- Io, sì, Carlo: perduta! perduta! Istintivamente il D'Andrea ritrasse la mano, ch'ella teneva ancora tra le sue. - Come! Che dice? - balbettò. Senza guardarlo, ella si pose un dito su la bocca, poi indicò la porta: - Se lo sapesse! Non dirgli nulla, per pietà! Fammi prima morire; dammi, dammi qualche cosa: la prenderò come una medicina; crederò che sia una medicina, che mi dai tu; purché sia subito! Ah, non ho coraggio, non ho coraggio! Da due mesi, vedi, mi dibatto in quest'agonia, senza trovar la forza, il modo di farla finita. Che ajuto puoi darmi, tu, Carlo, che dici? - Che ajuto? - ripeté il D'Andrea, ancora smarrito nello stupore. Eleonora stese di nuovo le mani per prendergli un braccio e, guardandolo con occhi supplichevoli, soggiunse: - Se non vuoi farmi morire, non potresti... in qualche altro modo... salvarmi? Il D'Andrea, a questa proposta, s'irrigidì più che mai, aggrottando severamente le ciglia. - Te ne scongiuro, Carlo! - insistette lei. - Non per me, non per me, ma perché Giorgio non sappia. Se tu credi che io abbia fatto qualche cosa per voi, per te, ajutami ora, salvami! Debbo finir così, dopo aver fatto tanto, dopo aver tanto sofferto? così, in questa ignominia, all'età mia? Ah, che miseria! che orrore! - Ma come, Eleonora? Lei! Com'è stato? Chi è stato? - fece il D'Andrea, non trovando, di fronte alla tremenda ambascia di lei, che questa domanda per la sua curiosità sbigottita. Di nuovo Eleonora indicò la porta e si coprì il volto con le mani: - Non mi ci far pensare! Non posso pensarci! Dunque, non vuoi risparmiare a Giorgio questa vergogna? - E come? - domandò il D'Andrea. - Delitto, sa! Sarebbe un doppio delitto. Piuttosto, mi dica: non si potrebbe in qualche altro modo... rimediare? - No! - rispose lei, recisamente, infoscandosi. - Basta. Ho capito. Lasciami! Non ne posso più... Abbandonò il capo su la spalliera del seggiolone, rilassò le membra: sfinita. Carlo D'Andrea, con gli occhi fissi dietro le grosse lenti da miope, attese un pezzo, senza trovar parole, non sapendo ancor credere a quella rivelazione, né riuscendo a immaginare come mai quella donna, finora esempio, specchio di virtù, d'abnegazione, fosse potuta cadere nella colpa. Possibile? Eleonora Bandi? Ma se aveva in gioventù, per amore del fratello, rifiutato tanti partiti, uno più vantaggioso dell'altro! Come mai ora, ora che la gioventù era tramontata... - Eh! ma forse per questo... La guardò, e il sospetto, di fronte a quel corpo così voluminoso, assunse all'improvviso, agli occhi di lui magro, un aspetto orribilmente sconcio e osceno. - Va', dunque, - gli disse a un tratto, irritata, Eleonora, che pur senza guardarlo, in quel silenzio, si sentiva addosso l'inerte orrore di quel sospetto negli occhi di lui. - Va', va', a dirlo a Giorgio, perché faccia subito di me quello che vuole. Va'. Il D'Andrea uscì, quasi automaticamente. Ella sollevò un poco il capo per vederlo uscire; poi, appena richiuso l'uscio, ricadde nella positura di prima.
<B>II</B>
Dopo due mesi d'orrenda angoscia, quella confessione del suo stato la sollevò, insperatamente. Le parve che il più, ormai, fosse fatto. Ora, non avendo più forza di lottare, di resistere a quello strazio, si sarebbe abbandonata, così, alla sorte, qualunque fosse. Il fratello, tra breve, sarebbe entrato e l'avrebbe uccisa? Ebbene: tanto meglio! Non aveva più diritto a nessuna considerazione, a nessun compatimento.
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