Non è lontana. È là che voi accompagnerete Miranda. Però, badate, niente cameriere o segretarie assieme a lei. La ragazza deve venire con voi senza aver detto prima a nessuno dove si reca!

— Naturale, Siegella. Lasciate fare a me! — gli assicuro. — Piuttosto, ditemi una cosa: sapete se c’è qualcuno che sorveglia la ragazza?

Siegella ghigna.

— Potete immaginarlo! Non supporrete che il vecchio van Zelden mandi in giro per l’Europa la figlia senza un cane da guardia. Sì, c’è un agente privato, un certo Gallat, che la segue come la sua ombra. Di solito costui scende in un albergo vicino a quello della ragazza. Ma voi non dovete preoccuparvi di Gallat. Ci penseremo noi a sistemarlo. E la cosa sarà fatta con tanto garbo che non s’accorgerà neanche di quello che gli sta capitando!

Una volta che avrete portato Miranda nella villa — continua Siegella —

voi filate via, tornate a Londra e chiamate al telefono un tale che sta a New York. Costui andrà dal vecchio genitore e gli dirà che la figlia è stata rapita. Si metterà d’accordo con van Zelden, perché costui vi telefoni all’indomani. Allora, gli direte che vogliamo tre milioni di dollari, per restituire la piccola. Potrete anche dirgli che, se non vuol mollare il grano entro dieci giorni, gli manderemo le orecchie della figlia per posta aerea. E allora vedrete che il vecchio mollerà!

Mi concedo un altro drink.

— Infine — mi dice l’amico — voi ve ne tornate a New York. Ma prima vi darò un indirizzo della 42a Strada. Andrete lì e troverete i duecentocinquanta bigliettoni. Affare fatto?

— Affare fatto, Siegella — gli dico. Dopo tutto, la cosa mi sembra abbastanza facile.

Siegella mi tende la mano e suggelliamo l’affare con una bella stretta.

— E adesso sbrigatevi — mi dice. — So che abitate in Jermyn Street. Vi abbiamo pedinato, sin da quando siete giunto qui. Domattina comincerete il lavoretto. Io cercherò di tenermi in contatto con voi. Buona notte!

Gli do la buona notte e saluto gli amici. Prendo in anticamera il cappello e scendo in strada.