Tra due doveri di fedeltà, la fedeltà al fratello vinto e la fedeltà alla propria patria vittoriosa, non esita un istante. Si rifiuta di abbandonare il fratello, quel fratello la cui memoria è maledetta dal popolo e dallo Stato. Decide di seppellire il cadavere malgrado il divieto del re e la minaccia di morte.
La tragedia inizia con un dialogo fra Antigone e la sorella Ismene. Antigone vorrebbe l’aiuto di Ismene. Ismene ha paura; per carattere è incline molto più all’obbedienza che alla rivolta.
Dobbiamo sottometterci a coloro che sono i più forti,
eseguire tutti i loro ordini, anche se ne dessero di ancor più penosi.2
Io obbedirò a coloro che sono al potere.3
Non sono fatta per sollevarmi contro lo Stato.4
Agli occhi di Antigone questa sottomissione è viltà. Agirà da sola.
Nel frattempo i cittadini di Tebe, felici per la vittoria e per la pace riconquistata, celebrano l’alba del nuovo giorno:
Raggio di sole,
tu porti a Tebe la luce più bella.
Ti sei mostrato finalmente,
oh occhio del giorno dorato5
Presto ci si accorge che qualcuno sta tentando di seppellire il cadavere; poco dopo Antigone è colta sul fatto; la conducono davanti al re. Per lui si tratta innanzitutto di una questione d’autorità. L’ordine dello Stato esige che l’autorità del capo sia rispettata. In ciò che Antigone ha fatto egli vede prima di tutto un atto di disobbedienza. E poi anche un atto di solidarietà verso un traditore della patria. Per questo le parla con durezza. Da parte sua, lei non nega nulla. Sa di essere perduta. Ma non si turba neppure per un istante.
I tuoi ordini, a mio parere, hanno minore autorità
delle leggi non scritte e imprescrittibili di Dio.6
Tutti costoro qui presenti mi approvano.
Lo direbbero, se la paura non chiudesse loro la bocca.
Ma i capi posseggono molti privilegi, e soprattutto
quello di agire e parlare come loro piace.7
Ha inizio un dialogo tra i due. Lui giudica tutto dal punto di vista dello Stato; lei si colloca sempre da un altro punto di vista, che le sembra superiore. Lui ricorda che i due fratelli non sono morti nelle stesse condizioni:
L’uno attaccava la sua patria, l’altro la difendeva.
Bisogna trattare allo stesso modo l’uomo retto e il colpevole?
– Chi sa se queste distinzioni valgono presso i morti?
– Un nemico, anche se morto, non diventa per questo un amico.
– Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore.8
A queste parole toccanti, il re risponde con una condanna a morte:
Ebbene! Vattene nella tomba, ama i morti se hai bisogno di amare.9
Arriva Ismene; ora vorrebbe condividere la sorte della sorella, morire con lei. Antigone non lo permette e cerca di calmarla:
Tu hai scelto di vivere, io di morire.10
Fatti coraggio, vivi. Quanto a me, la mia anima è già morta.11
Il re fa portare via le due ragazze. Ma suo figlio, fidanzato di Antigone, viene a intercedere per colei che ama. In questo tentativo il re vede soltanto un nuovo attentato alla sua autorità. È preso da una collera violenta soprattutto quando il giovane si permette di dirgli che il popolo ha pietà di Antigone. La discussione si trasforma presto in diverbio. Il re grida:
Non tocca forse a me solo comandare questo paese?
– Non vi è città che appartenga a un uomo solo.
– E dunque la città non appartiene al capo?
– Tu potresti, a questa stregua, regnare da solo su un paese deserto.12
Il re s’intestardisce; il giovane s’infuria, non ottiene niente e se ne va disperato. Alcuni cittadini di Tebe, che hanno assistito al litigio, ammirano il potere dell’amore:
Amore invincibile in battaglia,
amore, tu che entri di soppiatto nelle case,
tu che dimori
sulle guance delicate delle fanciulle!
Tu attraversi i mari.
Tu entri nei tuguri dei contadini.
Nessuno ti sfugge, né tra gli dèi immortali,
né tra gli uomini che vivono un giorno soltanto!
E chiunque ama è folle.13
A questo punto appare Antigone, condotta dal re. Lui la tiene per le mani, la trascina alla morte. Non la uccideranno, perché i Greci credevano che versare il sangue di una giovane portasse sventura; ma faranno di peggio. La seppelliranno viva. La metteranno in una caverna e la caverna sarà murata affinché agonizzi lentamente nelle tenebre, affamata e asfissiata.14 Non le restano che pochi istanti. Adesso che si trova sulla soglia della morte, e di una morte tanto atroce, la fierezza che la sosteneva si spezza. Piange.
Volgete gli occhi verso di me, cittadini della mia patria.
Io percorro il mio ultimo cammino.
Vedo gli ultimi raggi di sole.
Altri non ne vedrò mai più.15
Nessuna parola buona le è rivolta.
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