Ora, più ti guardo e mai come in questo momento ti ho vista pronta a sostenere questo confronto e a trionfare della tua bellezza! Un minuto fa, quando sei entrata in questa stanza, mi hai inondato di luce come una meravigliosa visione. Se tu le apparissi davanti adesso, in questo aspetto, non troveresti mai un’occasione più adatta…

 

ELISABETTA

Adesso? No, no, adesso no, Leicester… devo rifletterci con calma, parlarne con Burleigh…

 

LEICESTER (interrompendola vivacemente)

Burleigh! Un uomo che pensa solo al bene della nazione, mentre anche la tua femminilità ha i suoi diritti. È una questione che tu sola devi risolvere, e non un argomento di discussione per l’uomo di Stato. Anche la politica, comunque, esige che tu la veda e che, con un gesto di clemenza, ti conquisti l’opinione pubblica. In seguito, penserai a liberarti dell’odiosa rivale nel modo più opportuno.

 

ELISABETTA

Non ritengo sia un bene che veda una mia parente nel bisogno e nell’afflizione! Dicono che non viva in un ambiente consono al suo rango regale… e la sua miseria suonerebbe come un amaro rimprovero per me.

 

LEICESTER

Non c’è bisogno che ti avvicini alle sue stanze. Ascolta il mio consiglio. Il caso ci favorisce. Oggi è giorno di caccia e il castello di Fotheringhay è sulla via tracciata per il corteo. Basta concedere alla Stuarda il permesso di passeggiare nel parco, tu arrivi come per caso, senza ordinare il minimo preparativo e, se non vuoi, puoi anche evitare di rivolgerle la parola.

 

ELISABETTA

Se faccio una stupidaggine, sarà colpa vostra, Leicester, e non mia! Oggi non voglio rifiutarvi nulla, perché siete il più infelice dei miei sudditi, quello cui ho fatto più male! (Guardandolo teneramente) Probabilmente è un capriccio da parte vostra, ma l’affetto si dimostra nel concedere volentieri proprio ciò che la ragione non approva. (Leicester si getta ai suoi piedi mentre cala la tela)

 

ATTO TERZO

 

 

 

Radura in un parco. Dietro gli alberi, un paesaggio sconfinato.

 

 

Scena prima

 

 

Maria entra correndo tra gli alberi, Hanna Kennedy la segue lentamente.

 

KENNEDY

Correte come se aveste le ali ai piedi, e io non ce la faccio a tenervi dietro. Aspettatemi!

 

MARIA

Lasciami godere questa nuova libertà, lascia che torni all’infanzia, e torna bambina insieme a me! Lascia che posi il mio passo lieve sul verde tappeto dell’erba! Sono dunque evasa dalla mia oscura prigione? Quel cupo sepolcro non mi tiene più prigioniera? Lascia che beva a gran sorsi questo effluvio di libertà, quest’aria pura e celestiale!

 

KENNEDY

O mia dolce signora! Il vostro carcere si è appena dischiuso. Se attorno a voi non scorgete le tetre mura che vi imprigionano, è solo per colpa degli alberi e dei loro fitti rami!

 

MARIA

Grazie, vi ringrazio gentili alberi verdi che mi celate la vista della mia prigione! Voglio sognare d’essere libera e felice: perché vuoi destarmi dalla dolcezza di questa visione? Non sono avvolta dal cerchio immenso del cielo? Lo sguardo, libero dagli impacci che lo trattenevano, ormai vaga nell’immensità dello spazio. Laggiù, dove le montagne cinte dalla grigia nebbia si alzano maestose, cominciano i confini del mio regno e queste nuvole in fuga verso mezzogiorno vanno alla ricerca di quel mare lontano che bagna la terra di Francia. Nuvole vagabonde, naviganti nei cieli! Felice chi può viaggiare e lasciarsi trasportare da voi! Salutatemi la terra lieta della giovinezza! Io sono qui prigioniera, in catene, e voi siete le mie sole messaggere! Voi, che siete libere di correre nell’aria e non siete suddite di questa terribile regina.

 

KENNEDY

Dolce signora, non lasciatevi trasportare dal delirio! La libertà, che invocate da tanto tempo, vi induce a cadere nella follia.

 

MARIA

Scorgo in lontananza un pescatore che accosta la barca alla riva, quel povero strumento potrebbe salvarmi e condurmi rapidamente in città amiche. Dà appena ciò che assicura il sostentamento a quel pover’uomo, ma io vorrei riempirlo di ricchezze, vorrei che facesse una pesca che non si è mai vista e trovasse tutti i beni possibili nelle sue reti se acconsentisse a portarmi via sulla sua barca.

 

KENNEDY

Sogni impossibili! Non sentite dietro a noi i passi dei nostri sorveglianti? Un divieto disumano ci tiene lontani da chiunque abbia pietà di noi!

