Possa tu vivere a lungo, mia regina, per la felicità del tuo popolo e di quest’isola che, da quando è amministrata dai suoi autentici sovrani, non ha mai conosciuto giorni così gloriosi! Dio non voglia che acquisti questa prosperità a prezzo del suo buon nome perché, se dovesse accadere una cosa simile, spero che gli occhi di Talbot siano già chiusi per sempre!
ELISABETTA
Dio non voglia che macchiamo il nostro buon nome!
TALBOT
Allora dovrai pensare a un altro mezzo per salvare il regno… mandare a morte la Stuarda è un’ingiustizia. Tu non puoi emettere nessuna sentenza ai danni di chi non è tuo suddito.
ELISABETTA
Quindi il Parlamento, il Consiglio di Stato, e tutti i tribunali del regno che mi hanno riconosciuto questo diritto, si sarebbero sbagliati?
TALBOT
La maggioranza non basta a fornire un attestato di legittimità: l’Inghilterra non rappresenta il mondo, e il tuo Parlamento non rappresenta i diritti dell’umanità. L’Inghilterra di oggi non è l’Inghilterra di domani, come non è quella di ieri… Come cambiano le passioni e i sentimenti, analogamente si evolve l’onda del giudizio. Non dire che sei obbligata ad accondiscendere alla necessità e alle pressioni del tuo popolo. In qualsiasi momento puoi dimostrare che la tua volontà è libera. Fanne la prova! Dichiara che il sangue ti fa orrore, che vuoi salvare la vita della sorella, mostrati indignata e accesa d’ira regale contro chi ti dà il consiglio opposto, e allora all’improvviso vedrai cancellarsi la necessità e il giusto diventare ingiusto. Tu, solo tu, hai il diritto di giudicare. Non puoi basarti su una tremula canna che oscilla ad ogni soffio di vento! Cedi all’innata clemenza del tuo cuore! Nel tenero cuore femminile, Dio non ha collocato l’implacabile rigore… e i fondatori di questo regno, che hanno concesso anche alla donna la possibilità di regnare, hanno ampiamente mostrato che la virtù dei re non deve essere il rigore.
ELISABETTA
Il conte di Shrewsbury è un accanito protettore della mia nemica, mia e del mio regno! Preferisco il consiglio di chi si adopera per la mia sicurezza.
TALBOT
Non le è concesso un difensore, e nessuno osa provocare il tuo sdegno, parlando in suo favore… Quindi concedi a me, un vecchio che si trova vicino alla morte e che è ormai esente da seduzioni e allettamenti mondani, di intercedere per lei che da tutti è stata abbandonata! Che non si dica un giorno che nel tuo Consiglio hanno parlato la passione e l’egoismo, e non si è mai alzata la voce della pietà! Tutto cospira ai suoi danni, tu non l’hai mai vista, e nel tuo cuore non c’è il minimo impulso in favore di questa estranea. Non che voglia assolverla! Dicono che abbia fatto assassinare il marito, e comunque ha sposato il suo assassino! Un delitto inaudito, che tuttavia è avvenuto in anni spaventosi, in mezzo ai tremendi sussulti della guerra civile quando lei, una donna inerme, fu stretta dall’assedio e dalle minacce dei vassalli e, per salvarsi, si gettò tra le braccia del più intrepido e forte… Chi può dire da quali arti fu vinta? Ricordatevi della fragilità della donna!
ELISABETTA
La donna non è fragile! Ci sono delle anime particolarmente forti tra loro… Non voglio che si alluda in mia presenza alla debolezza del mio sesso.
TALBOT
La tua scuola è stata la severa avversità e la vita non ti ha mai mostrato un volto ridente di gioia! Tu, da lontano, non vedevi un trono ma il sepolcro che ti si spalancava davanti! A Woodstock e nelle tenebre spaventose della Torre, il Dio di pietà che governa questo paese ti educò nelle sofferenze al senso del dovere e del rigore. Non c’era nessun adulatore al tuo fianco, e perciò assai presto, senza le inutili distrazioni e il futile chiasso mondano, hai imparato l’arte difficile della riflessione, e hai cominciato a meditare sull’autentico valore della vita… Quell’infelice, invece, non ha avuto nessun Dio che abbia vegliato sui suoi giorni. Era solo una bambina quando venne condotta in Francia, a quella corte frivola e vana, di gioie effimere e superficiali dove, tra feste magnifiche e incessanti, non le fu mai concesso di ascoltare la voce severa della verità. Frastornata dal vizio, fu travolta e sedotta dal male. Le era toccata in sorte una virtù pericolosa, la bellezza, l’arma con la quale trionfò facilmente sulle altre donne grazie alle forme incantevoli e ai nobili natali…
ELISABETTA
Milord Shrewsbury, tornate in voi! E pensate che siamo seduti a giudizio su questioni assai più gravi! Quella donna deve proprio disporre di attrattive notevoli se riesce a infiammare un vecchio come voi! Lord Leicester! Solo voi non dite una parola! Ciò che infiamma la sua eloquenza vi toglie la facoltà di parlare?
