E all’ideoplastia ricorre Jule Eisenbud nel saggio a cui abbiamo in precedenza accennato: Il caso di Florence Marryat (The Case of Florence Marryat , tradotto in ESP, 14, 1976).
«L’esistenza di qualsiasi fenomeno psi», egli dice, apre la porta a una LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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gamma di possibilità paranormali virtualmente illimitata… La creazione di forme vitali fuori dalle regolari vie biologiche può essere considerata un fenomeno prevedibile in questo mondo che è solo il più probabile fra i mondi possibili». Questo parapsicologo e psicoanalista stabilisce un parallelo tra de materializzazioni del tipo descritto dalla Marryat e le immagini mentali che il famoso Ted Serios, da lui a lungo studiato, riusciva a fissare su lastre fotografiche: «Certamente le forme che Ted Serios “evocò” - quasi fantasmi! -
sulle pellicole erano queste immagini oggettivate. Anch’esse, talvolta, potevano essere viste formarsi dalle nebbie molecolari e aggregarsi in figure bene individuabili, come plasmate da un’intelligenza che utilizzava semplicemente le forze presenti nell’univers0 per i suoi dipinti e le sue tavolozze». Non dunque forme materializzate di defunti, ma creazioni mentali di viventi, i quali proiettano in esse, e realizzano, i loro orientamenti e i loro desideri più inconsci e segreti.
Nel caso della Marryat, Eisenbud, psicoanalista, ricostruisce un processo abbastanza complesso dando prova di notevole perspicacia e genialità. Su Florence gravava, fin dall’infanzia, la forte figura del padre, il famoso capitano Frederick Marryat, uomo ai mare spericolat0 e avventuroso e, poi, romanziere
popolarissimo per una vasta narrativa di avventure marinare. Frederick Marryat era stato per i suoi undici figli, di cui Florence era la minore, un compagno di giuochi e un amico, ma solo perché la vita familiare rappresentava per lui un momentaneo diversivo della sua inquieta esistenza; in realtà aveva abbandonato la famiglia quando Florence aveva sei anni, rimanendo per la bambina un fascinoso mito più che un ricordo concreto.
Secondo Eisenbud, questo fatto sarebbe stato decisivo per la futura scrittrice, il cui carattere era naturalmente mascolino, ambizioso e volitivo, ricco di impulsi e di affetti. L’ammirazione per il padre, il desiderio profondo di eguagliarlo, la frustrazione per l’improvviso distacco, avrebbero alimentato in lei l’intima sensazione di una inevitabile fine di tutto ciò che è grande e bello e l’esigenza di rievocarlo, di renderlo nuovamente reale non appena scomparso.
Di qui la profonda credenza, fin dall’infanzia, nella possibilità ai combattere la morte, nella sopravvivenza, nella necessaria continuità della vita.
Florence, secondo Eisenbud, sarebbe stata una medium potente, e, in 4
realtà, lei stessa lo riconosce: la sua presenza rendeva regolarmente più imponenti i fenomeni. Lo psicoanalista americano arriva a supporre che gli affetti inconsci di Florence si manifestassero con forti attività psicocinetiche e che, poiché nel complesso carattere della scrittrice, gli affetti erano sempre ambivalenti risultando di un insieme di odio e di amore, di desiderio di distruzione e di appassionate tendenze all’esaltazione, color0 che ne erano oggetto ne rimanessero in egual tempo le vittime. Eisenbud nota che, nella famiglia Marryat, le morti furono eccezionalmente numerose: sei dei suoi LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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fratelli e tre dei suoi figli, compresa una bambina nata deforme e morta dopo pochi giorni, la precedettero nell’aldilà oltre a un figliastro; il padre morì quando lei aveva undici anni; numerosi i figli di lei nati morti e numerose le morti dei suoi più cari amici. Lo psicoanalista si domanda se il profondo senso della morte radicato nell’inconscio di questa donna singolare non abbia agito materialmente seminando intorno a lei la distruzione, e ritrovando poi una sorta di equilibrio e di compenso nelle rievocazioni materializzate che pullulavano alla sua presenza rispondendo alle sue non meno profonde esigenze di vita.
In altre parole, Florence Marryat sarebbe stata un tragico personaggio la cui vita inconscia, agitata da sentimenti ambivalenti, avrebbe avuto la capacità di agire psicocineticamente e ideoplasticamente fuori di sé distruggendo e rievocando, provocando morti reali e creando sopravvivenze fittizie.
E’ forse questa la più audace e suasiva teoria sulla materializzazione, ma sarebbe difficile provarla e ancor più generalizzarla. Per quanto Florence fosse
dotata di facoltà medianiche, l’intervento più attivo nei fenomeni rimaneva pur sempre quello dei vari soggetti a cui si rivolgeva, personalità assai meno complesse e le cui facoltà sono meno spiegabili su di una base psicoanalitica. I presenti, d’altra parte, incontravano a loro volta materializzazioni di parenti e amici defunti, e non sembra agevole supporre per ognuno di loro una sindrome del tipo di quella che Eisenbud delinea per Florence. Personalmente penserei a qualche cosa di più vasto e generico, in particolare ai profondi legami affettivi, certo ambivalenti, che univano la famiglia del secolo scorso, indiscutibilmente più potenti e attivi di quelli che appaiono nella famiglia di oggi. Tutta l’imponente narrativa ottocentesca è fondata su questi legami odio-amore venendo a costituire una vasta saga familiare che non ha l’eguale nella letteratura di nessun’altra epoca. Forse la fenomenologia a materializzazione, che si impone indubbiamente fra il 1860 e il 1930, 5
dovrebbe essere collegata all’eccezionale attività creatrice di forme di vita che caratterizza questa epoca nella letteratura e nelle arti sulle basi di un’istituzione familiare divenuta ricchissima di rapporti affettivi particolarmente intensi, concordanti o contrastanti, e, per lo più, concordanti e contrastanti a un tempo. Il caso di Florence verrebbe allora a inserirsi in questo clima storico e rappresenterebbe una delle sue varie espressioni.
Con questo il problema non è risolto. Ci dobbiamo pur sempre domandare che cosa vi sia dietro questa creatività che si impone di epoca in epoca su basi sempre diverse - religiose, mitiche, sociali ecc. - fondando, a fianco della vita quotidiana, una vita di forme ideali che, in definitiva, è quella che rimane a costituire la realtà e la testimonianza viva di un momento storico. Non possiamo certo escludere, in tale attività evocatrice, l’intervento di energie LA MORTE NON ESISTE di Florence Marryat
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intelligenti su piani di realtà di cui il nostro, quello delle creature viventi nella materializzazione spaziale e temporale, non sarebbe che una delle varie componenti: non possiamo escludere che la realtà sia molto più vasta e complessa di quanto immaginiamo, e che in essa l’idea di sopravvivenza abbia un significato effettivo, anche se diverso da quello che, in forme variamente semplicistiche, viene di volta in volta supposto.
In verità anche l’interpretazione in chiave spiritista della fenomenologia presentata da Florence Marryat non va esente da obiezioni fondamentali.
Questo aldilà, quale ci appare attraverso le comunicazioni spiritiche, è troppo legato all’aldiquà, fino a sussistere in funzione di esso e, per così dire, a sottomettervisi. In definitiva esso non sembra avere altra giustificazione che quella di consolare nei vivi il cocente rimpianto dei morti, d; ripresentare loro quello che sembrava perduto, di assicurarli della persistenza di un passato più che di offrir loro un futuro.
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