Se mi dedico ad altri obiettivi e pensieri, devo come minimo essere prima sicuro di non perseguirli stando sulle spalle di qualcuno. Devo innanzitutto togliergli il mio peso di dosso, in modo che anche lui possa dedicarsi ai suoi pensieri. Osservate che palese contraddizione tolleriamo. Ho sentito dire da alcuni miei concittadini: «Vorrei proprio che provassero a ordinarmi di sopprimere una rivolta di schiavi, o di marciare contro il Messico… figuratevi se lo farei». Eppure ciascuno di questi grandi uomini ha fatto piú o meno la stessa cosa, appoggiando apertamente il governo o anche solo in modo indiretto, accettando di pagare le tasse. Il soldato che diserta è applaudito proprio da chi non rifiuta di sostenere il governo responsabile di quella stessa guerra; è applaudito da quelli che agiscono sottostando a un’autorità di cui lui invece non tiene conto e che disprezza. Come se lo stato fosse pentito a un punto tale da incaricare qualcuno di fustigarlo quando pecca, senza però voler smettere anche solo per un attimo di peccare. Cosí, nel nome dell’Ordine e del Governo Eletto, alla fine siamo tutti costretti a rendere omaggio e a sostenere la nostra stessa meschinità. Dopo un primo rossore il peccato lascia indifferenti; e dall’essere immorale diventa (come se fosse possibile) amorale, e tutto sommato non cosí sconveniente rispetto alla vita che conduciamo.

Gli errori piú grandi e inconsciamente diffusi hanno sempre bisogno del sostegno della virtú piú disinteressata. I nobili di spirito sono portati a diventare il bersaglio del sottile biasimo di cui diventa solitamente oggetto il patriottismo. Quelli che, mentre si dicono in disaccordo con il governo e con le sue misure, gli concedono poi lealtà e appoggio sono senza dubbio i suoi sostenitori piú zelanti, e quindi spesso l’intralcio piú grande al cambiamento. Alcuni stanno presentando mozioni affinché lo stato sciolga l’Unione12 e ignori le richieste ufficiali del Presidente. Perché non sciolgono da soli la loro unione con lo stato e non si rifiutano di finanziare il ministero del Tesoro con le tasse? La loro relazione con lo stato non è la stessa che lo stato ha con l’Unione? E per evitare di opporsi allo stato non adducono le stesse ragioni che impediscono allo stato di opporre resistenza all’Unione?

Come può un uomo accontentarsi del semplice fatto di avere un’opinione, e compiacersene? Di cosa si compiace, se crede di essere stato danneggiato? Se il nostro vicino ci ha imbrogliati, anche per un singolo dollaro, non ci accontentiamo di saperlo o di sentirlo ammettere, e nemmeno di chiedergli di riavere indietro quanto ci spetta; ma agiamo concretamente per ottenere in fretta l’intera somma, facendo in modo di non essere piú imbrogliati in futuro. L’azione scaturita da un principio – comprendere ciò che è giusto e metterlo in atto – cambia lo stato delle cose e dei rapporti con gli altri; è un evento essenzialmente rivoluzionario, che rompe in modo radicale con l’esistente. Non divide solo Stati e chiese, divide le famiglie; e divide addirittura l’individuo, separando in lui il diabolico dal divino.

Esistono leggi ingiuste: dobbiamo essere contenti di obbedirvi, dobbiamo sforzarci di modificarle e rimetterci a esse finché non ci saremo riusciti, oppure dobbiamo semplicemente trasgredirle subito? In genere gli uomini, sotto un governo come questo, pensano di dover aspettare fino a quando non hanno convinto la maggioranza a modificarle. Pensano che resistere sarebbe una cura peggiore del male. Ma la colpa è proprio del governo, se la cura è peggiore del male. È il governo a renderla peggiore. Perché non è piú in grado di anticipare e provvedere alle riforme? Perché non apprezza l’apporto della sua saggia minoranza? Perché urla e si oppone ancora prima di essere colpito? Perché non agisce meglio dei cittadini e non li incoraggia a essere attenti e cogliere i suoi difetti? Perché continua a crocifiggere Cristo, a scomunicare Copernico e Lutero, e a dichiarare Washington e Franklin ribelli?

Si potrebbe pensare che il rifiuto volontario e concreto della propria autorità sia il solo reato che il governo non ha mai contemplato. Altrimenti perché non ha stabilito una pena adeguata, proporzionata alla sua gravità? Se un uomo che non possiede nulla rifiuta, anche solo una volta, di far guadagnare allo stato nove scellini13, lo incarcerano per un periodo di tempo illimitato, non stabilito, che io sappia, da alcuna legge, ma dal giudizio di chi lo ha imprigionato; tuttavia se lo stesso uomo rubasse allo stato novanta volte nove scellini, gli sarebbe presto consentito di tornare a piede libero.

Se l’ingiustizia è l’inevitabile conseguenza dell’attrito della macchina governativa, non ci fate caso, lasciatela correre: forse l’attrito svanirà con l’uso, e certamente la macchina si usurerà. Se l’ingiustizia è legata a un ingranaggio, una molla, una carrucola, una corda, o una manovella, allora sarebbe forse davvero possibile considerare la cura peggiore del male. Ma se la sua natura è tale da costringerti ad agire ingiustamente nei confronti di un altro, allora io dico: infrangi la legge. Fa’ in modo che la tua vita si trasformi in un diverso tipo di attrito, in grado di fermare la macchina. Quello che dobbiamo sempre e comunque fare è stare attenti a non diventare parte delle ingiustizie che condanniamo.

Della possibilità di seguire le vie ritenute lecite dallo stato per porre rimedio al male, non voglio sapere nulla. Richiedono troppo tempo e la vita di un uomo si consumerebbe prima. Ho altre faccende a cui dedicarmi. Non sono venuto al mondo soltanto per renderlo un buon posto dove vivere, ma per viverci, buono o cattivo che sia. Un essere umano non deve fare tutto, ma deve fare qualcosa; e dal momento che non può fare tutto, non dovrebbe fare qualcosa di ingiusto. Non è compito mio inviare petizioni al governatore o ai deputati, non piú di quanto sia compito loro inviare petizioni a me; e se non prendessero in considerazione le mie petizioni, allora cosa dovrei fare? Ma lo stato, a questo proposito, non concede nessun’altra possibilità di azione: è la Costituzione stessa il male. Affermandolo potrei apparire duro, testardo e per nulla conciliante; ma va trattato con gentilezza e considerazione assolute solo lo spirito che le apprezza o le merita.