Voi non avete nulla di ciò che rende bella l’esistenza, eppure attorno a voi si diffonde una magica luce divina. Io non varco mai una soglia come questa senza che la sofferenza non mi afferri alla gola e senza, al tempo stesso, una gioia illimitata perché comunque posso rivedervi! Ma su di noi si avventa l’ora della decisione, il pericolo aumenta da un momento all’altro, e io non posso più indugiare né celarvi questa orribile cosa…
MARIA
La mia sentenza è stata pronunciata? Ditelo pure. Sono in grado di udirlo.
MORTIMER
Sì, è stata pronunciata. I quarantadue giudici vi hanno dichiarata colpevole. La Camera dei Lord e la Camera dei Comuni e la città di Londra fanno vive pressioni perché la condanna sia eseguita al più presto. Solo la regina esita, non per un senso umanitario ma semplicemente per scaltrezza, perché vorrebbe essere costretta a farlo.
MARIA (rassegnata)
Sir Mortimer, le vostre parole non mi sorprendono né mi sgomentano. Era una notizia che mi aspettavo da lungo tempo. Date le sofferenze che mi sono inflitte, comprendo benissimo che i giudici non potevano certo concedermi la libertà. Vedo molto bene ciò a cui tendono. Vogliono rinchiudermi in carcere a vita e, nella notte eterna della prigione, seppellire la mia vendetta e i miei diritti insieme a me stessa.
MORTIMER
No, regina, oh no! Questo è troppo poco per loro! Alla tirannide non basta lasciar l’opera incompiuta. Finché sarete in vita, continueranno a vivere i timori della regina d’Inghilterra. Per voi non esiste un carcere abbastanza profondo, e solo la vostra morte può assicurarle il trono.
MARIA
Avrebbe il coraggio di mettere la mia testa coronata sopra un ceppo ignominioso?
MORTIMER
Ne avrà il coraggio. Non dubitate.
MARIA
Per trascinare nella polvere la sua regale maestà e quella di tutti i sovrani? Non ha paura della vendetta della Francia?
MORTIMER
Sta per concludere con la Francia un’alleanza duratura e donare la sua mano e il trono al duca d’Anjou.
MARIA
Ma il re di Spagna non scenderà in campo contro di lei?
MORTIMER
Finché è sicura della pace interna nel suo regno, Elisabetta non teme il mondo intero sollevato contro di lei.
MARIA
E vorrebbe offrire agli inglesi uno spettacolo simile?
MORTIMER
Questo paese, maestà, ha visto molte regine negli ultimi tempi scendere dal trono e salire sul patibolo! Un cammino che è stato percorso dalla madre di Elisabetta… come da Caterina Howard… per non parlare di Lady Grey che era di sangue reale.
MARIA (dopo un attimo di pausa)
No, Mortimer! Vi acceca un timore vano, inutile! L’apprensione che regna nel vostro cuore fedele suscita terrori inesistenti! Io non temo il patibolo. Con altri mezzi più subdoli e infallibili la regina d’Inghilterra può soffocare i miei diritti e conquistarsi la pace. È più facile armare la docile mano di un sicario che trovare un carnefice! Di questo, signore, io ho paura! Non accosto mai alle labbra un calice senza temere che possa essermi amorosamente offerto dalla mia cara sorella.
MORTIMER
Né in segreto né in pubblico riusciranno a portare a termine il piano spaventoso di porre fine alla vostra vita. Non abbiate timore! Siamo pronti, dodici giovani della nobiltà del paese sono con me: stamattina, dopo la comunione, hanno giurato di ricorrere alla forza per liberarvi dal castello! Il conte Aubespine, ambasciatore di Francia, al corrente della congiura, si impegna a fornirci il suo aiuto, e il suo palazzo è il luogo scelto per adunarci.
MARIA
Signore, voi mi fate tremare ma non di gioia! Un tetro presagio si insinua nel mio cuore! Siete consapevole di ciò che state per affrontare? Non vi sgomentano le teste mozze di Babington, di Tichburn, esposte a monito universale sul ponte di Londra? Non vi insegna nulla la morte di coloro che a migliaia hanno sacrificato inutilmente la vita in questa folle impresa per riuscire solo ad aumentare il peso delle mie catene? Giovane infelice, pieno d’illusioni, fuggite! Fuggite, se siete ancora in tempo, se Burleigh non è già stato informato e se non vi ha già messo un traditore alle costole! Tutti coloro che hanno voluto proteggere Maria Stuarda non sono mai stati accompagnati dalla fortuna!
