chiese irato: - Che volete dire, signore? Fanno cosa? -.

Il giovane B. ribatté: - Vogliono fare di me un vero e proprio Ufficio Postale, padre. Mi infilano sempre delle lettere impalpabili in mano, padre. Una lettera vi deve essere scivolata addosso per sbaglio. Questa sì che è bella! - esclamò il giovane B. - Caspita, sono un medium coi fiocchi! .

A questo punto il ragazzo fu scosso da un violento accesso di convulsioni. Aveva la bava alla bocca e dimenava gambe e braccia in un modo che sembrava fatto proprio per procurarmi (come di fatto avvenne) un serio disagio; poiché stavo sostenendo sua madre a un tiro dai suoi stivali e costui si comportava come un telegrafo prima dell'invenzione di quello elettrico. Intanto il signor B. era in perlustrazione sotto il tavolo alla ricerca della lettera, mentre lo spregevole giovane dopo di allora sposo alla signorina L.B., proteggeva la fanciulla in modo per l'appunto spregevole.

- Questa sì che è bella! - il giovane B. esclamava senza darsi tregua -. Caspita, sono un medium coi fiocchi, padre! Questa sì che è bella! Tra un po' il tavolo comincerà a sussultare, padre. Guardate là! -.

Ora, occhio ai sussulti del tavolo. Cominciò a sobbalzare in modo tanto violento che colpì una mezza dozzina di volte la testa calva del signor B., mentre costui era in perlustrazione lì sotto; questo fece sì che il signor B. sgattaiolasse fuori con grande agilità, lo massaggiasse con grande tenerezza (mi riferisco al capo) e lo maledicesse con violenza (mi riferisco al tavolo). Notai che i sussulti del tavolo seguivano invariabilmente il senso della corrente magnetica; ossia andavano da sud a nord, o dal giovane B. al signor B.

Avrei continuato a rilevare ulteriori dettagli su questo punto di notevole interesse, ma il tavolo all'improvviso ruotò su se stesso e si rovesciò su di me, scaraventandomi a terra con una forza accresciuta dalla spinta impartitagli dal giovane B. che gli si gettò sopra in uno stato di eccitazione mentale e per un po' fu impossibile spostarlo da lì. Intanto io mi ero accorto di essere schiacciato dal peso suo e del tavolo e anche che quello gridava senza posa a sua sorella e al giovane spregevole che secondo le sue previsioni entro breve il tavolo avrebbe ripreso i suoi sussulti.

Altri non ce ne furono, comunque. Il ragazzo si riebbe dopo una breve passeggiata al buio in compagnia degli altri e di quella magnifica esperienza alla quale ci era stato concesso l'onore di partecipare non fu riscontrabile in lui durante il resto della serata nessun'altra conseguenza di una leggera tendenza al riso isterico e di una visibile attrazione (dovrei quasi definirla fascinazione) della sua mano sinistra in direzione del cuore o del taschino del panciotto.

Fu o non fu un caso di picchiettì o spiritico? Lo scettico e lo schernitore vorrebbero negarlo?

 

 

 

 

LA CASA DEI FANTASMI

 

I mortali della casa

 

Non c'era nessuna delle circostanze che in genere riteniamo annunciatrici di apparizioni spettrali né lo scenario intorno a me aveva niente di convenzionalmente spettrale, quando per la prima volta incontrai la casa che è il soggetto di questo racconto di Natale, pioggia, lampi, tuoni né nessuna circostanza terrificante o insolita ad accrescerne l'effetto. Di più: ero arrivato fin lì direttamente da una stazione ferroviaria; la casa non era lontana più di un miglio dalla stazione e mentre mi soffermavo all'esterno, osservando la strada dalla quale ero venuto, potevo vedere i treni merci scivolare dolcemente lungo i binari della ferrovia giù nella valle. Non voglio dire che tutto fosse assolutamente banale, poiché dubito che qualcosa lo sia, tranne per le persone assolutamente banali; mi assumerò anzi la responsabilità di affermare che chiunque poteva vedere la casa come io la vidi, in un qualsiasi bel mattino d'autunno. Il caso volle che il nostro incontro avvenisse così.

Ero in viaggio per Londra, proveniente dal nord, e volevo fermarmi durante il tragitto per dare un'occhiata alla casa. La salute mi obbligava a un temporaneo soggiorno in campagna; un mio amico che ne era al corrente, e al quale era capitato di passare davanti alla casa, mi aveva scritto per raccomandarmela come un posto adatto. Ero salito sul treno di mezzanotte, mi ero addormentatomi ero svegliato ed ero rimasto seduto guardando fuori del finestrino le luci del nord scintillanti nel cielo, mi ero riaddormentato e poi risvegliato per accorgermi che la notte era ormai passata, con la solita infelice convinzione di non aver per nulla dormito; cosa sulla quale,nello stato di idiozia in cui mi trovavo sul momento, credo e provo vergogna a dirlo, che avrei scommesso la testa con l'uomo che mi sedeva di fronte. Costui - come puntualmente succede a chi ti siede di fronte durante la notte aveva dato prova di possedere un numero spropositato di gambe e tutte troppo lunghe. Oltre a quella disdicevole condotta (benché fosse non più di quanto c'era da aspettarsi da lui) l'uomo aveva ostentato una matita e un taccuino ed era stato continuamente assorto ad ascoltare e prendere appunti. Mi era parso che quei fastidiosi appunti avessero a che fare con i sobbalzi e gli scossoni dello scompartimento e mi sarei rassegnato al fatto che ne prendesse nota, in base alla vaga ipotesi che quell'uomo fosse nel ramo dell'ingegneria civile, se non avesse guardato fisso, seduto com'era, proprio al di sopra della mia testa ogni volta che restava in ascolto. Era un tipo dagli occhi sporgenti e dall'aria perplessa, e il suo contegno diventò insopportabile.

Era un mattino freddo e spento (il sole non si era ancora alzato); dopo aver visto man mano svanire i fuochi della regione del ferro e la cortina di denso fumo sospesa insieme tra me e le stelle e tra me e il giorno, mi rivolsi al mio compagno di viaggio e dissi: - Vi chiedo scusa, signore, ma notate qualcosa di particolare in me? -.

Poiché, ve lo garantisco, quel tale sembrava prendere appunti sul mio berretto o sui miei capelli con una minuziosità che era sfacciataggine bella e buona.

Il tipo dagli occhi sporgenti distolse lo sguardo da quel punto alle mie spalle, come se il fondo dello scompartimento si trovasse cento miglia lontano da lì, e con un altezzoso sguardo di compassione per la mia nullità disse: - In voi, signore?... B.

- B signore? - dissi io, in tono più acceso.

- Non ho nessun interesse per voi, signore - ribatté - vi prego, permettetemi di ascoltare... O.

Pronunciò questa vocale dopo una pausa e ne prese nota.

Dapprima mi allarmai, poiché trovarsi con un pazzo a tutto vapore senza poter comunicare con il capotreno è un affare serio.