La Morte Non Esiste
LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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PRESENTAZIONE
Il nome di Florence Marryat non gode oggi di molto credito presso i parapsicologi. Questa donna dai molteplici interessi e dalle molteplici attività, giornalista, scrittrice, cantante, attrice, impresaria teatrale e donna di mondo, era una spiritista convinta, frequentava medium professionisti, talora di dubbia fama, senza sottoporli a particolari controlli scientifici, e le relazioni delle sue esperienze non vanno mai al di là di quella fase aneddotica che, se può essere la più fascinosa per il profano, è certo la più infida per lo studioso.
Come scrittrice di racconti e romanzi, la fantasia non le mancava: quale affidamento possono dare episodi osservati e descritti, sia pure in buona fede, in un clima di fideismo commosso, tutto inteso a confermare la credenza religiosa in una sopravvivenza consolatrice? Si aggiunga che tali episodi riguardano quasi esclusivamente quei fenomeni di materializzazione che sono i più contestati nella fenomenologia paranormale, e che il Congresso di Utrecht del 1953, dal quale prende le mosse la moderna parapsicologia propriamente detta, ha escluso addirittura dal campo della ricerca: fenomeni che, per quanto numerosi nei tempi eroici della paranormalità, fra il 1860 e il 1930, oggi non avvengono praticamente più o, comunque, rimangono ostinatamente assenti dai moderni laboratori. Tutto ciò è più che sufficiente perché il parapsicologo di oggi possa tranquillamente ignorare il nome della famosa spiritista inglese e le sue esperienze.
Riconosciamolo dunque subito: questo libro di Florence Marryat non ha alcun valore di documentazione scientificamente accertata e rimane nel campo di una letteratura che, per lo scienziato, non va oltre i limiti di una semplice agiografia.
Ma, detto questo, sono per lo meno lecite alcune osservazioni. Anzitutto possiamo notare che questa aneddotica a cui si nega oggi ogni valore è stata tuttavia la base su cui è sorta la parapsicologia e la causa efficiente che ne ha provocato la nascita. Senza tanti episodi incredibili, negati e disprezzati per decenni, oggi la parapsicologia non esisterebbe; se lo scienziato positivista del secolo scorso non fosse stato in qualche modo scosso dall’impossibile scientifico che ostinatamente gli si presentava, la figura del parapsicologo moderno non sarebbe apparsa. E, sebbene partita da limiti quanto mai angusti, quasi esclusivamente ristretti alla fenomenologia telepatica e chiaroveggente, la parapsicologia, in poco più di un ventennio, ha dovuto sempre più ampliare il suo campo di ricerca, sempre più accogliere nel suo seno l’antico aneddoto, sempre più riconoscere la possibilità dell’impossibile.
Oggi, proprio sulle basi della parapsicologia, ci è lecito pensare, se non altro, 1
che fenomeni come quelli descritti da Florence Marryat potrebbero essere LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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veri. Ed è lecito domandarsi se il discredit0 in cui è tenuta e si ostenta di tenere l’aneddotica, antica e moderna, sia giustificato e utile: questa letteratura che oggi anche lo specialista conosce in genere solo parzialmente e di seconda mano per la difficoltà di raggiungere i testi originari, possiede una sua particolare pregnanza, è ricca di suggerimenti, ha un significato morale, se non scientifico, che lo scienziato non dovrebbe trascurare e, soprattutto, non dovrebbe aver paura di affrontare, se non come scienziato, come uomo.
Perché, dietro il fatto che potrebbe essere vero, ci sono certezze morali quanto mai stimolanti e possibilità di ricerca spesso più numerose di quelle sottese da un fatto scientificamente accertato. Non dobbiamo dimenticare che la parapsicologia, se anche oggi può essere definita una scienza, è una scienza recente per cui un eccessivo rigore potrebbe tradursi in un complesso di inferiorità piuttosto sterilizzante che producente, potrebbe risolversi in un’arida mancanza di generosità che si nega, per una convenzione esteriore e puramente formale, di attingere a sorgenti vive e vivificatrici.
