Ora avvenne che gli Spagnoli invasero il regno di Arboréa, e don Mariano, lo sposo di Mariedda, dovette partire col suo esercito per difendere le sue terre e cacciare gl’invasori. Partì e lasciò Mariedda presso a diventare madre di un bel principino.

«Addio, bella amica», le disse baciandola in fronte, prima di montare sul suo gran cavallo bianco dalla gualdrappa rossa, «sta di buon animo, e fa che al mio ritorno trovi un nuovo principino bello e forte come…»

«Come te, bell’amico! », rispose donna Mariedda con orgoglio.

Durante la guerra, don Mariano stette lungo tempo lontano dalla sua capitale, dal vecchio padre, dalla sposa, e questa, qualche mese dopo la sua partenza, divenne madre di un bellissimo bambino.

Questo bambino era tutto color di rosa, e aveva i piedini e le manine che sembravano fiori.

Bisogna sappiate, però, che vi era chi aspettava ansiosamente il giorno della nascita del bellissimo bambino, per demolire tutta la felicità della Giudicessa donna Mariedda.

Era don Juanne Perrez. Sentite.

Dopo la separazione dalla nipote, egli aveva cominciato a odiarla ferocemente, giurando di vendicarsi. Ma per quante ricerche facesse nel Logudoro e nelle terre vicine, nessuno aveva mai veduto né sentito parlare della fanciulla dagli occhi di stella; e don Juanne già cominciava, con malvagia gioia, a creder che se l’avesse portata via il demonio; quando, recatosi ad Oristano per le feste in occasione delle nozze del principe, vide con meraviglia e dispetto, che la sposa era Mariedda!

Allora egli cosa fece? Tornò nel suo villaggio, vendé tutto quanto possedeva, e vendé persino la sua anima al diavolo, perché lo aiutasse nella vendetta; e si vestì da medico, con una lunga barba bianca, e una zimarra nera. Si vestì così perché in un vecchio libro aveva letto che talmente vestiva Claudio Galeno, un antico dottore. Così travestito, don Juanne Perrez se n’andò nuovamente ad Oristano, spacciandosi per un medico arrivato da Alemagna, e che aveva studiato a Ratisbona.

E tanto disse e tanto fece, che lo accettarono per medico di Corte. Mariedda non lo riconobbe punto. Perciò, quando nacque il bellissimo bambino più sopra accennato, fu chiamato il falso medico; e il falso medico, che aspettava questa occasione per vendicarsi, nascose il bellissimo bambino, e lo sostituì destramente con un cagnolino nero, brutto e rognoso, che teneva pronto. E fece quest’azione vigliacca con tanta destrezza, che neppure Mariedda se ne accorse.

Don Juanne non uccise il bellissimo bambino, ma lo lasciò morir di fame; perciò ancor oggi, in molti punti della Sardegna, la fame vien chiamata Monsiù Juanne, in memoria di questo fatto.

Intanto nella Corte Reale si era immersi nel massimo dolore e spavento, perché mai si era vista una cosa simile; e Mariedda aveva la febbre dal dispiacere e dall’umiliazione. Pazienza fosse stata una popolana a diventar madre di un cagnolino nero, brutto e rognoso, Santo Iddio! la cosa sarebbe stata passabile, perché in quei tempi esistevano le streghe che si maritavano col diavolo, e da questi orribili matrimoni potevano nascere anche cagnolini e scorpioni: ma una Giudicessina, che aveva vestiti di broccato, i quali stavano ritti da sé tant’oro e argento portavano!…

Basta; la cosa fu scritta a don Mariano che, per la prima volta in vita sua, pianse di dolore. E forse egli avrebbe perdonato Mariedda; ma sparsasi nel campo spagnolo la notizia destò tale ilarità e tante beffe a danno del principe nemico, che egli salì su tutte le furie, e scrisse al suo Maggiordomo che tosto pigliasse la Giudicessina col suo mostriciattolo e la portasse lontano, lontano, in luogo donde non potesse far ritorno, poiché egli la ripudiava.

Il Maggiordomo obbedì; e una notte la povera Mariedda si vide trasportata lontano lontano, in una campagna deserta e silenziosa. Fra le braccia ella stringeva il cagnolino, al quale aveva posto un grande amore.

Lasciata sola in quella campagna deserta e silenziosa, in quell’ora tremenda di disperazione, ella ricordò finalmente il suo passato, ricordò Nostra Signora del Buon Consiglio, e cadde al suolo piangendo, chiedendo misericordia e perdono.

Allora, come nella stanza buia e remota della casa di don Juanne, ecco si fece una gran luce d’o-ro, e in essa apparve la Madonna col vestito bianco e il manto azzurro e il diadema simile a quello della Regina di Spagna.

«Mariedda, Mariedda», disse con voce soavissima, che consolò la povera afflitta, «tu ti sei di-menticata di me, e per ciò sventura t’incolse. Ma io non abbandono gli afflitti, e sono la madre dei dolorosi»

Con la fronte al suolo Mariedda piangeva e pregava.

«Mariedda», continuò la Madonna, «cammina, cammina. Troverai una casa che sarà tua, e dove nulla ti mancherà. Vivi là finché sia giunto il tuo giorno e non dimenticarti più di me.»

Ciò detto sparve. Sulle desolate campagne si sparse una luce di sole nascente, le siepi fiorirono, i ruscelli brillarono; un soave profumo di puleggio passò per l’aria, e una fila di merli dal becco giallo cantò su un muro vicino.