzi, Viviana Marino, Andrea Monili, Sara Pirovano, Marzia Portesani, Laura Romele, Elena Romiti,Elena Rossi, Delia Rotelli, Gabriella Salghetti, Emanuele Sana, Elena Scalvinoni, Stefania Serina, Sara Sirtori, Emma Soncini, Enrico Tagliani, Francesca Venturini, Paolo Viel.
Coordinamento: Mariacristina Ardizzone, [email protected]
REVISIONE:
Claudio Paganelli, [email protected]
PUBBLICATO DA:
Davide de Caro
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ANTONIO FOGAZZARO
IL SANTO
CAPITOLO PRIMO.
Lac d’amour.
Jeanne si posò aperto sulle ginocchia il volumetto sottile che stava leggendo presso la finestra. Contemplò pensosa dentro la ovale acqua plumbea dormente a’ suoi piedi il passar delle nubi primaverili che ad ora ad ora trascoloravano la villetta, il giardino deserto, gli alberi dell’altra sponda, le campagne lontane, a sinistra il ponte, a destra le quiete vie che si perdevano dietro il Bèguinage, e i tetti acuti della grande mistica morta, Bruges. Ah se quella Intruse di cui stava leggendo, se quella funerea visitatrice movesse ora, invisibile, per la città sepolcrale, se le rughe brevi dell’acqua plumbea fossero l’orma sua, s’ella toccasse già la riva, la soglia della villetta, con il suo sospirato dono di sonno eterno! Suonarono le cinque; su su, presso le bianche nubi, magiche voci d’innumerevoli campane cantarono sopra le case, le piazze, le vie di Bruges il malinconico incantesimo che ne eterna il sopore. Jeanne si sentì su gli occhi due mani fresche, un’aura profumata sul viso, e sui capelli un alito, un sussurro «encore une intruse!» un bacio. Non parve sorpresa. Alzò la mano ad accarezzare il viso chino sopra di lei e disse solamente:
«Addio, Noemi. Magari fossi tu l’Intruse!»
La signorina Noemi non intese.
«Magari?» diss’ella. «È italiano, questo? Non è arabo? Spiegati subito.»
Jeanne si alzò.
«Non capiresti lo stesso» diss’ella con un sorriso triste. «Dobbiamo fare il nostro esercizio di conversazione italiana, adesso?»
«Ma, prego!»
«Dove sei andata con mio fratello?»
«All’Ospitale di S. Giovanni a salutare Memling.»
«Bene, parla di Memling. — No, prima dimmi se Carlino ti ha fatto dichiarazioni.»
La signorina rise.
«Sì, mi ha dichiarato la guerra e io gli.»
«E io a lui, si dice. — Vorrei che s’innamorasse di te» soggiunse Jeanne, seria. La signorina aggrottò le ciglia.
«Io non vorrei» diss’ella.
«Perché? Non è simpatico? Non ha spirito? Non è colto? Non è distinto? Ed è anche ricco, poi, sai. Disprezziamo pure la ricchezza, ma è una cosa comoda.»
Noemi d’Arxel posò le mani sulle spalle dell’amica e la guardò nelle pupille. Gli azzurri occhi erano gravi e tristi. I bruni occhi indagati sostenevano quello sguardo con fermezza lampeggiante a vicenda di sfida, di cruccio e di riso.
«Intanto» disse la signorina «il signor Carlino mi piace per vedere Memling, per suonare a quattro mani musica classica e anche per farmi leggere Kempis, benché questo suo nuovo amore di Kempis pare una profanazione pensando che crede niente. Je suis catholique autant qu’on peut l’être lorsqu’on ne l’est pas, eppure quando sento un miscredente come tuo fratello leggere Kempis così bene, perdo quasi anche la mia fede cristiana! Gli voglio poi bene perché è tuo fratello, ma è tutto! Oh, questa signora Jeanne Dessalle dice qualche volta cose… cose…! Non so, non so, non so. Ma warte nur, du Räthsel, mi diceva la mia istitutrice. Aspetta, enigma!»
«Cosa devo aspettare?»
Noemi cinse di un braccio il collo dell’amica:
«Io ti sonderò l’anima con una sonda che porterà su perle tanto grandi, tanto belle e anche forse qualche alga, qualche poco di fango del fondo e forse una piccolissima piœuvre.»
«Non mi conosci» replicò Jeanne. «Sei la sola persona, fra i miei amici, che non mi conosce.»
«Già, solamente quelli che ti adorano ti conoscono, penso io, eh? Oh sì, questa è una mania che hai, di credere che tutta la gente ti adora.»
Jeanne fece la solita boccuccia di bambina infastidita.
«Che sciocca!» diss’ella. E subito corresse la parola con un bacio e una smorfia, mezzo sorriso, mezzo lamento.
«Le donne!» riprese. «Le donne, ti ho sempre detto, mi adorano! Vuoi dire che non mi adori, tu?»
«Mais point du tout!» esclamò Noemi.
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