Io non me la prendo con i nemici distanti, ma con quelli, vicino a me, che collaborano con loro e ne eseguono gli ordini, senza cui quei nemici sarebbero inoffensivi. Siamo abituati a dire che sono le masse a essere impreparate; ma il cambiamento è lento perché, di fatto, i pochi non sono piú saggi o migliori dei molti. Non è cosí importante che in tanti si dimostrino buoni come possiamo esserlo noi, quanto che esista da qualche parte un esempio di virtú assoluta, perché sarà questo a far lievitare tutta la pasta10. Migliaia di persone sono a parole contro la schiavitú e la guerra, ma concretamente non fanno nulla per mettervi fine. Questi uomini, pur ritenendosi figli di Washington e Franklin, restano seduti con le mani in tasca dicendo di non saper cosa fare, e non fanno nulla; sono persino capaci di anteporre la questione del libero mercato a quella della libertà, e leggono tranquilli il listino delle quotazioni insieme alle ultime notizie dal Messico, dopo cena, magari addormentandosi su entrambi. Qual è oggi la quotazione di un uomo onesto e di un patriota? Questi individui esitano, si rammaricano, e talvolta firmano petizioni; ma non fanno niente di serio, che abbia un peso effettivo. Attendono, ben disposti, l’arrivo di qualcuno che ponga rimedio al male, in modo da non dover piú stare in pena. Al massimo, quando il giusto passa loro accanto gli concedono un voto a poco prezzo, un debole assenso, un augurio di buona fortuna. Per un solo uomo virtuoso ci sono novecentonovantanove patroni della virtú. Ma è piú facile trattare con chi possiede davvero qualcosa, piuttosto che con il suo custode temporaneo.
Qualsiasi voto è una sorta di gioco, come gli scacchi o il backgammon, con una vaga sfumatura morale: puntare sul giusto e lo sbagliato tirando in mezzo questioni etiche. Si tratta ovviamente di una scommessa e nulla piú. La tempra di chi vota non è mai in gioco. Può darsi che io decida di accordare la mia preferenza in base a quanto ritengo giusto. Ma non sono coinvolto nel profondo affinché quanto è giusto abbia la meglio; lascio che a occuparsene sia la maggioranza. L’obbligo del voto, perciò, non va mai oltre la convenienza. Anche votare per il giusto vuol dire non fare nulla perché si affermi. Significa solo esprimere debolmente di fronte agli altri il desiderio che il giusto vinca. Una persona saggia non lo lascerebbe in balía del caso, né lo vorrebbe veder prevalere attraverso il potere della maggioranza. C’è ben poca virtú nell’azione delle masse. Quando, alla fine, la maggioranza voterà per l’abolizione della schiavitú, lo farà perché tutti saranno ormai diventati indifferenti al riguardo, o perché sarà rimasta ben poca schiavitú da abolire con il voto. A quel punto saranno loro gli unici schiavi. Solo il voto di chi, esercitandolo, riafferma la propria libertà individuale, può servire davvero all’abolizione della schiavitú.
Ho sentito di un congresso che si terrà a Baltimora, o chissà dove, per eleggere un candidato alla presidenza11, a cui parteciperanno perlopiú editori di giornali e politici di professione; e mi viene da pensare: a un uomo indipendente, intelligente e rispettabile che cosa importa della decisione che prenderanno? Non dovremmo forse trarre tutti beneficio dalla saggezza e dall’onestà del candidato scelto? Non possiamo contare su qualche voto indipendente? Non ci sono dopotutto molti cittadini che non partecipano ai congressi? E invece no: vedo il cosiddetto uomo rispettabile prendere le distanze dalle proprie posizioni, e rinunciare a fare qualcosa per il proprio paese, quando in realtà dovrebbe essere il paese a rinunciare a loro. Lo vedo schierarsi in fretta per uno dei candidati scelti come fosse l’unico disponibile, dimostrandosi cosí lui stesso disponibile ad accettare qualunque proposta demagogica. Il suo voto non vale piú di quello di un qualsiasi straniero privo di scrupoli o di un nativo mercenario, che potrebbe essere comprato. Oh se ci fosse un uomo davvero uomo, con una spina dorsale che, come dice il mio vicino, non la si possa attraversare con la mano. I nostri dati statistici sono sbagliati: stimano una popolazione eccessiva. Quanti uomini ci sono in questo paese ogni mille miglia quadrate? A malapena uno. Non offre l’America nessuna spinta perché gli uomini si stabiliscano qui? Il cittadino americano si è ridotto a membro di una confraternita. Un soggetto che può essere riconosciuto da quanto è sviluppata la sua capacità di omologarsi agli altri, dalla mancanza di intelletto e di una serena fiducia nei propri mezzi; la cui prima e maggiore preoccupazione, appena venuto al mondo, è che gli ospizi siano ben tenuti, e che ancora sbarbato si occupa di accumulare fondi per sostenere vedove e orfani futuri. Insomma, un individuo che si avventura nella vita solo appoggiandosi a una compagnia di assicurazione che gli prometta di seppellirlo decentemente.
Non è certo dovere dell’uomo consacrarsi totalmente all’eliminazione di qualsivoglia ingiustizia, anche della piú grande; ciascuno può avere altri interessi e preoccupazioni che lo impegnano; ma è suo dovere avere almeno le mani pulite e ritirare, senza fare troppe riflessioni al riguardo, il suo effettivo appoggio a ciò che non è giusto.
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