Così è facile capire che qualcosa è stato trascinato sul terreno. Come vorrei che ci fosse Tom Sawyer, sono sicuro che questa cosa gli piacerebbe un fracco, e che ci metterebbe un tocco di fantasia. Nessuno è in gamba come Tom Sawyer in faccende come questa.

Alla fine mi tiro via un po' di capelli e sporco ben bene l'ascia di sangue; appiccico i capelli sul dorso della lama e la butto in un angolo. Poi prendo il maiale e tenendomelo stretto al petto avvolto nella giacca (così non gocciola) mi allontano un bel po' dalla casa e lo butto nel fiume. Allora mi viene in mente un'altra cosa. Vado a prendere dalla canoa il sacco di farina e la mia vecchia sega e li riporto a casa. Rimetto il sacco dov'era prima e ci faccio un buco in fondo con la sega - perché non c'erano coltelli o forchette in quel posto e papà preparava tutto quello che c'era da cucinare con il coltello a serramanico. Poi trasporto il sacco per circa cento iarde sull'erba e al di là dei salici a est della casa fino a un laghetto che era largo cinque miglia ed era pieno di giunchi, e anche di anatre, naturalmente quando era la stagione delle anatre. Dall'altra parte c'era un canale o un fossatello che andava avanti per miglia e miglia, non so fino a dove ma certamente non rientrava nel fiume. La farina che usciva dal sacco aveva lasciato una piccola traccia fino alla riva del laghetto. Lì lascio a terra la pietra che papà usava per affilare, come se era caduta per caso. Poi chiudo con uno spago il sacco della farina per non farlo perdere più, e lo riporto sulla canoa con la sega.

Ormai era buio, per cui sono sceso con la canoa lungo il fiume fino a dei salici che sporgevano dall'argine, in attesa che si levava la luna. Ho legato la canoa a un salice; allora ho mangiato un boccone, poi mi sono sdraiato sul fondo a fare una pipata e a preparare il piano. Penso che seguiranno la traccia del sacco di pietre fino alla sponda e poi dragheranno il fiume per cercarmi. Poi seguiranno la traccia della farina fino al laghetto e faranno ricerche lungo il canale che esce da lì per prendere i banditi che mi hanno ammazzato e che hanno preso la roba. Nel fiume non cercheranno altro che il mio cadavere, ma presto si stancheranno e non gliene fregherà più un cavolo di me. Bene; così posso fermarmi dove mi pare. L'Isola di Jackson è quello che ci vuole; la conosco piuttosto bene e non ci va mai nessuno. Così con la canoa posso andare fino alla città, di notte, e senza farmi vedere prendere quello che mi serve. L'Isola di Jackson è proprio quello che fa per me.

Sono piuttosto stanco, e mi addormento quasi senza accorgermene. Quando mi sveglio, per un momento non capisco dove sono. Mi siedo e mi guardo in giro, e mi viene un po' di paura. Poi ricordo. Il fiume sembrava largo miglia e miglia, e la luna era così lucente che avrei potuto contare i tronchi che passavano trasportati dalla corrente, scuri e quieti, a centinaia di iarde dalla riva. C'era un silenzio di tomba, e sembrava molto tardi, io sentivo a naso che era tardi, se capite quello che voglio dire... con le parole non ci riesco.

Faccio un bello sbadiglio e mi stiracchio ben bene, e sto per slegare la canoa per partire quando sento un rumore distante, sull'acqua. Mi metto ad ascoltare, e poco dopo riesco a distinguerlo. Era il suono sordo e regolare dei remi negli scalmi quando è ancora notte. Sbircio attraverso i rami dei salici, ed ecco che vedo... è un barca lontana, in mezzo all'acqua.