Rumori? Con quel contagio a pianterreno, io stesso mi ero seduto nel tetro salotto ed ero rimasto in ascolto fino a quando non avevo sentito così tanti e strani rumori, che mi si sarebbe raggelato il sangue se non l'avessi riscaldato precipitandomi fuori per scoprirne l'origine. Provate una cosa del genere a letto a notte fonda; provatela mentre sedete comodo vicino al caminetto nel cuore della notte. Solo che lo vogliate, potete riempire qualunque casa di rumori, fino ad averne uno per ogni fibra del vostro sistema nervoso.

Ripeto: il contagio del sospetto e della paura era tra noie un contagio del genere a cielo aperto non lo trovi proprio. Le donne (i cui nasi erano cronicamente scorticati a forza di inalare sali) erano sempre prontissime sul grilletto, innescate e caricate per far partire uno svenimento. Le due più anziane riservavano alla Stramba le spedizioni considerate più rischiose e lei puntualmente confermava la reputazione di quelle avventure tornando indietro catalettica. Se la cuoca o Streaker si ritiravano di sopra a notte fonda, già sapevamo che di lì a poco avremmo sentito un botto sul soffitto: il che regolarmente succedeva ed era come se un uomo battagliero si aggirasse per la casa, somministrando un tocco della sua arte, chiamata a quanto mi risulta l'Arte del Banditore d'Asta a ogni domestico che incontrava.

Tutto risultò inutile. Inutile spaventarsi per un pipistrello vero in carne e ossa per una volta e poi mostrare il pipistrello. Inutile accorgersi , suonando per caso un'aria stonata al piano, che Turk abbaiava a note e combinazioni particolari. Inutile fare il Rodomonte con i campanelli, e se un disgraziato campanello si metteva a suonare senza posa staccarlo inesorabilmente e metterlo a tacere. Inutile accendere i caminetti, buttare torce nel pozzo, irrompere con irruenza nelle stanze e negli angoli sospetti. Sostituimmo la servitù e le cose non migliorarono. I nuovi venuti se la diedero a gambe, arrivò una terza squadra e le cose non migliorarono. Alla fine la nostra comoda vita domestica diventò così caotica e infelice che una sera avvilito dissi a mia sorella: - Patty, comincio a disperare di trovare persone che possano convivere con noi in questo posto e penso che dovremmo arrenderci.

Mia sorella, che è una donna assai energica, rispose: - No, John, non arrenderti. Non darti per vinto, John. Un'altra via c'è.

- E qual è? - dissi.

- John - ribatté mia sorella - se non vogliamo farci cacciare da questa casa, e questo non deve accadere per nessuna ragione al mondo che non sia evidente a te o a me, dobbiamo rimboccarci la maniche e prendere la casa interamente e soltanto sulle nostre spalle.

- Ma la servitù... - dissi.

- Faremo a meno della servitù - disse baldanzosa mia sorella.

Come la maggior parte di quelli del mio rango, non avevo mai pensato alla possibilità di tirare avanti senza quei devoti pesi morti. L'idea mi risultò così nuova quando mi fu suggerita, che mi mostrai molto scettico.

- Abbiamo la prova che arrivano qui per spaventarsi e contagiarsi gli uni con gli altri e che poi davvero si spaventano e si contagiano l'uno con l'altro - disse mia sorella.

- Con l'eccezione di Bottles - osservai in tono meditativo.

(Lo stalliere duro d'orecchi. L'avevo preso e ancora lo tenevo al mio servizio, perché era un fenomeno di musoneria difficile da eguagliare in tutta l'Inghilterra).

- Certo, John - assentì mia sorella -; con l'eccezione di Bottles.

E questo cosa prova? Bottles non rivolge la parola a nessuno e non sente nessuno, a meno che uno non urli a squarciagola e che allarme ha mai dato o sentito Bottles? Nessuno.

