Non vi dirò per quanto tempo io abbia lavorato su questa geometria delle quattro dimensioni; vi dirò soltanto che qualcuno dei miei risultati è alquanto bizzarro. Consideriamo, per esempio, il ritratto di un individuo di otto anni, un altro dello stesso a quindici anni, poi a diciassette, a ventitré, eccetera. Tutti questi ritratti sono evidentemente sezioni, per così dire, immagini tridimensionali della sua essenza quadridimensionale; il che è cosa perfettamente ovvia.
«Le menti scientifiche, — proseguì il Viaggiatore del Tempo dopo la pausa necessaria a un'appropriata assimilazione della teoria, — sanno benissimo che il tempo è solo una specie di spazio. Eccovi un noto diagramma scientifico, un grafico delle condizioni atmosferiche. Questa linea che seguo col dito mostra il movimento del barometro: ieri è salito di tanto, ieri sera è caduto, questa mattina è salito di nuovo e piano piano ha raggiunto questa posizione. Il mercurio, evidentemente, non ha tracciato questa linea in alcuna delle dimensioni dello spazio generalmente note; eppure l'ha tracciata, e possiamo perciò concludere che essa si è mossa lungo la dimensione tempo.
— Ma, — intervenne il medico fissando con intensità un pezzo di carbone infuocato, — se il tempo è realmente e soltanto una quarta dimensione dello spazio, come mai è, ed è sempre stato considerato, qualcosa di diverso? E perché noi non abbiamo la facoltà di muoverci nel tempo come ci muoviamo nelle altre dimensioni dello spazio?
Il Viaggiatore del Tempo sorrise.
— Lei è proprio tanto sicuro, — riprese, — che possiamo muoverci liberamente nello spazio? Possiamo dirigerei, sì, con una certa facilità, verso destra o verso sinistra, avanti e indietro. Lo facciamo di continuo. Ma per quanto riguarda l'alto e il basso?
La forza di gravità ci impone dei limiti.
— Non esattamente, — ribatté il medico. — Esistono i palloni.
— Ma prima che esistessero l'uomo non aveva possibilità di compiere movimenti verticali, a parte i salti più o meno scomposti e i dislivelli del terreno.
— Tuttavia l'uomo può muoversi verso l'alto e verso il basso, — insisté il medico.
— più facilmente, molto più facilmente verso il basso che verso l'alto.
— E non può muoversi affatto, invece, nel tempo: non può allontanarsi dall'attimo presente.
— Ecco dove lei si sbaglia, caro signore; ed ecco appunto dove si è sbagliato il mondo intero. Noi tutti ci allontaniamo in continuazione dall'attimo presente. La nostra vita mentale, che è immateriale e non ha dimensioni, passa lungo la dimensione tempo con velocità uniforme, dalla culla alla tomba. Proprio come ci dirigeremmo verso il basso, se la nostra esistenza avesse inizio a un centinaio di chilometri al di sopra della superficie terrestre.
— Ma l'enorme difficoltà consiste appunto in questo, — lo interruppe lo psicologo. — Possiamo muoverci in ogni direzione, ma non possiamo farlo nel tempo.
— Su questo, appunto, si basa la mia grande scoperta. Lei sbaglia, però, quando afferma che non possiamo muoverci nel tempo. Se io, per esempio, ricordo con grande chiarezza un incidente qualsiasi, mi sposto al preciso istante in cui esso è accaduto: mi astraggo, come suol dirsi; compio, cioè, per un momento, un balzo nel passato. Non possediamo i mezzi, certo, per restarvi durante un dato periodo di tempo, né più né meno che un selvaggio o un animale non hanno quelli di rimanere sollevati a più di un metro sulla superficie terrestre; ma un essere civilizzato si trova, sotto questo aspetto, in condizioni assai migliori di un selvaggio, poiché può sollevarsi per mezzo di un pallone malgrado la forza di gravità. E perché dunque non potrebbe sperare di riuscire un giorno a fermare o accelerare la sua corsa lungo la dimensione tempo, o perfino a fare dietro front e viaggiare nella direzione opposta?
— Oh, — cominciò Filby, — ma è tutto...
— Perché no? — chiese il Viaggiatore del Tempo.
— Perché è contro ogni buon senso, — rispose Filby.
— Quale buon senso? — insisté il Viaggiatore del Tempo.
— Col ragionamento lei può dimostrare che il nero è bianco, — ribatté Filby, — ma non riuscirà per questo a convincermi.
— Forse no, — convenne il Viaggiatore del Tempo; — ma adesso lei comincia a intravedere lo scopo delle mie ricerche nel campo della geometria della quarta dimensione. Parecchio tempo fa ebbi la vaga percezione di una macchina...
— Per viaggiare attraverso il tempo! — esclamò il giovanotto.
— Che potrebbe muoversi in ogni direzione sia dello spazio che del tempo, secondo la volontà del pilota.
Filby represse a stento una risata.
