Chi desidera il bene di Sua Maestà non può dare un consiglio tanto abbietto.

 

TALBOT

E se la nostra sovrana volesse dar libero corso alla pietà e alla clemenza, voi fareste di tutto per impedirglielo?

 

BURLEIGH

È condannata! Il suo capo è già sotto la scure. L’occhio sereno del sovrano non può contemplare un capo consacrato alla morte. Se la regina le si accostasse, la sentenza non potrebbe essere più eseguita, perché concedere il beneficio di un colloquio è sinonimo di grazia.

 

ELISABETTA (asciugandosi gli occhi dopo aver letto la lettera)

Cos’è mai l’uomo! Cos’è mai la felicità a questo mondo! A quale estremo è ridotta questa regina, che ha cominciato la sua vita con speranze tanto fulgide, chiamata a regnare sul più antico trono d’Europa, e che aveva in animo di porsi in capo ben tre corone! Adesso parla una lingua completamente diversa da quando si attribuiva lo stemma d’Inghilterra e, dai suoi cortigiani, si faceva chiamare regina delle isole britanniche! Scusate signori, ma mi si spezza il cuore, sono oppressa dalla tristezza e dal dolore constatando l’incertezza delle cose terrene, e sentendo il destino umano, nel suo aspetto più atroce, passarmi accanto e sfiorarmi la fronte!

 

TALBOT

O regina! Dio ti ha toccato il cuore! Ascolta questa ispirazione che ti viene dal cielo! Ha espiato duramente la sua colpa, ed è ora che la prova finisca! Tendile la mano, se è caduta così in basso, e scendi come un angelo di luce nella cupa notte del suo carcere…

 

BURLEIGH

Non cedere, grande sovrana! Non lasciare che un senso d’umanità, sia pur lodevole, ti faccia desistere dalla decisione presa e ti faccia commettere un grave errore! Non precluderti la libertà di compiere ciò che ritieni necessario. Tu non puoi graziarla né salvarla, quindi non esporti nemmeno all’accusa orribile di aver voluto gioire alla vista della tua vittima, esibendoti davanti a lei nel tuo trionfo per recarle una nuova, crudele umiliazione!

 

LEICESTER

Signori, restiamo nei limiti che ci siamo imposti! La regina è saggia e non ha bisogno dei nostri consigli per prendere la decisione più adatta. Il colloquio tra le due sovrane non ha niente a che fare con le decisioni del tribunale. È la legge inglese, e non la volontà della regina, a condannare Maria. Va ascritto a merito di Elisabetta se segue il nobile impulso del suo cuore, purché la legge mantenga il suo corso.

 

ELISABETTA

Andate, signori. Troveremo il modo di conciliare come si conviene ciò a cui la clemenza ci invita e ciò a cui la necessità ci costringe! Ed ora… lasciatemi! (I Lord si allontanano, Elisabetta richiama Mortimer che è gia sulla soglia) Una parola, Sir Mortimer!

 

Scena quinta

 

 

Elisabetta, Mortimer.

 

ELISABETTA (dopo averlo scrutato attentamente per un istante)

Avete dato prova di molto coraggio e di un considerevole dominio su voi stesso, alla vostra età! Chi ha imparato con tanto anticipo l’arte difficile della simulazione, matura precocemente ed abbrevia gli anni d’apprendistato. Io vi predìco che il destino vi riserva a grandi prove, e fortunatamente sarò io a garantire che la profezia si avveri.

 

MORTIMER

Nobile sovrana, tutto il mio essere e tutto il mio valore sono consacrati a servirti.

 

ELISABETTA

Avete imparato a conoscere i nemici dell’Inghilterra. Il loro odio nei miei confronti è implacabile, ed essi tramano continuamente spaventose congiure ai miei danni. Finora l’Onnipotente mi ha protetta, ma la corona non sarà mai sicura sul mio capo finché rimarrà in vita la donna che offre pretesti ai fanatici e incrementa le loro folli speranze.

 

MORTIMER

Basta un cenno da parte tua, e non vivrà più.

 

ELISABETTA

Ahimè, credevo di essere ormai giunta alla meta e invece sono appena all’inizio! Volevo che la legge seguisse il suo corso senza sporcarmi le mani di sangue! La sentenza è stata pronunciata. Ma che vantaggio posso trarne? Dev’essere eseguita, e comunicare quest’ordine spetta a me sola. Quel gesto odioso ricade interamente su di me. Devo riconoscerne la responsabilità e, insieme, salvare le apparenze. Questo è il lato peggiore della faccenda!

 

MORTIMER

Che t’importano le apparenze, se la causa è giusta?

 

ELISABETTA

Cavaliere, voi non conoscete il mondo. Tutti giudicano in base a come appari, non a come sei! Non potrò mai convincere nessuno del mio buon diritto, e perciò devo fare in modo che la mia responsabilità nella sua morte resti per sempre avvolta in una luce ambigua. In queste faccende controverse, che hanno un duplice aspetto, l’unica via di scampo è agire nell’oscurità. Il passo peggiore è quello che si ammette di aver compiuto, ed è perduto solo ciò a cui si rinuncia.