Il libro della Marryat che presentiamo, e in cui essa ha raccolto le esperienze di quasi tutta la sua vita, può essere considerat0 una di queste sorgenti? Può essere, cioè, accettato come un’opera che, anche se priva di rigore scientifico, racchiude tuttavia possibilità di effettive certezze morali? In altre parole la sua lettura può essere, anche per lo studioso impegnato, qualche cosa più di un semplice passatempo o perditempo?
Vorremmo accentuare il fatto che la diffidenza con cui in genere, si guarda a esso è dovuta soprattutto alla paura di dimostrare una eccessiva creduloneria di fronte alla relazione tranquilla e disinvolta di fatti eccezionali: un semplice atteggiamento di difesa. Non abbiamo alcuna prova che la Marryat abbia lavorato di fantasia; nella sua opera non vi è un solo caso che venga contraddetto da altre testimonianze, e quando T. H. Hall ha tentato dì dimostrare il contrario nella sua opera Gli spiritisti, è semplicemente ricorso a un falso, o deliberatamente, o per una negligenza di lettura imperdonabile in uno studioso serio. Metteremo in evidenza questo falso a suo luogo. Nella maggior parte dei casi. la relatrice cita testimoni dandone il nome per intero, e questo in un’epoca in cui anche le relazioni di carattere scientifico si limitavano spesso a dare le semplici iniziali; tra i testimoni è più volte citato il secondo marito, il colonnello Lean, con il quale, negli ultimi anni, Florence non era in ottimi rapporti e che avrebbe potuto facilmente smentirla se le relazioni non fossero state esatte. Nessuna smentita di questo genere è mai avvenuta, in un clima in cui la polemica era all’ordine del giorno.
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Tutta l’esposizione ha il carattere della sincerità e alcune poche discrepanze che si possono trovare non sono tali da infirmare la sostanza del racconto. I due soli studiosi degni dì questo nome, che si sono occupati della Marryat, LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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Nandor Fodor nella sua Enciclopaedia of psichic science (1933) e Jule Eisenbud in un saggio su cui dovremo tornare (1973), non mettono in dubbio né la sincerità della narratrice né la sostanza della fenomenologia, quale che possa essere la sua interpretazione. E la regolare presenza di trucchi in case di affitto spesso piccole e modeste, o addirittura nell’abitazione o nell’albergo della scrittrice, con produzione di trenta o quaranta forme materializzate che escono da un gabinetto medianico costituito da leggeri tendaggi, è più improbabile ancora del fenomeno genuino.
Chi legga La morte non esiste (There is no Death), pubblicato nel 1891, quando la Marryat aveva cinquantaquattro anni e poteva raccogliere quasi tutto l’insieme delle esperienze della sua non lunga vita (morta a sessantadue anni nei 1899), e Il mondo spiritico (The Spirit World), che tre anni dopo ne costituì il seguito, ha dunque l’impressione netta e raggiunge la certezza morale che i fatti si svolsero sostanzialmente come vennero raccontati sulla base di appunti presi al momento stesso della seduta o poco dopo, anche se alcuni dialoghi, alcune comunicazioni, sono stati evidentemente riassunti o tradotti in un linguaggio più o meno letterario da una scrittrice abituata a opere di fantasia e non preoccupata di quell’esattezza letterale che oggi si richiede in queste relazioni. Tale certezza morale ha un suo valore anche per l’uomo di scienza, il quale può barricarsi, ufficialmente, dietro la convenzione di non prendere in considerazione il fenomeno non direttamente e indubbiamente constatato, ma non può non tenere conto, nel suo intimo, di fatti che, con ogni probabilità, sono effettivamente avvenuti, a meno che non voglia deliberatamente chiudere gli occhi dinanzi a una fenomenologia sconcertante, il che non è scientifico.
Per questo pensiamo che la lettura di questo libro, col quale iniziamo una collana di «Classici del paranormale», sia utile e necessaria non sodo per chi nutre generici interessi in questo campo, ma anche per lo specialista di mente aperta, il quale non dovrebbe mai perdere di vista il panorama storico della fenomenologia.
A questo punto dobbiamo domandarci, una volta ammessa la possibilità dei fatti, quale possa esserne il significato. Sulla materializzazione non vi sono oggi molte teorie in alternativa con la concezione spiritista. Generalmente si parla di ideoplastia, teoria non nuova che ammette una sorta di oggettivazione del pensiero, da parte del medium o dei consultanti, in forme 3
più o meno concrete.
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