Salimmo dunque sul tetto della casa, dove a causa del vento riuscivo a malapena a reggermi in piedi in compagnia del signor Beaver; e lì Jack si arrampicò, lanterna e tutto il resto, seguito dal signor Beaver, sulla cima di un cupolino una mezza dozzina di piedi più su dei camini, senza appoggiarsi a niente di particolare in tutta calma e si mise a menare colpi alla banderuola finché tutti e due entrarono in sintonia così perfetta con il vento e l'altitudine che pensai non sarebbero più discesi. Un'altra notte si alzarono nuovamente dal letto e staccarono il fumaiolo di un comignolo. Un'altra notte troncarono un condotto dell'acqua che fiottava e gorgogliava. Un'altra notte scoprirono qualcos'altro ancora. In più di un'occasione tutti e due con tutta la calma di questo mondo, si calarono dalle finestre delle rispettive camere avvolti nei copriletto per "doppiare" qualcosa di misterioso in giardino.

Il patto tra noi fu scrupolosamente osservato e nessuno rivelò nulla.

Tutto quello che sapevamo era che se la stanza di qualcuno era infestata nessuno apparentemente dava segno per questo di soffrirne.

 

 

 

Il fantasma della stanza del signorino B.

 

Quando mi sistemai nella mansarda triangolare che si era guadagnata una reputazione così cospicua, i miei pensieri andarono spontaneamente al signorino B. Febbrili e numerosi furono le mie congetture al riguardo. Se il suo nome di battesimo fosse Beniamino, Bisestilio (per essere nato in un anno bisestile) Bartolomeo o Beppe. Se quella lettera fosse l'iniziale del suo cognome e se questo fosse Baxter, Black, Brown, Barker, Buggins, Baker o Bird. Se fosse un trovatello e fosse stato battezzato B. Se da ragazzo fosse stato un Cuor di Leone e B. fosse l'abbreviazione di Britannico o di Bufalo. Se fosse stato imparentato con una illustre dama che aveva allietato la mia infanzia e se avesse avuto per bisavola la brillante comare Bunch.

Parecchio mi tormentai in queste inutili meditazioni. Portai la misteriosa lettera al cospetto e allo scrutinio dei defunti e li interrogai se egli vestisse di bluse, portasse le babbucce (ma mica era un beduino!)se avesse avuto un qualche bernoccolo, se amasse le biblioteche, se fosse bravo al gioco delle bocce, se fosse un brocco o uno bravo a tirare di boxe e perfino se da bambino, birbante com'era, avesse fatto il bagno non lontano dalla battigia a Bognor, Bangor, Bournemouth, Brighton o Broadstairs come una balzellante boccetta da biliardo.

Così fin dall'inizio fui ossessionato dalla lettera B.

Poco più su ho affermato di non avere mai sognato neppure lontanamente il signorino B. né niente che lo riguardasse. Ma nell'attimo in cui mi svegliavo dal sonno a qualsiasi ora della notte i miei pensieri lo catturavano e vagavano in libertà nel tentativo di collegare quell'iniziale a qualcosa che le si adattasse e la mettesse a tacere.

Per sei notti continuai ad affliggermi così nella stanza del signorino B. fino a quando cominciai a sentire che le cose si mettevano proprio male.

La prima apparizione si presentò di mattino presto, giusto alle primissime luci del giorno. Ero intento a radermi davanti allo specchio quando di colpo mi accorsi costernato e stupito che chi stavo radendo non ero io - ho cinquant'anni - ma un ragazzo! Il signorino B., era chiaro!

Mi misi a tremare e mi guardai alle spalle: di là niente. Guardai di nuovo nello specchio e vidi distintamente i tratti e l'espressione di un ragazzo che si radeva, non per togliersi la barba ma per farsene spuntare una. Terribilmente sconvolto, girai più volte nella camera e tornai davanti lo specchio, deciso a completare con mano ferma l'operazione dalla quale ero stato distolto. Aprendo gli occhi che avevo chiuso mentre cercavo di riacquistare la calma, vidi stavolta nello specchio fissi su di me gli occhi di un giovane di ventiquattro o venticinque anni. Atterrito da quest'altro fantasma chiusi gli occhi e mi sforzai disperatamente di tornare in me. Quando nuovamente li riaprii, nello specchio a radersi la guancia vidi mio padre da tempo morto. E come se non bastasse, perfino mio nonno vidi, mai conosciuto in vita mia.

Nonostante fossi, come è ovvio, molto turbato da quelle straordinarie apparizioni, decisi di mantenere il segreto fino al momento stabilito per la rivelazione generale. Agitato da una folla di strani pensieri, quella notte mi ritirai nella mia camera pronto ad affrontare qualche nuova esperienza di natura spettrale. Né mi ero preparato inutilmente perché, svegliatomi da un sonno agitato alle due in punto del mattino, non dico in quale stato scoprii che stavo dividendo il mio letto con lo scheletro del signorino B.!

Saltai sue lo stesso fece lo scheletro. Sentii poi una voce lamentosa dire: - Dove sono? Che ne è stato di me? - e guardando fisso in quella direzione mi avvidi del fantasma del signorino B.

Il giovane spettro era vestito di abiti di foggia antiquata: o meglio, non era tanto vestito quanto piuttosto insaccato in una stoffa color sale e pepe di pessima qualità, resa orribile da bottoni luccicanti.

Notai che i bottoni, allineati in doppia fila, sconfinavano da entrambe le spalle del giovane fantasma e parevano scendergli giù per la schiena. Il collo era avvolto in una gala increspata. Con la mano destra (che notai distintamente essere macchiata di inchiostro) si premeva lo stomaco; associai questo suo gesto a qualche leggero foruncolo sulla pelle del volto e all'aspetto generale come di chi ha la nausea e conclusi che doveva essere il fantasma di un ragazzo che era solito abusare di medicine.

- Dove sono? - disse il piccolo spettro con voce compassionevole - Perché sono nato al tempo del calomelano e perché me ne hanno dato così tanto?

Risposi in tutta onestà che in fede mia non lo sapevo.

- Dov'è la mia sorellina? - disse il fantasma -e quell'angelo della mia sposina e il mio compagno di scuola, dove sono?

Supplicai il fantasma di farsi coraggio e soprattutto di rincuorarsi per la perdita del ragazzo suo compagno di scuola. Gli feci presente che quel ragazzo, almeno in base all'umana esperienza, una volta che fosse stato ritrovato probabilmente non ci avrebbe fatto una bella figura. Sostenni che io stesso in età adulta mi ero fatto vivo con parecchi un tempo miei compagni di scuola, ma nessuno di loro si era dimostrato all'altezza delle aspettative.