 

MORTIMER (cercando di interpretare le sue parole)

Allora il partito migliore sarebbe…

 

ELISABETTA (rapida)

Certo, sarebbe il partito migliore! Il mio buon angelo parla attraverso le vostre parole! Continuate, signore, esprimete fino in fondo il vostro pensiero! Voi dimostrate di considerare seriamente le cose, e volete andare fino in fondo, siete un uomo completamente diverso da vostro zio…

 

MORTIMER (scosso)

Hai rivelato al cavaliere la tua volontà?

 

ELISABETTA

Mi pento di averlo fatto.

 

MORTIMER

Scusalo, è un uomo anziano, gli anni lo rendono incerto e pieno di dubbi. Le azioni temerarie richiedono una baldanza giovanile…

 

ELISABETTA (in fretta)

Allora vi posso…

 

MORTIMER

Io ti presterò la mano e tu, se ti è possibile, salva il nome…

 

ELISABETTA

Ah, signore! Se un mattino mi svegliaste annunciandomi: Maria Stuarda, la tua mortale nemica, non fa più parte del mondo dei vivi!

 

MORTIMER

Conta su di me.

 

ELISABETTA

Quando potrò riposare in pace?

 

MORTIMER

Col prossimo novilunio non soffrirai più nessun timore.

 

ELISABETTA

Addio, signore! Non abbiatevene a male, se la mia profonda gratitudine dovrà essere avvolta dalle fitte tenebre della notte. Il Silenzio è il dio dei fortunati, e i legami più fidati e più dolci sono quelli che si tessono in segreto… (Esce)

 

Scena sesta

 

 

MORTIMER (solo)

Vattene, regina falsa e ipocrita! Come tu inganni il mondo, io inganno te! Tradirti è un gesto buono e giusto! Somiglio forse a un assassino? Sulla mia fronte hai letto un pudore privo di scrupoli? Fidati pure del mio braccio, e trattieni il tuo! Assumi davanti al mondo la maschera ipocrita della pietà e, mentre confidi nel mio delitto, noi guadagneremo il tempo necessario alla sua salvezza! Tu vuoi innalzarmi, e mi fai scorgere da lontano la speranza di una ricompensa… e forse quella ricompensa sei tu stessa! Ma chi sei tu, sciagurata, e quali favori mi vuoi concedere? Non ho ambizioni di gloria, e solo accanto a lei per me la vita possiede fascino e incanto… Attorno a lei in un eterno coro di gioia aleggiano le divinità del piacere e della giovinezza, e la divina felicità risiede sul suo seno, mentre tu puoi solo concedere cose fredde e morte! Il bene supremo che allieta l’esistenza, quando un cuore nel completo oblio di se stesso si dona liberamente a un altro cuore, questa gioia che idealmente corona il destino della donna tu non l’hai mai posseduta, tu con l’amore non hai mai fatto la felicità di un uomo! Devo aspettare Lord Leicester e consegnargli la sua lettera. Che incarico odioso! Non mi piace quel cortigiano. Solo io posso salvarla, solo io: il rischio, la fama e la ricompensa devono essere soltanto miei! (Mentre sta per uscire, incontra Paulet)

 

Scena settima

 

 

Mortimer, Paulet.

 

PAULET

Cosa ti ha detto la regina?

 

MORTIMER

Nulla, signore. Nulla d’importante.

 

PAULET (fissandolo severamente)

Ascolta, Mortimer! Il suolo su cui cammini sdrucciola ed è pieno di insidie. Il favore dei sovrani è un’esca allettante per i giovani a caccia di onori. Non lasciarti vincere dall’ambizione!

 

MORTIMER

Non siete stato voi a presentarmi a corte?

 

PAULET

Non l’avessi mai fatto! La fortuna della nostra casa non è avvenuta a corte. Non vacillare, nipote! Non comprare a caro prezzo le tue ambizioni! Non scendere a compromessi con la tua coscienza!

 

MORTIMER

Cosa vi salta in mente? Che timori vani!

 

PAULET

Per quanto siano allettanti le promesse che la regina ti fa balenare, non fidarti delle sue lusinghe! Non appena le avrai obbedito, ti disconoscerà e per conservare il proprio nome senza macchia si vendicherà a tue spese del delitto che ti aveva commissionato.

 

MORTIMER

Avete parlato di delitto…

 

PAULET

Basta con questi sotterfugi! So cosa esige da te la regina. Spera che la tua giovinezza, avida di onori e fama, sia più arrendevole della mia rigida vecchiaia. Rispondi: glielo hai promesso?

 

MORTIMER

Zio!

 

PAULET

Se hai fatto questo, ti maledico e ti ripudio…

 

LEICESTER (entrando)

Permettetemi, signore, di rivolgere una parola a vostro nipote. La regina, di cui gode la piena fiducia, ordina che gli venga affidata sotto la sua piena responsabilità la persona di Maria Stuarda. Essa ha un’assoluta fiducia nella sua onestà…

 

PAULET

Ha un’assoluta fiducia… Bene!

 

LEICESTER

Come dite, signore?

 

PAULET

Milord, la regina ha fiducia in lui, ed io ho fiducia in me e nei miei occhi bene aperti! (Esce)

 

Scena ottava

 

 

Leicester, Mortimer.

 

LEICESTER (meravigliato)

Cos’aveva il cavaliere?

 

MORTIMER

Non lo so.