A tale scopo mandò avanti la moglie, mentre lui rimaneva a curare certi affari importanti. Purtroppo, mio buon signore, nei circa due anni, o quasi, da quando la donna ha messo dimora a Boston, non si è avuta nessuna nuova di quel dotto gentiluomo, messer Prynne, e la giovane moglie - fate attenzione - in balia della propria inesperienza...".
"Ah! Ah! Vi capisco", disse lo sconosciuto con un sorriso amaro. "Un uomo dotto come quello che descrivete avrebbe dovuto apprendere anche questo dai suoi libri. E chi, di grazia, potrebbe essere il padre di quell'infante - di tre o quattro mesi, direi - che madonna Prynne tiene in braccio?"
"In verità, amico, è un dilemma, e non s'è trovato neppure il Daniele capace di spiegarlo", rispose il cittadino. "Comare Hester si rifiuta assolutamente di parlare e invano si sono consultati i magistrati. Chissà che il colpevole non sia qui a guardare questo triste spettacolo, sconosciuto agli uomini e dimentico che Dio lo vede".
"Il dotto gentiluomo dovrebbe venire di persona a indagare il mistero", osservò lo sconosciuto con un altro sorriso.
"Spetta a lui, se è ancora in vita", replicò l'altro. "Ora, mio buon signore, i giudici del Massachusetts, ritenendo che questa donna giovane e bella abbia ceduto a una forte tentazione - e che, come è molto probabile, il marito giaccia in fondo al mare - non hanno avuto l'ardire di applicare nei suoi confronti fino alle estreme conseguenze la giusta legge. Il castigo per il suo peccato è la morte. Ma nella loro grande clemenza e misericordia hanno condannato comare Prynne a stare sul palco della gogna soltanto per lo spazio di tre ore e, per il resto della sua vita, a portare sul petto il marchio dell'infamia".
"Una saggia sentenza!", osservò lo sconosciuto chinando il capo con gravità. "In tal modo diventerà un monito vivente contro il peccato finché l'ignominiosa lettera non sarà incisa sulla sua lapide. Mi infastidisce, tuttavia, che il compagno dell'iniquità non sia anche lui, almeno sul palco, al suo fianco. Ma lo si scoprirà! Lo si scoprirà! Lo si scoprirà!"
Con un inchino cortese all'affabile cittadino, sussurrando alcune parole all'indiano, insieme a questi si fece strada tra la folla.
Hester Prynne, nel frattempo, si ergeva ritta sul suo piedistallo, sempre con lo sguardo fisso sullo sconosciuto, uno sguardo così fisso che, in alcuni momenti di intensa concentrazione, parevano svanire tutti gli altri oggetti del mondo visibile, lasciando soltanto loro due: un incontro, questo, più esecrabile che non l'affrontarlo come in quel momento, sotto il caldo sole di mezzogiorno che le bruciava il viso e accendeva la vergogna, con il simbolo dell'infamia sul petto, con il frutto del peccato fra le braccia, con l'intera cittadinanza, attratta come a una festa, intenta a fissare un volto che si sarebbe dovuto vedere soltanto al tranquillo bagliore del fuoco accanto al caminetto, nell'ombra lieta della casa e degli affetti domestici, o sotto un velo matronale in chiesa. Per quanto orribile, si sentiva protetta alla presenza di quei mille testimoni. Era preferibile starsene lì ritta, con tanta gente a frapporsi fra loro, che incontrarlo a faccia a faccia, loro due soli. Fuggiva, per così dire, a cercare riparo in quella esposizione pubblica, pensando con orrore al momento in cui le sarebbe venuto meno quel rifugio. Immersa in questi pensieri, quasi non sentì una voce alle sue spalle finché questa non ebbe ripetuto il suo nome più volte, in tono alto e solenne, per farsi udire da tutta la moltitudine.
"Ascoltami, Hester Prynne!", disse la voce.
