Sin dalla prima occhiata il mio uomo mi aveva fatto orrore. Così pure alla famiglia della piccola, cosa che era perfettamente naturale. Ma quello che mi colpì fu il caso del dottore. Egli era il solito medico angoloso e asciutto, senza età e senza colore, con un forte accento scozzese, incapace di emozioni come una cornamusa. Ebbene, signore, provava quello che provavamo tutti noi: ogni volta che guardava il mio prigioniero, vedevo il sega-ossi diventare pallido dal desiderio di ucciderlo. Sapevo cosa avesse in mente, proprio come lui sapeva cosa avessi in mente io. Ma, siccome un omicidio era fuor di questione, ci comportammo come meglio si poteva; dichiarammo all’uomo che noi potevamo fare e avremmo fatto un tale scandalo dell’accaduto, da infamare il suo nome da un capo all’altro della città. Se aveva amici, o qualsiasi credito, sarebbe stato nostro compito farglieli perdere. Mentre lo minacciavamo in simile modo, tenevamo le donne lontane da lui come meglio possibile, perché apparivano selvagge come furie. Non vidi mai un cerchio di facce così piene d’odio; e l’uomo stava nel mezzo, con una specie di tetra ironica freddezza — anche lui era spaventato, si vedeva bene — ma cercava di non mostrarlo, proprio come Satana. “Se avete deciso di divulgare questo incidente” disse “io, naturalmente, non ho possibilità di difendermi. Ma un gentiluomo preferisce sempre evitare le scene. Dite il vostro prezzo.” Ebbene, riuscimmo a ottenere cento sterline per la famiglia della bimba; evidentemente lui avrebbe voluto cavarsela in altro modo, ma c’era qualcosa di minaccioso nelle nostre facce, e dovette cedere. Ora si trattava di prendere il denaro; e dove credete che ci accompagnò, se non qui, davanti a questa porta? Estrasse una chiave, aprì, entrò, e subito tornò fuori con dieci sterline d’oro e un assegno per la banca Coutts, pagabile al portatore, e firmato con un nome che ora non posso dire, benché costituisca una delle cose principali della mia storia; ma era un nome per lo meno molto conosciuto e spesso stampato. La cifra era alta; ma la firma valeva ben di più, se non era falsa. Io mi presi la libertà di osservare al mio gentiluomo che tutta la faccenda mi sembrava losca, e che in realtà un uomo non può entrare in una cantina alle quattro del mattino, e uscirne con un assegno di circa cento sterline firmato da un’altra persona. Ma lui appariva completamente a proprio agio, e sorrideva con ironia. “Tranquillizzatevi” disse “resterò con voi sinché la banca non si aprirà, e riscuoterò io stesso l’assegno.” Perciò ce ne andammo tutti, il dottore, il padre della bimba, l’amico e io, e passammo il resto della notte a casa mia; il giorno seguente, dopo aver fatto colazione, ci recammo, sempre tutti insieme, alla banca. Presentai l'assegno io stesso, e dissi che avevo tutte le ragioni per credere si trattasse di un falso. Invece, l’assegno era buono.»
«Perbacco!» disse il signor Utterson.
«Vedo che anche voi la pensate come me,» disse il signor Enfield. «Sì, è una brutta storia. Infatti il mio uomo era un tipo con il quale nessuno dovrebbe avere a che fare, un uomo veramente dannato; e la persona che aveva emesso l’assegno era la più onesta che si potesse pensare, e (quel che è peggio) uno di quei tipi che fanno veramente del bene. Un ricatto, immagino: un uomo onesto che paga per qualche errore di gioventù. “La casa del ricatto”, così ora io chiamo di conseguenza quell’edificio con quella porta. Benché anche questo, vedete, non spieghi nulla,» aggiunse, e, dette queste parole, s’immerse nel silenzio.
Fu tratto dalla sua meditazione dal signor Utterson che gli domandò piuttosto bruscamente:
«E non sapete se colui che aveva emesso l'assegno vivesse in quella casa?»
«In un posto simile?» rispose il signor Enfield. «Ma credo di avere notato il suo indirizzo; abita in una piazza, non so bene quale.»
«E non avete mai domandato nulla circa… quell’edificio della porta?» chiese il signor Utterson.
«No, signore: ebbi un certo scrupolo,» fu la risposta. «Sono piuttosto contrario a fare domande; è troppo nello stile del giorno del giudizio. Se tu fai una domanda, è come se lanciassi una pietra. Te ne stai tranquillo sulla sommità di una collina; la pietra rotola giù, e ne smuove tante altre; sinché qualche ottimo vecchio (l’ultima persona cui pensavi) non viene colpito sulla testa nel suo giardino, e la famiglia deve cambiare nome. No, signore, ne ho fatto una regola per me: più una cosa appare curiosa, meno io domando.»
«Un’ottima regola, in verità» disse l’avvocato.
«Però io ho studiato questo luogo per conto mio,» continuò il signor Enfield.
1 comment