Il negro grande e grosso di Miss Watson, che si chiama Jim, era seduto alla porta della cucina. Lo vedo proprio bene perché dietro di lui c'è una luce. Si alza e tende il collo per circa un minuto, in ascolto. Poi fa: «Chi è?».

Ascolta un altro po', e poi viene giù in punta di piedi e si mette proprio in mezzo a noi due; potevamo quasi toccarlo. Beh, saranno passati minuti e minuti senza un rumore, con tutti e tre così vicini. Mi è venuto un prurito alla caviglia, ma non mi sono grattato; e poi vicino alla testa, fra le spalle. Mi sembrava di morire se non mi grattavo. Questa cosa l'ho notata molte volte, dopo. Se sei con gente per bene, o a un funerale, o stai cercando di addormentarti quando non hai sonno - se sei in un qualunque posto dove ti è difficile grattarti, beh, allora ti viene un prurito da crepare in più di mille posti. E presto Jim dice:

«Ehi, chi è là? Che cosa è stato? Mi venga un accidente se non ho sentito qualcosa. Beh, lo so io quello che faccio. Mi metto qua e non mi muovo finché non lo sento ancora».

E così si siede giù a terra fra me e Tom. Appoggia la schiena a un albero e stende le gambe che quasi tocca una delle mie. Incomincia a prudermi il naso. Mi prude tanto che mi vengono le lacrime agli occhi, però non mi gratto. Poi comincia a prudermi dentro il naso. Poi sotto il naso. Non sapevo come fare per non muovermi. Questo strazio è andato avanti per sei o sette minuti, ma mi è sembrato molto più lungo. Mi veniva da grattarmi in undici punti diversi ormai. Pensavo che non potevo resistere un minuto di più, ma ho stretto i denti per tenere duro. Proprio allora Jim comincia a respirare pesante e poi a ronfare - e allora sento che mi sono passati tutti i mali.

Tom mi ha fatto un segno - un piccolo verso con la bocca che si sentiva appena - e ci siamo allontanati piano piano, camminando a quattro zampe. Quando siamo stati a circa dieci piedi, Tom mi ha sussurrato che voleva legare Jim all'albero per fargli uno scherzo, ma io ho detto di no, perché poteva svegliarsi e mettersi a fare casino, e allora si sarebbero accorti che io non ero in casa. Poi Tom ha detto che non aveva abbastanza candele, e che si sarebbe infilato in cucina a prenderne delle altre. Io non volevo, e gli ho detto che così poteva svegliare Jim. Ma Tom ha voluto rischiare; per cui siamo sgusciati dentro e abbiamo preso tre candele, e Tom ha messo sul tavolo cinque centesimi come pagamento. Poi siamo usciti e io avevo la fregola di scappare, ma Tom non è stato contento finché non si è avvicinato ancora a Jim camminando a gattoni, per fargli un qualche tiro. Io ho aspettato e mi è sembrato che è passato un bel po' di tempo, e tutto era così calmo e silenzioso.

Non appena è tornato Tom prendiamo il sentiero lungo lo steccato del giardino e in un attimo siamo sul monterozzo all'altro lato della casa.

Tom dice che ha tolto il cappello a Jim e l'ha appeso a un ramo proprio sopra di lui, e Jim si è mosso un po' ma non si è svegliato. Dopo Jim disse che le streghe gli avevano fatto una fattura e gli erano montate a cavalcioni e l'avevano fatto girare per tutto lo stato, e poi lo avevano riportato sotto l'albero e avevano appeso il cappello sul ramo per far vedere che erano state loro. La volta dopo che lo raccontò, disse che lo avevano fatto andare fino a New Orleans e dopo di allora ogni volta che lo ripeteva andava più lontano, finché disse che lo avevano portato in giro per tutto il mondo, e lo avevano stancato a morte e gli avevano fatto venire le fiacche su tutta la schiena.