Questa faccenda di Miranda van Zelden non era uno scherzo innocente, la-sciatevelo dire, e io sapevo che c’erano uno o due “dritti” che avrebbero cercato senz’altro di impiombarmi così, a prima vista, se avessero conosciuto il mio piano.
Forse voi siete al corrente, per sentito dire, di cos’è una faccenda di rapimenti. Voi prelevate un signore o una signora, meglio un bambino (gente altolocata e ricca, naturalmente) e lo portate in un posticino sicuro, finché i parenti di costui o di costei non vi sganciano un grosso malloppo. Alcuni fra i tipi più simpatici che ho conosciuti si erano dedicati a questo traffico e con un discreto lucro. È un giochetto che frutta, sempreché i “federali”
non vi pizzichino.
A proposito di agenti federali. Mi ricordano il punto da cui sono partito.
I Feds… gli Agenti Speciali del Dipartimento Federale di Giustizia, i “G-men”… quei bravi ragazzi incapaci di fare del male.
Ebbene, ho la vaga idea che uno di questi simpaticoni si trovasse sulla nave proveniente da Marsiglia, che abbia viaggiato con me, insomma… be’, penso che fra non molto vi tornerò a parlare dei “G-men”.
Intanto vi parlerò di Miranda van Zelden che è qualcosa di più attraente.
Ah, che donna, amici! Altro che pin-up girls! Roba da leccarsi le dita, vi dico! Ora dovete sapere che questa fanciulla è l’erede di circa diciassette milioni di dollari… su, rimettetevi dal colpo, amici! È inoltre un tipetto, di quelli che vogliono fare di testa loro!
La prima volta che parlai a Miranda fu alla “Taverna del Caprifoglio e del Gelsomino”, che si trova sulla grande arteria di Toledo. E ciò avvenne proprio la sera in cui Frenchy Squills decise di fare i conti con i bulli di Lacassar che hanno fatto del locale il loro covo. E vi assicuro che quella sera alla taverna c’era più odore di polvere che di caprifoglio. Il piombo si-bilava e fischiava meglio di un pettirosso! Si era fatta quasi l’una del mattino e io me ne stavo appoggiato a una delle colonne della sala da ballo e guardavo innocentemente in giro. Ed ecco che ti vedo Miranda che balla con un gorilla di quelli di Lacassar (allora lei amava frequentare gli am-bienti poco raccomandabili, così, per capriccio e per amore del brivido).
Naturalmente, la guardo perché ha una personcina che dà nell’occhio. Snel-la, agile come una pantera dagli occhi celestiali, quella ti fa credere anche all’asino che vola. E come balla! Sembra una fata, vi dico! Stavo appunto pensando che una dama come lei commetteva una grande sciocchezza a frequentare quel posto, solo per sfregarsi con quelli della mala che non erano degni neanche di spolverarle le scarpine.
Prima di proseguire sarà opportuno che vi riferisca sulla posizione degli uomini di Lacassar a Toledo. Quello che io facevo là è una faccenda che riguarda solo me stesso. Sono un tipo a cui piace andare in giro in cerca di rogne ed ero giunto là dall’Oklahoma, perché il suolo cominciava a scot-tarmi. Inoltre avevo avuto sentore del caso Miranda.
Era un momento piuttosto confuso, quello. Non si sapeva se fossero i
“G-men” a dare la caccia ai banditi o se i banditi davano la caccia ai “G-men”. Secondo gli ordini di Edgar Hoover, ufficialmente erano i “G-men”
che dovevano fare il repulisti nel paese. Ma in pratica era tutt’altra cosa. E
il banditismo continuava a prosperare.
Frenchy Squills, per esempio, era convinto di essere il padrone di Toledo. Era stato uno dei bootleggers,
dei contrabbandieri di bevande alcooli-che al tempo del proibizionismo, ma aveva curato anche altre attività com-presa quella del giuoco d’azzardo. Pompava denaro ai buoni cittadini del luogo, quando spuntò Tony Lacassar.
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