Quando sollevò la fronte dal suolo, Mariedda si trovò fra le braccia non più il cagnolino nero, ma un bellissimo bambino tutto color di rosa, le cui manine e i cui piedini sembravano fiori. Per un momento pensò di tornarsene in Corte con quel bellissimo bambino; ma le parole di Nostra Signora del Buon Consiglio le stavano fitte in mente: e tosto riprese a camminare attraverso la grande pianura improvvisamente fiorita.
Cammina, cammina e cammina, dopo lunghe ore si trovò davanti una bella casetta verde, nascosta in un boschetto d’aranci e rose. Dagli aranci pendevano grosse palle d’oro, e dalle rose salivano grandi fiori di corallo. Mariedda picchiò.
Una serva vestita in costume, con la sottana di scarlatto fiammante, il corsetto di broccato verde-oro e un gran velo bianco in testa, aprì e disse inchinandosi:
«Siete voi la padrona che s’aspettava?».
«Sì», rispose Mariedda sorridendo.
E da quel giorno, infatti, essa fu la padrona di quella casetta verde nascosta fra gli aranci e le ro-se.
Nessuno passava mai là vicino; il mondo era lontano, lontano, eppure nulla mancava mai nella casetta: c’era sempre il pane che sembrava d’oro; l’acqua che sembrava d’argento; il vino che sembrava sangue; l’uva che sembrava grappolo di perle; la carne che sembrava corallo; l’olio che sembrava ambra; il miele che sembrava topazio; il latte che sembrava neve. E infine tutte le cose. Mariedda era felice: pregava sempre, e aspettava il giorno promesso, nel quale sperava rivedere lo sposo diletto. Intanto il bellissimo bambino, che si chiamava Consiglio, cresceva come i piccoli aranci del boschetto, e rideva e correva su cavalli di canna, ai quali, sebbene non avessero che la coda, faceva eseguire rapidissimi volteggi.
Scorsero cinque anni. Un giorno, finalmente, passò vicino alla casetta verde una comitiva di cacciatori, che si erano smarriti in quelle campagne disabitate, e chiesero ospitalità a Mariedda.
Immaginatevi voi il batticuore, la sorpresa e la gioia di Mariedda nel riconoscere il suo sposo nel capo di quei cacciatori smarriti!
«Ecco giunto il giorno!», pensò trepidando. Ma non si fece conoscere, perché era alquanto cam-biata e vestiva in costume. Però accolse graziosamente i cacciatori, fra i quali eravi anche don Juanne, il medico del diavolo.
Tutti furono incantati della buona accoglienza e della bellezza di Mariedda e di Consiglio. A tavola don Mariano, che sedeva accanto alla padrona, le raccontò la sua sventura, e le disse che si era pentito del suo atroce comando, che aveva fatto cercare la povera sposa per tutti i monti e le valli di Sardegna, e che, non avendola potuta ritrovare, ora egli era l’uomo più infelice della terra, tormenta-to dai rimorsi e dalle ricordanze.
Mariedda fu intenerita da questo racconto, e decise rivelarsi prima che i cacciatori partissero.
Intanto accadde questo fatto straordinario, che dimostrò come la giustizia di Dio si riveli nelle più piccole cose. Sentite. Un cucchiarino d’oro del servizio da tavola era caduto per terra. Consiglio, che giocherellava attraverso le sedie, lo raccolse, e introdottosi sotto la mensa, così giocando, lo po-se dentro la scarpina di marocchino ricamata di don Juanne. Poi se n’andò via, e dalla serva fu posto a dormire.
Quando si venne a sparecchiare, si notò la mancanza del cucchiarino d’oro, e questo non si poté rinvenire in alcun posto.
«Bel signore», allora disse Mariedda al principe, «io ho dato ospitalità a voi ed ai vostri cavalieri.
Perché dunque mi si paga così?»
E raccontò l’affare del cucchiarino d’oro, che, senza dubbio, era stato rubato da qualcuno dei cacciatori.
Don Mariano salì su tutte le furie, e traendo la spada, gridò:
«Cavalieri, qualcuno da qui ha rubato. Confessate la vostra onta o ve ne pentirete amaramente!».
1 comment