Selma Lagerlöf muore il 16 marzo 1940 a causa di un’emorragia cerebrale.
LE OPERE
Nei primi anni del secolo, quando Selma Lagerlöf è ormai una scrittrice conosciuta e affermata anche al di fuori dei confini nazionali, Alfred Dalin le commissiona un libro di testo sulla storia e la geografia della Svezia. Maestro elementare a Huskvama, dove aveva creato una scuola modello, Dalin si proponeva di modificare radicalmente le consuete tecniche didattiche e di offrire agli studenti nuovi libri scolastici, affidati a scrittori o a personalità di rilievo. Compito della Lagerlöf è offrire una descrizione della natura e della geografia nonché delle tappe della civilizzazione e della storia svedese, caratterizzando, attraverso leggende o racconti tipici, ogni provincia. Dopo aver accettato l’incarico – che pur sembrerebbe poco congeniale a un’autrice insofferente di ogni regola –, la Lagerlöf compie un lungo viaggio esplorativo e di studio attraverso il paese; nel giugno del 1906 consegna a Dalin i primi capitoli dell’opera, intitolata Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson
attraverso la Svezia. Il risultato è del tutto sorprendente in quanto, pur tenendo fede all’impegno didattico, la Lagerlöf è riuscita a vivificare con la fantasia una quantità straordinaria di nozioni le quali, con notevole modernità, arrivano a comprendere anche le norme sociali che regolavano la vita del paese e alcuni dei principali problemi del tempo, dall’emigrazione alla povertà, alla tubercolosi. Invece che di un manuale, il racconto prende la forma di una favola: Nils Holgersson, un ragazzino di quattordici anni disobbediente e pigro che abita in una fattoria della Scania, si addormenta mentre sta leggendo il libro delle prediche, avendo rifiutato di ascoltare quella della funzione domenicale, e si risveglia trasformato in un nano. Molestato dagli animali della fattoria, spicca il volo sul dorso di Martino, una grossa oca domestica che, accodatasi a uno stormo di oche selvatiche, lo conduce attraverso l’intera Svezia. Il fantastico viaggio diviene il pretesto per una descrizione del paese
– descrizione in cui la Lagerlöf dispiega una straordinaria cultura – realizzata con una notevole varietà di tecniche narrative (gli episodi, legati dalla cornice generale, vengono introdotti sottoforma di sogni, di racconti, o semplicemente giustapposti come quadri, e comprendono persino un incontro con l’autrice stessa).
Pur se apparentemente isolato per la destinazione infantile, Il viaggio meraviglioso presenta forti motivi di continuità con la restante produzione della scrittrice. La
nostalgia le riempì gli occhi di lacrime, come era dolce la vita che si conduceva un
tempo! […] Si coltivava il grano ma anche le rose e il gelsomino; […] la memoria
era piena di leggende e fiabe. In nessun luogo al mondo, pensò, si era mai vissuto
così bene: lavoro e piacere erano suddivisi in equa misura, e ogni giorno c’era un
motivo di gioia. Queste parole, che si trovano nelle pagine conclusive del libro, ripropongono una costante dell’ispirazione della Lagerlöf: la Svezia, e in particolare la regione natale, con la sua cultura e tradizione e il ricordo dell’infanzia e dei suoi luoghi.
La natura e il folklore del Värmland costituiscono lo sfondo della Saga di Gösta
Berlings. La vicenda di peccato e redenzione dell’omonimo protagonista, l’ex pastore protestante che entra a far parte dei Cavalieri di Ekeby, un gruppo di militari dissipati mantenuti dalla padrona della regione, la Maggioressa, pur se ambientata solo nel 1831 intreccia episodi fantastici e suggestioni folkloriche in un linguaggio che sembra preso letteralmente dalle antiche leggende. L’elemento fantastico e l’amore per la terra svedese predominano anche nel romanzo Le regine di Kungahella, di sette anni più tardo (sulla cristianizzazione della Scandinavia) e, soprattutto, in Kejsarn Av Portugallien ( L’imperatore di Portugallia), del 1914. Ambientata ancora una volta nel Värmland, l’opera descrive il doloroso rapporto tra Klara Gulla e il padre Jan che, impazzito per la degradazione della figlia, si crede imperatore di un regno immaginario. Il romanzo è permeato dall’affetto e dalla nostalgia per un mondo contadino ormai al tramonto, rievocato, pur se con il consueto registro naïf e fiabesco, anche con una realistica mimesi dialettale.
Altro filo rosso dell’ispirazione della Lagerlöf è il motivo religioso, che trova la sua celebrazione in Gerusalemme, un romanzo sulle vicende, realmente accadute, di una comunità di contadini svedesi originari della Dalecarlia che abbandona la patria per la Terrasanta, dove attende la Seconda venuta di Cristo. L’opera, apparsa in due parti tra il 1901 e il 1902, è riuscita soprattutto nella prima parte dove, in un clima di misticismo e fervore religioso, viene tratteggiata la follia latente dello spirito svedese, mentre la seconda parte, interamente ambientata in Oriente, sfiora l’oleografia.
Nel suo testo forse più discusso, I miracoli dell’Anticristo, scritto nel 1897 al rientro da un viaggio in Italia e ambientato in Sicilia, la Lagerlöf coniuga fede e impegno sociale, proponendo una forma di socialismo religioso e utopistico.
LA FORTUNA
In un clima di naturalismo e positivismo imperante, il carattere fantastico e a tratti visionario della scrittura della Lagerlöf costituì un notevole ostacolo per l’affermazione della scrittrice. Il romanzo d’esordio, La saga di Gösta Berlings, ottenne l’attenzione del pubblico svedese, e un cauto apprezzamento degli studiosi, solo dopo una recensione del critico Georges Brandes apparsa sulla rivista Politiken nel 1895, a seguito della traduzione dell’opera in danese.
Il conferimento del premio Nobel nel 1907 provocò da più parti forti critiche e, in Italia, lo sprezzante giudizio di Giuseppe Antonio Borgese: Hanno dato un premio di
letteratura o non piuttosto un premio di virtù alla maestrina svedese? . Fu solo negli anni Quaranta, con Tommaso Landolfi prima e con Bonaventura Tecchi poi, che nel nostro paese la Lagerlöf poté godere dell’attenzione della critica; per uno studio d’insieme sulla sua figura si deve attendere però il 1956 con la monografia di Dino Muggia e, il decennio successivo, con lo studio di Carlo Picchio. Negli ultimi anni, nel quadro di un rinnovato interesse per le letterature nordiche, si è assistito a una riscoperta di alcuni romanzi (in particolare L’imperatore di Portugallia), riproposti in nuove e aggiornate traduzioni.
Un capitolo a parte è rappresentato dal Viaggio meraviglioso di Nils Holgersson, che sconcertò la critica in patria e venne invece favorevolmente accolto all’estero nonché tradotto in numerosissime lingue (a Tokyo venne persino eretto un monumento alle oche). I recensori svedesi infatti, che si aspettavano un classico manuale di geografia, puntarono l’attenzione su errori e imprecisioni di scarso rilievo, dimostrando di non comprendere la forza innovativa del racconto. Nel 1915
la Lagerlöf stessa eliminò alcuni capitoli del testo per consentirne la lettura integrale nel corso dell’anno scolastico, e vi apportò ulteriori rimaneggiamenti nel 1920.
Valberg Ölander, sua fedele collaboratrice, preparò un Manuale del ‘Viaggio di Nils
Holgersson’ che, enfatizzando la componente didascalica, tradiva però lo spirito dell’originale.
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