Queste parole la padrona non le disse alla servetta, ma a sé stessa: e pensò alla sua Pia, al dolore mortale che l’avrebbe trafitta se la sua Pia fosse stata in quel momento al posto della piccola montanara. Allora, sì, lo avrebbe aperto, il baule, anche a costo di vederne balzare un lupo vero o, peggio ancora, un mostro notturno.

- Bimba, - gemette anche lei sulla testa nascosta della servetta, - sta’ buona.

Sei abbastanza grande per capire che vaneggi. È la bufera che ti fa paura: ma starò io qui tutta la notte a farti compagnia. Vedi, mi metto su quest’altro letto.

Prima, però, le aggiustò le coperte, le toccò la fronte e le domandò se voleva bere. L’altra lasciava fare, con indifferenza, forse anche con ingratitudine, rassicurata oramai per la promessa della buona compagnia: finché non venne giù, in pantofole rosse e lunga camicia da notte, il vecchio brontolone, e sentita la storia, e il proposito della moglie di passar la notte nella camera della serva, non se ne tornò arrabbiato nel solitario letto matrimoniale.

PACE

Sulla spiaggia accecante di sole, fra i bagnanti, specialmente quelli che, dopo l’ultima stagione, si rivedevano per la prima volta, non si parlava d’altro che del freddo dell’inverno passato.

- Ebbene, com’è stato per voi quest’inverno?

- Non me ne parli: roba da cani. Nevicato molto non ha, ma un freddo, un gelo mai conosciuti. Si figuri che un bambino, andato a leccare la neve sulla sbarra di un cancello, vi rimase con la lingua attaccata e congelata.

- Madonnina!

- Accidenti!

Quest’esclamazione era di un terzo bagnante, che arrivava imprudentemente scalzo, sollevando i bianchi piedi scarni, quasi volesse volare.

- Scotta, eh?

Scottava sì, di un ardore infernale, la sabbia molle e profonda.

- E lei, l’inverno come l’ha passato?

- Come vuole che lo abbia passato? A letto, con una bronchite che mi ha succhiato il corpo e l’anima.

- Meno male, però, ch’è stato al caldo, col termoforo. Da noi, invece, si moriva sul serio. Siamo stati bloccati in casa quindici giorni, con la neve che arrivava sopra le finestre del pian terreno. E malattie, e disastri di ogni genere. Oh, ma chi si vede?

Tutti si alzarono in piedi, compreso lo scalzo, che s’era messo un giornale sotto i piedi. Arrivava una signora anziana, dritta ed agile ancora nonostante l’incipiente pinguedine; incoronata di capelli d’oro e d’argento fatti più fulgidi dall’aureola luminosa di un ombrello che pareva un grande girasole. Il vestito, la sciarpa, la calzatura, la fibbia, la borsa, i gioielli, e persino i denti, rispondevano al colore dei capelli; ma fra tanto svaporare e scintillare di tinte nel chiarore della spiaggia, gli occhi di lei, cupi sotto le grandi sopracciglia nere, in un viso fino e fermo di cera rosea, davano l’impressione ch’ella fosse in maschera: una donna giovane, appassionata e cattiva, si nascondeva in quell’involucro di veli e sotto la parrucca impressionante.

Appena ella fu nel gruppo, lo scalzo le afferrò la mano e, inchinandosi, gliela baciò: le signore le offrirono le loro sedie a sdraio e il loro posto all’ombra: ella rimase in piedi, con gli occhi assenti, senza neppure accorgersi del bacio quasi galante del giovine; e quando questi le domandò con la sua voce gutturale e ironica:

- Come mai si è decisa a scendere dalle sue alte vette? - sorrise, finalmente, ma con un sorriso spettrale, che lasciò vedere tutti i suoi denti fino ai molari cerchiati d’oro.

43

- Che vuole? L’acido urico è come il bisogno: costringe il vecchio a camminare.

Si va a far due passi sulla rena calda.

Segni e gridi di protesta.

- Ma che dice? Lei è giovane e bella e fresca come una rosa.

Ella scosse l’ombrello, per scacciare i complimenti e le mosche marine, mentre una signora si faceva il dovere di domandarle:

- E l’inverno, com’è stato, qui?

- Bellissimo. Si figuri che nonostante l’impianto del termosifone, nella villa, l’acqua si gelava nei bicchieri. Le palme e i fichi sono morti: morti gli uccelli.