Si è già detto che, proprio sopra il palco sul quale si trovava Hester Prynne, c'era una specie di balcone o galleria aperta, collegata alla chiesa. Era da lì che di solito si facevano i proclami, in mezzo ai magistrati riuniti, con tutto il cerimoniale che in quell'epoca accompagnava questi adempimenti pubblici. Qui, ad assistere alla scena che stiamo descrivendo, sedeva il governatore Bellingham in persona, con quattro sergenti che, intorno alla sedia, reggevano le alabarde, come una guardia d'onore. Sul cappello portava una penna scura; il mantello aveva un bordo ricamato e sotto indossava una tunica di velluto nero; un uomo avanti negli anni e con una dura esperienza scritta nelle rughe del volto. Non era inadatto a essere il capo e il rappresentante di una comunità, che doveva la nascita, la crescita e l'attuale stato di sviluppo, non già agli impulsi della giovinezza, bensì alle energie severamente temprate della maturità e alla grave sagacia della vecchiezza, riuscendo a conseguire tanto perché si figurava e sperava così poco. Gli altri eminenti personaggi, intorno alla massima autorità, si distinguevano per una dignità di portamento tipica di un periodo nel quale si riteneva che le forme del potere avessero il carattere sacro di istituzioni divine. Erano, senza dubbio, uomini giusti e saggi. Ma nell'ambito dell'intera famiglia umana non sarebbe stato facile scegliere un pari numero di persone sagge e virtuose, tanto incapaci di giudicare il cuore di una donna che aveva errato e di sbrogliare la matassa del bene e del male, quanto lo erano gli arcigni saggi verso i quali Hester Prynne volse la testa. Sembrava consapevole, invero, che se mai avesse potuto aspettarsi solidarietà, l'avrebbe trovata nel cuore grande e caldo della folla, perché, levando gli occhi verso il balcone, l'infelice impallidì ed ebbe un tremito.
La voce che l'aveva apostrofata era quella del reverendo John Wilson, il religioso più anziano di Boston, grande studioso, come quasi tutti, a quel tempo, gli addetti alla professione ecclesiastica e, insieme, uomo di animo buono e gentile. Quest'ultimo attributo, tuttavia, lo aveva coltivato con minor sollecitudine di quella prestata alle facoltà intellettuali e, in verità, ai suoi occhi appariva motivo di vergogna più che di vanto. Eccolo lì, in piedi, con un bordo di ciocche canute sotto lo zucchetto, mentre nello splendore fulgido del sole gli occhi grigi, avvezzi alla penombra dello studio, sbattevano al pari di quelli della bambina di Hester. Sembrava uno di quei ritratti incisi a tinte fosche sul frontespizio dei vecchi volumi di sermoni e, al pari di quei ritratti, non aveva nessun diritto di farsi avanti, come faceva in quel momento, per intervenire in un enigma di umana colpa, passione e angoscia.
"Hester Prynne", disse il pastore, "mi sono adoperato con il giovane confratello qui - avete avuto il privilegio di ascoltare la sua predicazione della sacra parola - ", a questo punto Mr Wilson pose una mano sulla spalla di un pallido giovane accanto a lui, "ho cercato, dicevo, di convincere questo pio giovane a trattare con voi, al cospetto del cielo, davanti a questi governanti saggi e onesti, e a portata di orecchio di tutti, toccando la nera abiezione del vostro peccato. Conoscendo meglio di me la vostra natura, sarà miglior giudice nello scegliere a quali argomenti ricorrere - se quelli dell'amore o quelli del terrore - per vincere la vostra durezza e ostinazione, e indurvi a non tenere più a lungo celato il nome di colui che vi ha tentata portandovi a questa dolorosa caduta. Ma egli mi contraddice (con tutta la gentilezza del giovane, che pure dimostra una saggezza superiore a quella dei suoi anni) dicendo che sarebbe far torto alla natura stessa della donna costringerla ad aprire i segreti del suo cuore alla luce abbagliante del giorno e davanti a una moltitudine così grande. In verità, come ho cercato di convincerlo, la vergogna sta nell'aver commesso il peccato, non nel mostrarlo.