È stata un'ora di noia mortale, e io non riuscivo a star fermo. Miss Watson mi dice: «Non mettere i piedi lì, Huckleberry»; e «non stravaccarti in quel modo, Huckleberry - mettiti dritto»; e subito dopo mi fa: «Non sbadigliare e non stiracchiarti così, Huckleberry - cerca di comportarti bene». Poi mi parla di quel brutto posto, e io gli chiedo perché non ci va. Allora si è incavolata, ma io l'ho detto senza cattive intenzioni. Io volevo solo dire che è bello andare in un posto, ma solo per cambiare un po', non volevo mica criticare. Lei mi ha detto che ero malvagio a dire quella roba lì; ha detto che lei non l'avrebbe augurato a nessuno, mai e poi mai; lei invece voleva vivere in modo da andare a finire nel posto bello. Io non ci tenevo per niente ad andare dove c'era lei, e così ho deciso che non ci sarei finito. Però mica gliel'ho detto, perché chissà che casino ne veniva fuori.
Ma adesso che è partita, chi la ferma più, e ha continuato a dirmi del posto bello. Dice che tutto il giorno la gente non ha da far altro che andare in giro con l'arpa a cantare, e sempre così. A me, questa cosa, non è che mi fa impazzire, però mica gliel'ho detto. Gli ho domandato se pensava che anche Tom Sawyer sarebbe andato a finire, lì, e lei ha detto che era molto difficile. E questo mi ha fatto contento, perché voglio che io e lui stiamo sempre insieme.
Miss Watson ha continuato così ad angosciarmi per un bel po', che non ne potevo più. Alla fine sono andati a chiamare i negri per dire le preghiere, e poi se ne sono andati tutti a letto. Io sono salito su in camera mia con un mozzicone di candela e l'ho messo sul tavolo. Poi mi sono seduto su una sedia accanto alla finestra e cercavo di pensare a qualcosa di allegro, ma era inutile. Mi sentivo solo, e volevo essere morto. Brillavano le stelle, e nei boschi le foglie frusciavano con un suono lugubre; e io sento una civetta lontana, che chiama qualcuno che è morto, e un succiacapre e un cane che piangono per qualcuno che sta per morire; e il vento cercava di bisbigliarmi qualcosa, ma io non riuscivo a capire che cosa, e questo mi fece venire i brividi freddi. Poi lontano, nel bosco, ho sentito quel tipo di verso che fa un fantasma quando vuole dire qualcosa che ha in mente, ma non riesce a farsi capire, e così non può avere riposo nella tomba e deve andare in giro ogni notte lamentandosi a quella maniera. Ero così abbattuto e avevo tanta di quella fifa che avrei voluto avere qualcuno lì con me a farmi compagnia. Presto un ragno comincia a strisciarmi sulla spalla, e io gli do un colpo con la mano, e lui finisce sulla fiamma della candela; e prima che riesco a muovere un dito è tutto raggrinzito. E non c'è bisogno che me lo dica nessuno che quello è un brutto segno, e che mi capiterà qualche disgrazia, e mi viene una tremarella tale che quasi mi cadono i vestiti. Mi alzo e per tre volte mi giro su me stesso, e ogni volta mi faccio il segno della croce; e poi mi lego con uno spago un ricciolo di capelli per tenere lontane le streghe. Però non avevo nessuna fiducia, perché questo lo fai quando perdi un ferro di cavallo che hai trovato e che ti sei dimenticato di attaccare subito sulla porta, ma non ho mai sentito nessuno dire che è così che devi fare per tenere lontana la scalogna quando hai ucciso un ragno.
Mi siedo tremando come una foglia, e tiro fuori la pipa per farmi una fumatina, perché la casa era ormai silenziosa che sembrava un cimitero, e dunque la vedova non lo poteva venire a sapere. Beh, dopo un mucchio di tempo ho sentito suonare l'orologio della città - don-don-don -, dodici colpi, e poi di nuovo tutto è calmo - più calmo che mai. Ma subito dopo sento un ramo che si rompe giù nel buio nero degli alberi - c'è qualcosa che si sta muovendo. Mi metto fermo e ascolto. Ed ecco sento laggiù, piano piano, un «miao! miao!». Oh meno male! E io rispondo, «miao! miao!», più piano che posso, e spengo la luce e scivolo giù dalla finestra sul tetto della rimessa. Poi scendo a terra e striscio fra gli alberi, e lì trovo Tom Sawyer che mi sta aspettando.


II • Il tenebroso giuramento della nostra banda
Torniamo in punta di piedi lungo il sentiero verso la fine del giardino della vedova, tutti curvi per non prendere dentro con la testa nei rami degli alberi. Quando passiamo davanti alla cucina io inciampo in una radice e faccio rumore. Ci accucciamo giù e rimaniamo immobili.
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