Era completamente vero. L'individuo in questione, infattio, gni sera alle dieci in punto si era ritirato nella sua stanza, posta proprio sopra la rimessa della carrozza, con nessun'altra compagnia che un forcone e un secchio d'acqua. Che il secchio d'acqua ci sarebbe caduto addosso e che il forcone mi avrebbe passato da parte a parte se dopo quell'ora mi fossi trovato nei paraggi di Bottles senza preavviso, me l'ero cacciato bene in testa come un fatto degno di essere ricordato.

Né Bottles si era mai minimamente accorto di nessuno dei nostri soliti trambusti. Imperturbabile e silenzioso, era rimasto seduto davanti alla sua cena e mentre Streaker giaceva nel bel mezzo di uno svenimento e la Stramba era dura e fredda come il marmo, lui si limitava a infilare un'altra patata nella guancia, o approfittando dell'infelicità generale a servirsi un'altra porzione di pasticcio di manzo.

- E così - continuò mia sorella - risparmio Bottles. E considerando, John, che la casa è troppo grande e forse troppo triste perché alla sua manutenzione possiamo bastare Bottles, tu e io, propongo di darci da fare tra i nostri amici e raccoglierne un certo numero, selezionati tra i più fidati e ben disposti, fondare qui una comunità per tre mesi, badare a noi stessi e gli uni agli altri, vivere in allegria e solidarietà e vedere quello che succede.

Ero così incantato da mia sorella che l'abbracciai immediatamente e mi dedicai al suo progetto con grande entusiasmo.

Eravamo nella terza settimana di novembre; fummo però così veloci nei preparativi e così bene assecondati dagli amici in cui avevamo confidato, che mancava ancora una settimana alla fine del mese quando tutta la nostra comitiva arrivò puntuale e allegra e si riunì nella casa infestata.

Ricorderò a questo punto due piccole modifiche che apportai quando io e mia sorella eravamo ancora soli. Mi venne in mente come non del tutto improbabile, che il motivo per cui Turk abbaiava di notte quando si trovava in casa fosse perché desiderava uscirne; lo rinchiusi allora nel recinto esterno, ma slegato e avvertii giù al villaggio che chiunque si fosse aggirato nei suoi paraggi non avrebbe dovuto aspettarsi di andarsene senza uno squarcio in gola. Chiesi poi casualmente a Ikey se si intendesse di armi. In seguito alla sua risposta: "Sì signore, so riconoscere una buona arma quando la vedo", gli chiesi il favore di salire su in casa e dare un'occhiata alla mia.

- Quella sì che è un'arma coi fiocchi, signore - disse Ikey dopo aver esaminato un fucile a doppia canna che avevo acquistato a New York qualche anno fa -. Non ci sono dubbi , signore.

- Ikey - dissi -non farne parola con nessuno, ma ho visto qualcosa in questa casa.

- Davvero signore? - sussurrò, spalancando avidamente gli occhi -.La donna incappucciata, signore?

- Non ti spaventare - dissi - Era una figura abbastanza simile alla tua.

- Dio mio, signore!

- Ikey – dissi, stringendogli la mano cordialmente: affettuosamente, se è lecito dirlo - se c'è qualcosa di vero in queste storie di fantasmi, il migliore servizio che posso renderti è di impallinare quella figura. E ti prometto, per dio, che lo farò con quest'arma se la vedrò un'altra volta.

Il giovanotto mi ringraziò e si congedò un po' troppo in fretta, dopo aver rifiutato un bicchierino di liquore. Gli avevo confidato il mio segreto perché non lo avevo mai dimenticato nell'atto di lanciare il suo berretto contro il campanello; e in un'altra occasione, avevo notato qualcosa di molto simile a un berretto di pelliccia in terra, non lontano dal campanello, una notte che questo aveva preso improvvisamente a suonare. Avevo inoltre osservato che i fenomeni si moltiplicavano ogni volta che lui saliva alla casa di sera per rincuorare i domestici. Concedetemi di non fare a Ikey nessun torto.

Era terrorizzato dalla casa e credeva che ci fossero i fantasmi; nonostante questo è indubbio che simulasse falsi fenomeni appena ne aveva occasione.