Nonostante tutto mi sento bene: forse perché penso che il mio inserimento nella banda di Siegella mi renderà parecchio. Se ci sa-prò fare e se terrò gli occhi aperti, troverò forse il modo di giocarmi lo spilungone con gli occhi di serpente che si chiama Siegella!

È l’una del mattino e, quando giungo in Knightsbridge, gli addetti alla netteza urbana stanno lavando le strade. La notte è bella, e io mi sento in forma. Così, per semplice gusto, penso a quello che potrei fare con duecentocinquantamila dollari.

Poi vado nel primo locale pubblico munito di telefono. Ho il numero di Mac Fee scritto a matita sull’etichetta del sarto, ma dalla parte che dà sulla stoffa. Ottengo la comunicazione.

— Come va, Mac? — gli dico.

— Bene, amico. E come si mettono le cose per te?

— Mica tanto male. Senti, vengo adesso da una riunione con Siegella.

L’ho lasciato poco fa. Intende rapire Miranda e anch’io sono della partita.

Certo Siegella è un tipo pericoloso che può diventare infernale se lo si gioca. Tu tienti sempre a contatto, Ti telefonerò senz’altro domani.

E stacco. Esco, e che cosa vedo là fuori?… La stessa macchina che m’ha condotto da Siegella qualche ora prima. Al volante c’è Connie.

Mi sorride.

— Vi accompagno a casa, Lemmy — mi dice. — Su, salite, devo parlarvi.

Salgo e quella mi conduce a casa. Mentre la macchina fila a sessanta al-l’ora, Connie mi chiede: — Riuscita, la telefonata?

— Sentite, Connie, non siete un tantino curiosa? Ho telefonato perché, da quello sbadato che sono, ho lasciato la chiave esterna della mia camera all’interno della stanza. Ho appunto telefonato al portiere per accertarmi che al mio ritorno fosse alzato. Altrimenti, sarei rimasto fuori per tutta la notte!

Connie mi fa un altro sorriso.

— Avrete da offrirmi almeno qualcosa da bere, come compenso al passaggio…

Siamo giunti e, sebbene abbia la chiave della stanza, dico al portiere di accompagnarmi di sopra, e di aprirmi l’uscio. Connie si accomoda. Le tolgo il mantello e le preparo un drink. Mentre se ne sta nel mezzo della stanza mi convinco sempre più che è proprio una donna di classe. Sarebbe bello se riuscissi a fargliela, a Siegella, e a portargli via l’amica!

— Ascoltatemi, Lemmy — mi dice la ragazza — voi mi siete simpatico.