( Tra sé)
Son già l’uno dell’altra…
Ma la faccenda è un po’ precipitosa,
e convien ch’io vi metta qualche intoppo;
perché una troppo facile vittoria
non svilisca il valor della conquista.
( A Ferdinando)
Ancora una parola. Ascolta bene:
tu usurpi un titolo che non è tuo,
e vieni su quest’isola da spia,
con l’intenzione di carpirla a me,
che ne sono il padrone.
FERDINANDO -
Questo no!
Com’è vero ch’io sono un uomo vivo!
MIRANDA -
In un così bel tempio, padre mio,
io credo che non può albergare il male;
ché se i maligni spiriti albergassero
in una simile bella dimora,
i buoni avrebbero già fatto a gara
per andare a convivere con loro.
PROSPERO -
( A Ferdinando)
Seguimi.
( A Miranda)
E tu non perorar per lui.
Costui è un traditore.
( A Ferdinando)
Andiamo, vieni:
voglio legarti collo e piedi in ceppi;
avrai l’acqua del mare per bevanda,
e per cibo molluschi d’acqua dolce,
radici disseccate e gusci vuoti
di ghiande stati loro culla. Vieni.
FERDINANDO -
No. Ad un trattamento come questo
resisterò finché il mio avversario
non si dimostrerà di me più forte.
( Fa per snudare la spada, ma Prospero,
con un incantesimo, gli impedisce di muoversi)
MIRANDA -
Padre mio, siate buono,
non imponetegli sì dura prova;
egli è così gentile,
che da lui non c’è nulla da temere(27).
PROSPERO -
Ohò, dico, dev’essere il mio piede
a dirmi quel che deve far la mano?(28)
( A Ferdinando)
Traditore, rinfodera la spada,
ché d’essa non potresti mai servirti,
né oseresti colpirmi,
per quanto ti rimorde la tua colpa.
E smetti quella guardia, ch’essa è inutile:
ch’io con questa bacchetta, con un colpo,
ti mando l’arma a terra e ti disarmo.
MIRANDA -
( Aggrappandosi alla veste del padre)
Oh, padre mio, vi supplico!
PROSPERO -
Allontànati!
Non aggrapparti alle mie vesti. Via!
MIRANDA -
Pietà, padre. Rispondo io per lui.
PROSPERO -
Zitta! Se dici ancora una parola,
mi spingi a redarguirti brutalmente,
se non addirittura a detestarti!
Come! Difendi un impostore?… Zitta!
Tu pensi che ci sia soltanto lui
al mondo di così piacente aspetto,
perché non hai veduto ancora altr’uomo
che lui e Calibano… Scioccherella!…
Se confrontato con la maggioranza
del suo sesso, costui è un Calibano,
e al suo confronto gli altri sono angeli.
MIRANDA -
Vuol dire allora che i miei desideri
sono molto modesti, se son paghi
di non averne visti altri più belli.
PROSPERO -
( A Ferdinando)
Allora, via, obbedisci, ché i tuoi nervi
son ritornati quelli dell’infanzia,
e tu non hai più forza.
(27) “He’s gentle, and not fearful” : “fearful” sta qui nel senso di “not to be feared”, “da non esser temuto”.
(28) Senso: un mio inferiore (il mio piede) deve atteggiarsi a mio precettore? Il rimprovero è rivolto, chiaramente, a Miranda, che Prospero considera suo “piede”.
FERDINANDO -
È vero, è vero.
Mi sento tutti i sensi prigionieri,
come in sogno. Ma questo sfinimento,
la stessa perdita del padre mio,
il naufragio di tanti cari amici,
le minacce da parte di quest’uomo
cui son costretto a ceder mio malgrado,
non sarebbero peso insopportabile
s’io potessi mirar questa fanciulla
anche attraverso la grata d’un carcere,
e anche non più d’una volta al giorno.
E andassero pur gli altri tutti liberi
per i quattro cantoni della terra:
per me quella prigione
sarebbe spazio più che sufficiente.
PROSPERO -
( Tra sé)
L’incanto ha cominciato a funzionare.
( A Ferdinando)
Andiamo!
( Ad Ariele)
Un ottimo lavoro, Ariele!
( A Ferdinando)
Deciditi a seguirmi.
( Ad Ariele)
Ascolta bene
quello che ancora devi far per me.
MIRANDA -
( A Ferdinando)
Rassicùrati.
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