MORTIMER
Non mi fanno paura le teste mozze di Babington e di Tichburn, esposte a monito universale sul ponte di Londra, e neppure la morte di coloro che hanno sacrificato la vita in questa impresa, perché hanno ottenuto in premio la gloria eterna e morire per la vostra salvezza è comunque una fortuna.
MARIA
È inutile! Né la forza né l’astuzia possono salvarmi! Il nemico veglia e detiene tutto il potere. Davanti alla mia porta non ci sono soltanto Paulet coi suoi aguzzini, ma tutto il popolo inglese. Solo il libero volere di Elisabetta può schiudermi quella porta.
MORTIMER
Oh, non speratelo!
MARIA
Solo un uomo può aprirla.
MORTIMER
Ditemi come si chiama.
MARIA
Il conte di Leicester.
MORTIMER (indietreggiando stupito)
Leicester! Il conte di Leicester! Il vostro nemico più implacabile! Il favorito di Elisabetta… lui…
MARIA
Se ho una possibilità di salvezza, solo lui me la può garantire. Cercatelo! Parlategli in piena, totale fiducia e, per assicurarlo che sono io che vi mando, portategli questo foglio col mio ritratto. (Si toglie un foglio dal seno. Mortimer indietreggia ed esita a prenderlo) Prendetelo! Lo conservo da molto tempo, da quando la rigorosa vigilanza di vostro zio mi impedì di giungere fino a lui. Il mio buon angelo vi ha mandato da me…
MORTIMER
Regina, svelatemi questo enigma…
MARIA
Sarà Lord Leicester a spiegarvelo. Abbiate fiducia in lui, ed egli avrà fiducia in voi. Chi c’è adesso?
KENNEDY (entrando in fretta)
Sir Paulet con un gentiluomo di corte.
MORTIMER
È Lord Burleigh. Coraggio! Udite con fredda calma, regina, ciò che vi dirà. (Esce, seguito da Hanna Kennedy, da una porta laterale)
Scena settima
Maria, Lord Burleigh, tesoriere della Corona d’Inghilterra, e il cavalier Paulet.
PAULET
Oggi volevate conoscere esattamente ciò che vi aspetta: sarete ampiamente soddisfatta da Lord Burleigh. Accettate il suo messaggio con rassegnazione.
MARIA
Spero di farlo con la dignità che si accompagna sempre all’innocenza.
BURLEIGH
Vengo come inviato del tribunale.
MARIA
Lord Burleigh offre servizievole al tribunale la sua bocca, dopo aver offerto il suo cervello.
PAULET
Parlate come se foste già informata della sentenza.
MARIA
Se è Lord Burleigh a comunicarmela, è come se la sapessi già! Veniamo al fatto, signore!
BURLEIGH
Voi, signora, vi siete sottomessa al giudizio del tribunale dei Quarantadue…
MARIA
Perdonatemi, Milord, se mi vedo costretta a interrompervi fin dall’inizio. Voi dite che mi sono sottomessa al giudizio dei Quarantadue? Io non mi sono affatto sottomessa. Non potevo farlo… Potevo forse ripudiare la dignità del mio rango, del mio popolo, di mio figlio e dell’intera sovranità? La legge inglese prescrive esplicitamente che l’imputato venga giudicato da giudici che gli siano pari di grado. Chi, in quel collegio, era mio pari? I miei pari sono soltanto i re.
BURLEIGH
Voi avete sentito i capi d’accusa, e li avete anche confutati in tribunale…
MARIA
Sì, l’odioso inganno di Hatton mi persuase, ma solo per salvare il mio onore e fiduciosa del mio buon diritto, ad ascoltare i capi d’accusa per dimostrarne l’inconsistenza! L’ho fatto per rispetto nei confronti delle persone dei Lord, e non certo per la carica che rivestono, che ricuso nel modo più assoluto.
BURLEIGH
Il fatto che li ricusiate o meno, Milady, è solo una pura formalità che non può impedire il procedimento in corso.
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