Il chiarore ora azzurro ora giallo della luna travolta da grandi nuvole in corsa illuminava il prato erboso, la piazzetta sterrata davanti alla chiesa e alla parrocchia, e due fila di casupole serpeggianti ai due lati d’una strada in pendio che andava a perdersi fra le macchie della vallata. E in mezzo a questa appariva, come un’altra strada grigia e tortuosa, il fiume che a sua volta andava a confonder-si tra i fiumi e le strade del paesaggio fantastico che le nuvole, spinte dal vento, componevano e scomponevano ogni tanto sull’orizzonte allo sbocco della valle.
Nel paesetto già più non si vedeva un lume, un filo di fumo. Dormivano, le povere casette arram-picate come due file di pecore su per la china erbosa, all’ombra della chiesetta che col suo esile campanile, riparato a sua volta sotto il ciglione, pareva il pastore appoggiato al suo vincastro.
Gli ontani in fila davanti al parapetto della piazza della chiesa, si sbattevano furiosi al vento, neri e sconvolti come mostri; al loro fruscìo rispondeva il lamento dei pioppi e dei canneti della valle: e a tutto quel dolore notturno, all’ansito del vento e al naufragare della luna fra le nuvole, si confondeva l’angoscia agitata della madre che inseguiva il figlio.
Fino a quel momento ella s’era illusa nella speranza di vederlo scendere al paesetto per visitare qualche malato: eccolo invece che correva come trasportato dal diavolo verso la casa antica sotto il ciglione.
E nella casa antica sotto il ciglione non c’era che una donna sana, giovine e sola…
Ed ecco che, invece di dirigersi alla porta come un semplice visitatore, egli andava dritto alla porticina dell’orto, e questa si apriva e si chiudeva dietro di lui come una bocca nera che lo ingoiasse.
Allora anche lei si slanciò attraverso il prato, quasi seguendo il solco fra l’erba lasciato da lui, fino alla porticina contro la quale puntò le mani aperte spingendo con tutta forza.
La porticina non cedette: anzi aveva come una forza di repulsione: e la donna ebbe voglia di percuoterla, di gridare; guardò in su e palpò il muro come per provarne la resistenza: infine, disperata, 2
tese l’orecchio; ma si udiva solo il fruscìo degli alberi dell’orto, che, anch’essi amici e complici della loro padrona, pareva volessero col loro coprire ogni altro rumore intorno.
La madre però voleva vincer lei, voleva sentire, sapere… O meglio, poiché in fondo all’anima sapeva già la verità, voleva illudersi ancora d’ingannarsi.
Senza cercare oltre di nascondersi, andò lungo il muro dell’orto, lungo la facciata della casa, e più giù ancora, fino al portone del cortile: e palpava le pietre come cercandone una che cedesse, che la-sciasse un buco per entrare.
Tutto era solido, compatto, chiuso: il portone, la porta, le finestre munite d’inferriata, parevano le aperture d’una fortezza.
La luna, in quel momento chiara in un lago d’azzurro, illuminava la facciata rossastra sulla quale ricadeva l’ombra del tetto spiovente ricoperto d’erbe: i vetri delle finestre, senza persiane ma con gli scurini chiusi di dentro, brillavano come specchi verdognoli riflettendo le nuvole e gli squarci d’azzurro e gli alberi mossi del ciglione.
Ella tornò indietro, rasentando con la testa gli anelli di ferro infissi nel muro per legarvi i cavalli: si fermò di nuovo davanti alla porta, e d’un tratto, davanti a quella porta alta su tre scalini di granito, riparata sotto un arco gotico e listata di ferro, si sentì umiliata, impotente a vincere, più piccola di quando bambina s’indugiava lì con gli altri ragazzi poveri del paesetto aspettando che il padrone uscisse e buttasse loro qualche soldo.
A volte, in quel tempo lontano, la porta era spalancata e lasciava vedere un ingresso scuro lastri-cato di pietra, con sedili pure di pietra: i ragazzi si spingevano fin sulla soglia gridando e la loro vo-ce rimbombava nell’interno della casa come in una grotta: una serva s’affacciava per scacciarli.
“Come, ci sei anche tu, Maria Maddalena? Non ti vergogni ad andare coi monelli, grande come sei?”
E lei si scostava intimidita, pur volgendosi ancora a guardare con curiosità l’interno misterioso della casa; e così si scostava adesso, stringendosi le mani disperata e volgendosi a guardare la porticina che aveva ingoiato il suo Paulo come un trabocchetto: ma a misura che rifaceva i suoi passi e ritornava verso casa si pentiva di non aver gridato, di non aver buttato dei sassi contro la porta per farsela aprire e tentare di riprendersi il figlio: si pentiva, si fermava, tornava ad avanzarsi, tornava a ritirarsi, spinta da un’incertezza angosciosa: finché l’istinto di raccogliersi, di radunare meglio le sue forze prima del combattimento decisivo non la incalzò verso la sua casa come una bestia ferita al suo covo.
Appena fu dentro chiuse la porta e si lasciò cadere seduta sulla scala.
Dall’alto scendeva il chiarore tremulo della lucerna, e tutto, nell’interno della piccola casa fino a quel tempo ferma e tranquilla come un nido fra le rocce, pareva oscillasse: la roccia era scossa nelle sue radici, il nido stava per cadere.
Il vento fuori strisciava più intenso: il diavolo limava la parrocchia, la chiesa, il mondo tutto dei cristiani.
“Signore, Signore!” gemette la madre: e la sua voce parve quella di un’altra donna.
Allora guardò la sua ombra sulla parete della scala, e le fece un cenno con la testa. Sì, le pareva di non essere sola: e cominciò a ragionare come se davvero un’altra persona la sentisse e le rispondesse.
“Che fare, per salvarlo?”
“Aspettarlo qui, finché torna, e parlargli chiaro e forte, subito, mentre ne sei ancora in tempo, Maria Maddalena.”
“Egli s’irriterà. Egli negherà. È meglio andare dal Vescovo e pregarlo di mandarci via da questo luogo di perdizione. Il Vescovo è un uomo di Dio e conosce il mondo. M’inginocchierò ai suoi piedi: mi pare di vederlo, vestito di bianco, nel suo salone rosso, con la croce d’oro raggiante sul petto e due dita dritte a benedire. Sembra Gesù in persona. Gli dirò: “Monsignore, lei sa che la parrocchia di Aar, oltre all’essere la più povera del Regno, è colpita di maledizione. Per quasi cento anni è stata senza parroco e gli abitanti s’erano dimenticati di Dio, poi ce ne andò uno finalmente, di parroco, ma Monsignore sa che uomo fu quello.
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