Ogni volta che lo perdono, la coscienza mi tormenta a non finire; e, ogni volta che lo punisco, per poco non mi si spezza questo vecchio cuore. Povera me, l’uomo che nasce da donna, già dopo pochi giorni è causa di molti guai, come dicono le Sacre Scritture; dev’essere proprio così. Marinerà la scuola e se ne andrà a zonzo come un fannullone, questo pomeriggio, e io, per punirlo, sarò costretta a farlo lavorare domani. È una crudeltà costringerlo a darsi da fare il sabato, quando tutti gli altri ragazzi hanno vacanza, ma lui odia il lavoro più di qualsiasi altra cosa, e bisognerà pure che io faccia almeno in parte il mio dovere, con quel benedetto bambino, altrimenti lo rovinerò.»

Tom andò effettivamente a zonzo, e se la spassò un mondo. Tornò a casa appena in tempo per aiutare Jim, il ragazzetto di colore, a segare la legna del giorno dopo e a spaccare la legna minuta prima di cena, o almeno arrivò in tempo per raccontare a Jim le sue avventure mentre Jim sbrigava i tre quarti del lavoro. Il fratello minore di Tom (o meglio il fratellastro), Sid, aveva già fatto la sua parte (raccattare le schegge) perché era un bambino tranquillo, non portato per le imprese avventurose e le marachelle. Mentre Tom stava consumando la cena e rubava zucchero ogni qual volta se ne presentava l’occasione, zia Polly gli pose domande colme d’astuzia e molto profonde, in quanto voleva farlo cadere in trappola e indurlo a rivelazioni compromettenti. Come tante altre creature dal cuore semplice, aveva la vanità di credersi dotata di talento per la diplomazia tenebrosa e misteriosa, e si compiaceva di considerare meraviglie di estrema scaltrezza i suoi trucchetti più trasparenti. Disse, a un certo momento:

«Tom, faceva piuttosto caldo, a scuola, vero?»

«Eh, sì.»

«Faceva un caldo da matti, non è così?»

«Sì.»

«Non ti è venuto voglia di andare a fare una nuotata, Tom?»

Un piccolo fremito di paura percorse Tom... un’ombra di sgradevole sospetto. Egli scrutò il viso di zia Polly, che però non gli rivelò un bel niente. Pertanto rispose:

«No, non direi... be’, non molto.»

L’anziana signora portò avanti la mano, tastò la camicia di Tom e disse:

«Adesso non sei accaldato, però.»

E si sentì molto lusingata essendo riuscita ad accertare che la camicia era asciutta senza lasciar capire a nessuno di aver avuto proprio questa intenzione. Ma, nonostante la sua astuzia, Tom sapeva ormai in quale direzione soffiasse il vento.

Pertanto, prevenne quella che sarebbe potuta essere la mossa successiva.

«Alcuni di noi si sono pompati acqua sulla testa... la mia è ancora umida. Senti?»

Fu esasperante per zia Polly rendersi conto di avere trascurato quella prova indiziaria, lasciandosi sfuggire uno stratagemma. Poi ebbe una nuova ispirazione:

«Tom, non sarai stato costretto a strappare i punti del colletto della camicia, là dove io lo avevo cucito, per pomparti acqua sulla testa, vero? Sbottonati la giacchetta!»

Il turbamento svanì dal viso di Tom. Egli si sbottonò la giacchetta. Il colletto della camicia era ben cucito.

«Uffa! Be’, meglio per te. Ero sicura che avessi marinato la scuola e fossi andato a nuotare. Ma devi avere imparato immagino, come la gatta del proverbio che ci ha lasciato lo zampino... ti sei comportato bene, questa volta.»

Era in parte risentita perché la sua sagacia aveva fallito, e in parte lieta perché Tom, per una volta tanto, dimostrava di saper essere ubbidiente.

Sidney, però, disse:

«Un momento, se non sbaglio gli avevi cucito il colletto con filo bianco, e questo filo è nero.»

«Giusto, glielo avevo cucito con il filo bianco! Tom!»

Ma Tom non stette ad aspettare il resto. Mentre correva fuori dalla porta, disse:

«Sid, ti pesterò, per questo!»

Una volta al sicuro, esaminò i due lunghi aghi infilati nei risvolti della giacchetta, con un tratto di filo avvolto intorno a essi, filo bianco nel caso di un ago e filo nero nel caso dell’altro. Poi disse:

«Non se ne sarebbe mai accorta se non fosse stato per Sid. Accidenti, a volte cuce il colletto con il filo bianco e a volte con quello nero! Vorrei proprio che adoperasse sempre o l’uno o l’altro... non riesco a starci dietro.