Susanna non vuol disonorare l’abito religioso e, mancandole la vocazione, vuole lasciarlo: questo le fa onore agli occhi del lettore. È

con quello che chiameremmo il “senno di poi” che Susanna scrive, e ciò è essenziale per introdurci nella dinamica degli avvenimenti che racconterà rivivendoli. Diderot lascia i suoi interventi narrativi inserendoli su un piano specifico, costruendoli in esposizioni che la protagonista dà al suo interlocutore, il marchese di Croismare.

Quando Susanna scrive è gravemente spossata dai colpi subiti durante la fuga, a cui si collega solo alla fine del memoriale

Nell’analisi del romanzo si possono cogliere due relazioni: il rapporto tra Susanna ed i suoi familiari e il rapporto tra Susanna e lo stato religioso. Non vi è una sola riga di biasimo nel memoriale della religiosa nei confronti dei suoi genitori9, vi sono semmai accenti di pietà. Quando la madre la fa partecipe della sua angoscia nel 6 George May ha dimostrato che la figura di Susanna si identificherebbe in Margherita Delamarre, che tentò in due appelli di farsi annullare i voti, fra il 1752 e il 1758. La zona in cui la Delamarre visse è presso Longchamp, da cui si è dedotto che l’ordine a cui Susanna appartiene è quello delle Clarisse. Alcuni degli atti del processo della Delamarre furono pubblicati, pertanto Diderot non poteva non esserne al corrente. Cfr George May, Diderot et “La Religieuse” , Presses Universitaires de France, 1954. ( N.d.C. )

7 La diatriba dell’identificazione di Susanna la scioglie la figlia di Diderot, M.me De Vandeul che rivolgendosi a Meister attesta che «Una sorella di mio padre volle consacrarsi allo stato religioso…

abusarono della sua forza fisica. Il destino di questa suora ha dato a mio padre l’idea del romanzo della Monaca» cfr, La monaca, traduzione di P. Bianconi, B.U.R., Milano 1956; p. 9. ( N.d.C. ) 8 La regola che Susanna professerà a Longchamp è quella di Santa Chiara. ( N.d.C. ) 9 Vi è un passo (cap. IV) “enigmatico” in cui Susanna accenna al padre morto, in cui apparentemente la penna la vorrebbe vendicare, ma la pietà della monaca prevale, arrivando a dire:

«Chiudiamo subito gli occhi, là dove mi mostrano il signor Simonin, come non voglio affatto ricordarlo. Non c’è più». Questa situazione si riferisce alla lettera scritta da Susanna con la quale si sottometteva a pronunciare i voti. Questo scritto indirizzato alla priora finì nelle mani dei cognati.

La velata allusione di Susanna è che fu il padre a consegnarli ai generi, affinché dimostrassero che lei fu a scegliere di monacarsi. ( N.d.C. )

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sentire la morte prossima, incapace di salvare la figlia dallo sdegno del marito, vediamo Susanna, nella solitudine della sua camera, cercare di capacitarsi del suo destino prestabilito.

Entrata in convento, la religiosa viene amorevolmente accolta dalla buona e saggia madre De Moni10, la sola priora di cui Susanna tessa l’elogio, ed una delle rare monache devote e pie che incontrò nel suo cammino. Divenuta monaca corista, dopo la morte della saggia priora, il capitolo delle religiose elegge superiora suor Santa Cristina.

Tutta la vicenda che si snoda nel priorato di Suor Santa Cristina è un’eco del giansenismo11.

La voce narrante, che a buon diritto chiameremmo Diderot-Susanna, dà adito a quanto la cultura raziocinante dell’èra dei lumi aveva contro la religione superstiziosa e farisea. Gli intellettuali francesi attribuirono alla parola religione il senso definito da autori classici, quali Cicerone, Lucrezio e Orazio, vale a dire credenza popolare.