 

MARIA

No, mia buona Hanna. Credimi, la porta del carcere non mi è stata aperta invano. No, non sbaglio: questo infimo favore è il preludio di una felicità più grande. Ne sono debitrice alla mano sollecita dell’amore, al braccio vigoroso e audace di Lord Leicester. Poco alla volta i muri del carcere si allargheranno, vogliono che mi abitui alle cose grandi per mezzo delle cose piccole, finché un giorno finalmente non scorgerò chi mi libererà per sempre dalle catene.

 

KENNEDY

Ahimè, non so spiegarmi queste contraddizioni: solo ieri vi hanno notificato la condanna a morte, ed oggi improvvisamente vi concedono questa inaudita libertà. Ho sentito dire che vengono liberati i prigionieri che stanno per incamminarsi verso la libertà eterna.

 

MARIA

Senti lo squillo sonoro del corno da caccia che echeggia nei boschi e nei prati? Oh, se potessi salire su un focoso destriero e unirmi alla lieta brigata! Vorrei fare di più! Quella voce diletta, che evoca soavi e tristi ricordi, che mi riempiva il cuore di un’immensa gioia sui valichi dirupati della Scozia quando nell’empito e nel fragore della caccia passava il corteo, oh come vorrei udirla ancora!

 

Scena seconda

 

 

Maria, Kennedy, Paulet.

 

PAULET

Allora, Milady? Come mi sono comportato oggi? Merito un ringraziamento da parte vostra?

 

MARIA

Come dite, cavaliere? Questo favore me l’avete procurato voi, proprio voi?

 

PAULET

Perché non avrei dovuto essere io? Sono stato a corte, dove ho consegnato la vostra lettera.

 

MARIA

L’avete proprio consegnata? Davvero? E la libertà di cui godo è l’effetto della mia lettera?

 

PAULET (allusivo)

Non è il solo. Aspettatevi una conseguenza ben più significativa.

 

MARIA

Ben più significativa? Cosa volete dire, signore?

 

PAULET

Avete udito i corni…

 

MARIA (indietreggia terrorizzata)

Voi mi fate paura!

 

PAULET

La regina è a caccia qua vicino.

 

MARIA

Come?

 

PAULET

Tra poco la vedrete.

 

KENNEDY (accorrendo perché Maria si sente mancare)

Cosa c’è, signora? Siete pallida!

 

PAULET

E allora? Non era questo il favore che chiedevate con insistenza? Non vi è stato concesso prima del previsto? Siete sempre stata così loquace, adesso è il momento di parlare!

 

MARIA

Perché non mi avete dato il tempo di prepararmi? Adesso non mi sento pronta a riceverla, adesso no. Il favore più grande che ho mai chiesto, mi appare una cosa atroce e spaventosa… Vieni, Hanna, rientriamo, devo riprendermi, ho bisogno di calma.

 

PAULET

Rimanete! Dovete aspettarla qui. È logico che abbiate timore di comparire davanti al vostro giudice.

 

Scena terza

 

 

Shrewsbury e i precedenti.

 

MARIA

No, non è per questo! Dio mio, è qualcosa di completamente diverso! Mio caro Shrewsbury, arrivate al momento giusto, come un angelo mandato dal cielo! Non posso vederla, risparmiatemi, vi scongiuro, la sua vista odiosa…

 

SHREWSBURY

Coraggio, Maestà! Ritornate in voi. Questo è il momento decisivo.

 

MARIA

L’ho atteso da tanto tempo. Mi sono preparata per anni, ho vagliato attentamente ogni parola che ho imparato a memoria, per suscitare la sua emozione. Ed ora, all’improvviso, tutto si è cancellato, e in me non c’è più nulla di vivo oltre all’atroce tormento della sofferenza! Il cuore si rivolta contro di lei in modo violento e incontrollabile, tutti i saggi proponimenti spariscono d’incanto e i demoni infernali danzano attorno a me agitando delle chiome che sembrano serpi!

 

SHREWSBURY

Mettete a freno l’agitazione, cacciate via l’amarezza profonda che vi spezza il cuore! Quando l’odio cozza contro l’odio, ciò che ne deriva è solo un frutto malsano. Per quanto sia difficile, obbedite alla necessità del momento attuale. Lei detiene il potere: inchinatevi a lei!

 

MARIA

Non posso umiliarmi in sua presenza, non lo farò mai!

 

SHREWSBURY

Dovete farlo! Parlatele con rispetto, con calma. Implorate la sua generosità, non proclamate i vostri diritti, non è il momento.

 

MARIA

Ahimè, io ho provocato la mia rovina ed ecco che, al colmo della sfortuna, vengo esaudita! Non dovevamo incontrarci mai, e da questo incontro non può derivare altro che male! È più facile che l’acqua e il fuoco si mescolino, e che l’agnello abbracci la tigre… Ho sofferto troppo, e lei mi ha troppo offesa… No, tra noi è impensabile una riconciliazione!

 

SHREWSBURY

Almeno accettate di guardarla in faccia! L’ho vista commossa dalla vostra lettera, ho visto gli occhi che le si riempivano di lacrime.