Aveva fatto, sì, per lui e per quell'altro ingrato, più del suo dovere, ma in un momento poi aveva perduto il frutto di tutti i suoi benefizi. Strizzò gli occhi, colta di nuovo dal ribrezzo. Nel segreto della propria coscienza, si sentiva pure miseramente responsabile del suo fallo. Sì, lei, lei che per tanti anni aveva avuto la forza di resistere a gli impulsi della gioventù, lei che aveva sempre accolto in sé sentimenti puri e nobili, lei che aveva considerato il proprio sacrifizio come un dovere: in un momento, perduta! Oh miseria! miseria! L'unica ragione che sentiva di potere addurre in sua discolpa, che valore poteva avere davanti al fratello? Poteva dirgli: «Guarda, Giorgio, che sono forse caduta per te»? Eppure la verità era forse questa. Gli aveva fatto da madre, è vero? a quel fratello. Ebbene: in premio di tutti i benefizi lietamente prodigati, in premio del sacrifizio della propria vita, non le era stato concesso neanche il piacere di scorgere un sorriso, anche lieve, di soddisfazione su le labbra di lui e dell'amico. Pareva che avessero entrambi l'anima avvelenata di silenzio e di noja, oppressa come da una scimunita angustia. Ottenuta la laurea, s'eran subito buttati al lavoro, come due bestie; con tanto impegno, con tanto accanimento che in poco tempo erano riusciti a bastare a se stessi. Ora, questa fretta di sdebitarsi in qualche modo, come se a entrambi non ne paresse l'ora, l'aveva proprio ferita nel cuore. Quasi d'un tratto, così, s'era trovata senza più scopo nella vita. Che le restava da fare, ora che i due giovani non avevano più bisogno di lei? E aveva perduto, irrimediabilmente, la gioventù. Neanche coi primi guadagni della professione era tornato il sorriso su le labbra del fratello. Sentiva forse ancora il peso del sacrifizio ch'ella aveva fatto per lui? si sentiva forse vincolato da questo sacrifizio per tutta la vita, condannato a sacrificare a sua volta la propria gioventù, la libertà dei proprii sentimenti alla sorella? E aveva voluto parlargli a cuore aperto: - Non prenderti nessun pensiero di me, Giorgio! Io voglio soltanto vederti lieto, contento... capisci? Ma egli le aveva troncato subito in bocca le parole: - Zitta, zitta! Che dici? So quel che debbo fare. Ora spetta a me. - Ma come? così? - avrebbe voluto gridargli, lei, che, senza pensarci due volte, s'era sacrificata col sorriso sempre su le labbra e il cuor leggero. Conoscendo la chiusa, dura ostinazione di lui, non aveva insistito. Ma, intanto, non si sentiva di durare in quella tristezza soffocante. Egli raddoppiava di giorno in giorno i guadagni della professione; la circondava d'agi; aveva voluto che smettesse di dar lezioni. In quell'ozio forzato, che la avviliva, aveva allora accolto, malauguratamente, un pensiero che, dapprincipio, quasi l'aveva fatta ridere: «Se trovassi marito!». Ma aveva già trentanove anni, e poi con quel corpo... oh via! - avrebbe dovuto fabbricarselo apposta, un marito. Eppure, sarebbe stato l'unico mezzo per liberar sé e il fratello da quell'opprimente debito di gratitudine. Quasi senza volerlo, s'era messa allora a curare insolitamente la persona, assumendo una cert'aria di nubile che prima non s'era mai data. Quei due o tre che un tempo l'avevano chiesta in matrimonio, avevano ormai moglie e figliuoli. Prima, non se n'era mai curata; ora, a ripensarci, ne provava dispetto; provava invidia di tante sue amiche che erano riuscite a procurarsi uno stato. Lei sola era rimasta così... Ma forse era in tempo ancora: chi sa? Doveva proprio chiudersi così la sua vita sempre attiva? in quel vuoto? doveva spegnersi così quella fiamma vigile del suo spirito appassionato? in quell'ombra? E un profondo rammarico l'aveva invasa, inasprito talvolta da certe smanie, che alteravano le sue grazie spontanee, il suono delle sue parole, delle sue risa. Era divenuta pungente, quasi aggressiva nei discorsi. Si rendeva conto lei stessa del cangiamento della propria indole; provava in certi momenti quasi odio per se stessa, repulsione per quel suo corpo vigoroso, ribrezzo dei desiderii insospettati in cui esso, ora, all'improvviso, le s'accendeva turbandola profondamente.
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