— Ed ho compiuto delle prove sperimentali, — aggiunse il Viaggiatore del Tempo.
— Cosa assai opportuna per gli storici, — suggerì lo psicologo. — Si potrebbe percorrere il tempo a ritroso, e verificare, per esempio, la versione ormai accettata della battaglia di Hastings.
— Non crede che così lei attirerebbe troppo l'attenzione? — chiese il medico. — I nostri antenati non amavano gli anacronismi.
— Imparare il greco dalle stesse labbra di Omero e di Platone! — fantasticò il giovanotto.
— E così ti boccerebbero agli esami: gli studiosi tedeschi hanno fatto tali progressi, nel greco!
— E poi c'è il futuro, — riprese il giovanotto.
— Pensate! Si potrebbe investire in una maniera qualunque tutto quello che possediamo, lasciare accumulare gli interessi, e poi precipitarsi a riscuotere.
— Sì, — intervenni io, — per poi scoprire una società costituita su basi comuniste.
— Di tutte le teorie più stravaganti... — cominciò lo psicologo.
— L'ho pensato anch'io, certo; ed è appunto per questo che non ne ho parlato fino a quando non sono stato in grado di compiere...
— Una prova sperimentale! — esclamai. — Hai intenzione di far delle prove in questa materia?
— Un esperimento! — gridò Filby, che cominciava ad avvertire una certa stanchezza al cervello.
— Ci permetta, allora, di assistervi, al suo esperimento, — pregò lo psicologo; — per quanto io ritenga che si tratti di una cosa pazzesca.
Il Viaggiatore del Tempo ci guardò sorridendo; poi si alzò, affondò le mani nelle tasche, e uscì lentamente dalla stanza: udimmo il fruscio delle sue pantofole sul pavimento del lungo corridoio che portava al laboratorio.
Lo psicologo ci fissò perplesso.
— Mi domando che cosa possa aver combinato.
— Qualche gioco di prestigio o roba del genere, — concluse il medico, e Filby prese a parlarci di un prestigiatore che aveva visto a Burslem; ma aveva appena incominciato il suo racconto, quando il Viaggiatore del Tempo tornò nella stanza e la storia di Filby restò per sempre incompiuta.
L'oggetto che il Viaggiatore del Tempo recava in mano era un lucidissimo modello di qualche cosa, poco più grande di un orologio a pendolo, costruito con molta precisione in avorio e in una materia trasparente come il cristallo. Sarò sincero: quello che seguì - a meno che non si accettino i chiarimenti dell'inventore - è una cosa assolutamente inesplicabile.
Il nostro ospite prese uno dei tavolini ottagonali che erano nella stanza e lo collocò accanto al fuoco, con due gambe appoggiate sul grosso tappeto che proteggeva il pavimento davanti al focolare; poi posò il suo arnese sul tavolino, avvicinò ad esso una poltrona, e sedette. Sulla tavola era soltanto una piccola lampada velata, che illuminava in pieno il modello; la stanza era rischiarata da una dozzina di candele, due sorrette da candelabri di ottone posati sulla mensola del caminetto, altre infilate su bugìe più basse, sicché l'ambiente era assai bene illuminato. Mi ero seduto vicinissimo al fuoco, su una poltroncina che spostai per trovarmi tra il caminetto e il nostro ospite; Filby sedette dietro di lui, in modo da poter vedere al di sopra della sua spalla; il medico e il sindaco della provincia si erano collocati alla sua destra e lo psicologo alla sinistra; il giovanotto aveva preso posto alle spalle dello psicologo. La nostra attenzione non poteva essere più sveglia; e date le condizioni in cui eravamo, debbo assolutamente scartare la possibilità di un trucco qualsiasi, sia pure ideato con la maggiore sottigliezza e con la maggiore astuzia. Il Viaggiatore del Tempo ci guardò a uno a uno, poi fissò il suo meccanismo.
— Ebbene? — chiese lo psicologo.
— Questo minuscolo arnese, — cominciò il Viaggiatore del Tempo appoggiando i gomiti sul tavolino e riunendo le mani al di sopra dell'apparecchio, — è soltanto un modello: il progetto, appunto, della macchina per muoversi nel tempo. Potete notare la sua insolita inclinazione e la bizzarra lucentezza di questa sbarretta, che ha un aspetto quasi irreale. — Il nostro ospite puntò il dito sul pezzo in questione. — Qui c'è una minuscola leva bianca, là ce n'è un'altra.
Il medico si alzò in piedi e si chinò a fissare il modello.
— È eseguito con grande minuzia, — osservò.
— Ci sono voluti due anni per costruirlo, — spiegò il Viaggiatore del Tempo.
Noi tutti ci alzammo, per vedere meglio, mentre l'inventore seguitava a parlare.
— Adesso è necessario che comprendiate bene una cosa: se si preme questa leva, la macchina scivola nel futuro; se si preme quest'altra, la macchina compie il cammino inverso; questa sella è il sedile del pilota.
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