LEICESTER
Maestà, io taccio stupìto sentendo che ti si riempie di timori assurdi e ridicoli! Mi meraviglia constatare che le favole che suscitano tanto facili apprensioni tra la plebe nei vicoli di Londra si insinuino qua dentro, nella pace e nella tranquillità del tuo Consiglio di Stato e che uomini noti per il loro discernimento vi attribuiscano fede! Ti confesso di provar stupore all’idea che questa regina di Scozia, che non è riuscita nemmeno a conservarsi il suo piccolo trono, derisa dai suoi sudditi ed esiliata dal suo paese, possa farti tanta paura dal fondo di un carcere! Dio mio, cos’è che te la fa temere? Le sue pretese al regno? O il fatto che i Guisa non ti riconoscano come regina? Ma l’opposizione dei Guisa può forse invalidare il diritto che ti viene dalla nascita e che un decreto del tuo Parlamento ha ratificato? Lei non è stata esclusa dalle estreme volontà di Enrico? Credi davvero che l’Inghilterra, che finalmente assapora la gioia della nuova luce, tornerà a gettarsi tra le braccia di una papista? Che voglia abbandonare te, adorata sovrana, per correre dall’assassina di Darnley? Cosa vogliono ancora questi folli, questi esaltati che, in vita, non ti danno tregua per via della successione e non vedono l’ora di farti sposare per salvare lo Stato e la Chiesa? Non si rendono conto che sei qui, nel fiore della giovinezza e della forza, mentre l’altra s’indebolisce e langue ogni giorno di più e si avvicina inesorabilmente alla tomba? Per Dio! Tu camminerai sulla sua tomba molti anni ancora senza bisogno di gettarla nella fossa con le tue mani…
BURLEIGH
Lord Leicester non è sempre stato di questo parere.
LEICESTER
Sì, in giudizio mi sono espresso per la condanna a morte. Ma qui, nel Consiglio di Stato, parlo diversamente. Qui non si tratta di giustizia, ma di interesse. E non mi pare che questo sia il momento di temerla, ora che il suo unico campione, la Francia, l’abbandona e tu stai per concedere la tua mano all’erede al trono, e la speranza della successione arride al paese… Perché ucciderla? È già morta! Il disprezzo è la vera morte. Fa’ attenzione che la pietà non la richiami in vita! Ecco il mio consiglio: non annullare la sentenza di morte, e lascia che lei sopravviva, ma sotto la continua minaccia del patibolo e, non appena una mano si appresti a difenderla, lascia che la scure le piombi sul capo.
ELISABETTA (alzandosi)
Signori, ho ascoltato i vostri consigli e vi ringrazio per le vostre premure. Con l’aiuto di Dio, che illumina sempre i sovrani, vaglierò attentamente le vostre parole e farò la scelta che riterrò opportuna.
Scena quarta
I precedenti, Paulet e Mortimer.
ELISABETTA
Ecco Sir Paulet! Che notizie ci recate, cavaliere?
PAULET
Maestà! Mio nipote, reduce da un lungo viaggio, s’inchina davanti a te lieto di prestare il suo giuramento. Accettalo benevolmente, e permettigli di crescere al sole del tuo favore.
MORTIMER (inginocchiandosi)
Saluto la mia sovrana! Che la gloria e la gioia le splendano sempre in fronte!
ELISABETTA
Alzatevi, signore, vi dò il benvenuto in Inghilterra. Avete compiuto un cammino assai lungo, avete visto Roma e attraversato la Francia, dove avete soggiornato a Reims. Ditemi, cosa fanno laggiù i nostri nemici?
MORTIMER
Che Dio li confonda e rivolga contro i loro petti gli strali che vogliono scagliare contro la mia sovrana!
ELISABETTA
Avete visto Morgan, e il Vescovo di Ross, quell’eterno intrigante?
MORTIMER
Ho visto tutti gli esuli scozzesi che cospirano a Reims contro il bene di quest’isola. E ne ho conquistato la fiducia allo scopo di poter conoscere i loro perfidi piani.
PAULET
Gli sono state affidate delle lettere riservate alla regina di Scozia che ci ha fedelmente consegnato.
ELISABETTA
Quali sono, attualmente, i loro obiettivi?
MORTIMER
La notizia che la Francia li abbandona per stringere alleanza con l’Inghilterra li ha colti come un fulmine. Adesso confidano nella Spagna.
ELISABETTA
Così mi scrive Walsingham.
MORTIMER
Quando stavo per lasciare Reims, era appena arrivata la bolla che papa Sisto ha scagliato contro di voi. Sarà qui con la prossima nave.
LEICESTER
Questi fulmini non fanno più tremare l’Inghilterra.
BURLEIGH
Ma diventano spaventosi tra le mani dei fanatici.
ELISABETTA (osservando attentamente Mortimer)
Siete accusato di aver frequentato la scuola di Reims e di aver abiurato la vostra fede. È vero?
MORTIMER
Non posso negare di aver abiurato, ma l’ho fatto di proposito, e unicamente per amor vostro.
ELISABETTA (a Paulet, che le tende delle carte)
Cosa c’è?
PAULET
Una lettera da parte della regina di Scozia.
BURLEIGH (cercando di impadronirsene)
Datemela!
PAULET (consegnando le carte alla regina)
Perdonate, Milord Tesoriere, ma mi è stato raccomandato di consegnarla personalmente a Sua Maestà. Dice sempre che le sono nemico. Ma combatto unicamente i suoi vizi. Ciò che non è in contraddizione col mio compito di custode sono lieto di accordarlo.
(Elisabetta prende la lettera. Mentre legge, Leicester e Mortimer si scambiano alcune parole a bassa voce)
BURLEIGH (a Paulet)
Cosa ci può essere scritto in quella lettera? Vani rimproveri che dovremmo risparmiare al cuore pietoso della regina.
PAULET
Lei non me ne ha celato il contenuto. Chiede semplicemente la grazia di poter vedere la regina.
BURLEIGH (bruscamente)
Questo mai!
TALBOT
Perché? Non c’è niente d’ingiusto in questa richiesta.
BURLEIGH
Ha istigato al delitto e si è adoperata perché fosse sparso il sangue della regina, perciò non ha il diritto di vederla.
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