Tony aveva preferito cambiare aria, dopo un certo incidente in un’autorimessa di Chicago, dove quattro agenti, tre “G-men” e un commesso viaggiatore, erano rimasti talmente impiombati da non capirci più nulla.

Tony venne dunque a Toledo e là ricostruì la banda. Io ne ho visti di ti-pacci e di “dritti”, ma orrendi come quelli di Tony, mai!

Tony comincia ad agire, ma ciò dà, naturalmente, sui nervi a Frenchy Squills, al quale non piace farsi pestare i calli. Frenchy manda un ultima-tum a Tony; tuttavia scende a miti consigli quando uno dei suoi uomini viene trovato inchiodato contro un albero presso Maumee Bay, con certi chiodi calibro 7 e un biglietto ficcato in bocca. Nel biglietto Tony manda i migliori saluti a Frenchy. Per il momento Frenchy deve subire senza prote-stare…

Tra i due c’è un incontro e da quello nasce una specie di tregua. Per qualche tempo tutto è tranquillo e anche il fatto che ora Frenchy s’è ridotto a sfruttare solo un locale, la “Taverna del Caprifoglio e del Gelsomino” (un bel locale sull’autostrada dove può accadere di tutto, e dove accade di tutto), non è sufficiente per Tony. Deve impadronirsi anche di quello. E pare che, per occupare il locale, abbia scelto proprio la notte di cui vi sto dicendo.

La cosa m’interessava. Vedete, io pensavo che, una volta finito di farsi fuori a vicenda, avrei potuto guadagnare anch’io qualcosa. Sono un tipo che sa aspettare. Ho ricevuto qualche medaglia al merito, per aver aspetta-to ogni sorta di cose… malloppi, signore, giudici istruttori, e chi altri prefe-rite. Inoltre ero interessato in un’altra faccenda. Sapevo che Lacassar non era il vero capo della gang. Da sempre avevo intuito che doveva esserci un altro dietro di lui. Un certo Siegella, che è davvero un pezzo grosso, un ti-po che scherzava poco.

Come vi stavo dicendo, era circa l’una del mattino e me ne stavo appoggiato alla colonna, a guardare Miranda che ballava con Johnny Malas, l’as-so del mitra di Lacassar. Questo Malas è un tipo di mafioso, un bell’uomo a suo modo, e sa ballare bene, per giunta. Non vi dico poi di Miranda.

Formavano una bella coppia, eppure sentivo qualcosa che mi si rivoltava, nel vedere una fanciulla come quella abbassarsi a tal punto!

La notte era calda, una di quelle notti in cui ogni volta che cercate di re-spirare vi chiedete a qual punto l’aria sia rarefatta, e rimanete boccheggian-te. Il colletto cominciava a inzupparsi come una spugna. La sala da ballo era grande, tuttavia faceva caldo lo stesso. Ho notato che le sale da ballo sono sempre surriscaldate; chissà mai perché. Vi si vedevano tipi distinti, figli di papà, e anche qualche piccolo industriale della zona. Le ragazze erano di quelle accomodanti, non so se rendo l’idea. Così, a occhio e croce, penso che il trenta per cento degli uomini là dentro avevano addosso la berta e all’occorrenza sapevano come servirsene.

Dopo qualche minuto mi avvicinai al bar e ordinai un whisky.

— Un bel posticino! — faccio rivolto al barman.

Già, originale la vostra osservazione! — ribatte quello.