Porco che si ciba di porco?
Risposta: - No, eppure...
Uno strano moto interiore, simile a un volo di piccioni, si impadronì dell'autore. Ebbe poi un'illuminazione improvvisa e riprese:
- Capisco bene quello che dite, insinuando che la razza umana, quando attacca incautamente le indigeste fortezze che portano il vostro nome e non ha tempo abbastanza per aprirsi un varco, considerata l'eccezionale solidità delle loro quasi inespugnabili mura, è solita abbandonare gran parte di quello che si trova al loro interno in mano ai medium, che con questo porco nutrono i porci dei futuri pasticci?
Risposta: - Proprio così!
Domanda: - Dunque, per parafrasare le parole del nostro bardo immortale...
Risposta (interrompendo):
"Un solo porco in vita sua è buono per molti pasticci. Almeno per sette."
L'emozione dell'autore era profonda. Tuttavia, visto che voleva anche stavolta provare ulteriormente lo spirito per accertare se usando la fraseologia poetica degli illustri profeti degli Stati Uniti egli provenisse da una delle cerchie più alte ed esclusive, saggiò così il suo interlocutore:
Domanda: - Nella selvaggia armonia dello strumento musicale che ho dentro e del quale sono ancora conscio, che arie di altre sostanze ci sono, oltre a quelle già nominate?
Risposta: - Gommagutta del Capo. Camomilla. Melassa. Alcool. Patate distillate.
Domanda: - Nient'altro?
Risposta: - Nient'altro di rilevante.
Lo schernitore tremi e si inchini; lo stolido scettico arrossisca di vergogna! L'autore a pranzo aveva ordinato alla potente medium un bicchiere di cherry e in più un bicchierino di acquavite. Chi può dubitare che gli articoli di consumo indicati dallo spirito non fossero stati forniti sotto quelle due denominazioni da quella fonte?
Basterà un altro esempio per dimostrare che non è più possibile mettere in dubbio esperienze della stessa natura di quelle sopra descritte e che tentare di metterle in chiaro dovrebbe diventare di fondamentale importanza. E' uno squisito caso di tavolo mosso da uno spirito. Era scritto nel destino che l'autore dovesse nutrire una passione non corrisposta per la signorina L.B. di Bangay nella contea del Suffolk. La signorina L.B., quando si manifestarono i sussulti del tavolo, non aveva respinto esplicitamente l'offerta di matrimonio e di devozione dell'autore; ma fino a quel momento era sembrato probabile che lei si sarebbe astenuta dal farlo per timore filiale nei confronti del padre, il signor B., che era propenso ad accogliere la proposta dell'autore. Ora, occhio ai sussulti del tavolo: un giovane spregevole agli occhi di tutti quelli che hanno il bene dell'intelletto (dopo di allora sposo alla signorina L.B.) era ospite della casa. Anche il giovane B. vi si trovava per le vacanze scolastiche. L'autore era dei loro. La famiglia al completo si era riunita intorno a un tavolo rotondo. Eravamo nel mese di luglio, all'ora spirituale del crepuscolo. Impossibile distinguere gli oggetti con il pur minimo grado di chiarezza. All'improvviso il signor B., i cui sensi si erano placati nel riposo, ci terrorizzò lanciando un urlo di collera o di viva indignazione. Le sue parole (la sua educazione era stata trascurata in gioventù) furono esattamente le seguenti: - Maledizione, c'è come un qualcuno che mi ficca una lettera in mano qui sotto il mio tavolo di mogano!-.
La costernazione si impadronì dei presenti. La signora B. aumentò lo sgomento generale dichiarando che qualcuno le stava pestando lievemente le dita dei piedi a intervalli da mezz'ora. Una costernazione ancora più grande si impadronì dei presenti. Il signor B. chiese le candele. Ora, occhio ai sussulti del tavolo. Il giovane B. esclamò (riporto fedelmente le sue espressioni): Sono gli spiriti, padre! Con me lo fanno ormai da due settimane!-
Il signor B.
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