Tenni con me una slitta e nove cani, perché non è saggio restare senza mezzi di trasporto - anche per pochissimo tempo - in un mondo completamente morto e disabitato.

La spedizione di Lake nell’ignoto, come ognuno ricorderà, inviava regolari messaggi con i trasmettitori a onde corte degli aerei; i dispacci venivano ricevuti simultaneamente dalla nostra ricevente alla base sud e dall’ Arkham nello stretto di McMurdo, da cui venivano trasmessi al mondo esterno su lunghezze d’onda fino a cinquanta metri. La partenza avvenne il 22 gennaio alle quattro del mattino e il primo messaggio arrivò solo due ore dopo, quando Lake annunciò che stava per scendere e fondere un po’ di ghiaccio in un punto a circa cinquecento chilometri da noi. Sei ore più tardi un secondo ed eccitato messaggio riferì che grazie a un lavoro accurato e indefesso era stato possibile scavare un pozzo relativamente poco profondo, da cui l’esplosivo aveva portato alla luce frammenti di ardesia con numerose impronte simili a quella che aveva causato lo stupore iniziale.

Tre ore più tardi un succinto bollettino annunciò la ripresa del volo fra i pericoli di una violenta bufera di vento, e quando inviai un messaggio di protesta contro ulteriori rischi, Lake rispose brevemente che i nuovi ritrovamenti giustificavano qualunque azzardo. Mi resi conto che la sua eccitazione aveva raggiunto lo stadio dell’ammutinamento, e che non potevo fare niente per impedire un’impresa che metteva a repentaglio il successo della spedizione; era spaventoso pensare all’avventura di quegli uomini nelle distese sempre più infide e sinistre del continente bianco, fra tempeste e pericoli sconosciuti che si stendevano per quasi tremila chilometri verso la costa semisconosciuta delle terre della Regina Maria e Knox.

Un’ora e mezzo più tardi, dall’aereo in volo di Lake arrivò il messaggio che cambiò i miei sentimenti e mi fece desiderare di aver seguito il gruppo.

« 10:05 p.m. In volo. Dopo una tempesta di neve abbiamo avvistato una catena di montagne più alta di tutte quelle viste finora. Considerata l’altezza dell’altipiano, forse eguagliano l’Himalaya. Probabile latitudine 76° 15’, longitudine 113° 10’ E. Si estende a perdita d’occhio a sinistra e a destra.

Sospettiamo l’esistenza di due vulcani attivi. Le vette sono nere e senza neve. Il vento che soffia dalle montagne ostacola la navigazione.»

Dopo di che Pabodie, gli assistenti ed io restammo attaccati alla ricevente senza fiatare. Il pensiero della titanica catena a oltre mille chilometri dal punto in cui ci trovavamo accendeva il nostro più profondo senso d’avventura; eravamo felici che la scoperta si dovesse alla nostra spedizione, anche se non a noi personalmente. Mezz’ora dopo Lake ci chiamò di nuovo.

“Aereo di Moulton costretto ad atterrare su altipiano ai piedi delle montagne; nessun ferito, probabilmente riusciranno a ripararlo. Trasferiremo materiale essenziale su altri tre e ce ne serviremo per il ritorno o altre ricognizioni: al momento non sono necessari grandi spostamenti. Le montagne superano qualunque immaginazione. Mi accingo a un volo d’esplorazione sull’aereo di Carroll, liberato di tutto il materiale. Non potete immaginare niente del genere. Le vette più alte devono superare i diecimila metri: Everest battuto. Atwood incaricato di calcolare altezze con teodolite mentre Carroll e io andiamo su. Forse ci sbagliavamo sui vulcani, perché sembrano formazioni stratificate. Probabilmente si tratta di ardesia pre-cambrica con altri strati mescolati. Profilo della catena molto singolare: intorno alle cime più alte sembra di vedere formazioni cubiche. Spettacolo meraviglioso alla luce rosso-oro del sole basso. Sembra la terra del mistero in un sogno, o l’ingresso a un mondo proibito di meraviglie sconosciute. Vorrei che foste qui per studiarle con noi.”

Benché fosse tecnicamente ora di dormire, nessuno di noi pensò per un attimo di ritirarsi. Immagino che gli ascoltatori nello stretto di McMurdo abbiano fatto lo stesso, sia alla base rifornimenti che sull’ Arkham, e il comandante Douglas ci chiamò per congratularsi con tutti dell’importante scoperta. Sherman, l’operatore della base rifornimenti, sottoscrisse questi sentimenti. Ovviamente ci dispiaceva per l’aereo danneggiato, ma speravamo che fosse possibile ripararlo. Alle 11 di sera arrivò un altro rapporto di Lake.

“In volo con Carroll sulle colline pedemontane. Con il tempo che fa non osiamo avventurarci sulle vette più alte, ma lo faremo in seguito.