E ora? come mai Giorgio non entrava a svergognarla? Forse il D'Andrea non gli aveva detto ancor nulla: forse pensava al modo di salvarla. Ma come? Si nascose il volto tra le mani, quasi per non vedere il vuoto che le s'apriva davanti. Ma era pur dentro di lei quel vuoto. E non c'era rimedio. La morte sola. Quando? come? L'uscio, a un tratto, s'aprì, e Giorgio apparve su la soglia scontraffatto, pallidissimo, coi capelli scompigliati e gli occhi ancora rossi di pianto. Il D'Andrea lo teneva per un braccio. - Voglio sapere questo soltanto, - disse alla sorella, a denti stretti, con voce fischiante, quasi scandendo le sillabe: - Voglio sapere <I>chi è stato</I>. Eleonora, a capo chino, con gli occhi chiusi, scosse lentamente il capo e riprese a singhiozzare. - Me lo dirai, - gridò il Bandi, appressandosi, trattenuto dall'amico. - E chiunque sia, tu lo sposerai! - Ma no, Giorgio! - gemette allora lei, raffondando vie più il capo e torcendosi in grembo le mani. - No! non è possibile! non è possibile! - È ammogliato? - domandò lui, appressandosi di più, coi pugni serrati, terribile. - No, - s'affrettò a risponder lei. - Ma non è possibile, credi! - Chi è? - riprese il Bandi, tutto fremente, stringendola da presso. - Chi è? subito, il nome! Sentendosi addosso la furia del fratello, Eleonora si strinse nelle spalle, si provò a sollevare appena il capo e gemette sotto gli occhi inferociti di lui: - Non posso dirtelo... - Il nome, o t'ammazzo! - ruggì allora il Bandi, levando un pugno sul capo di lei. Ma il D'Andrea s'interpose, scostò l'amico, poi gli disse severamente: - Tu va'. Lo dirà a me. Va', va'... E lo fece uscire, a forza, dalla camera.

<B>III</B>

Il fratello fu irremovibile. Ne' pochi giorni che occorsero per le pubblicazioni di rito, prima del matrimonio, s'accanì nello scandalo. Per prevenir le beffe che s'aspettava da tutti, prese ferocemente il partito d'andar sbandendo la sua vergogna, con orribili crudezze di linguaggio. Pareva impazzito; e tutti lo commiseravano. Gli toccò, tuttavia, a combattere un bel po' col mezzadro, per farlo condiscendere alle nozze del figliuolo. Quantunque d'idee larghe, il vecchio, dapprima, parve cascasse dalle nuvole: non voleva creder possibile una cosa simile. Poi disse: - Vossignoria non dubiti: me lo pesterò sotto i piedi; sa come? come si pigia l'uva. O piuttosto, facciamo così: glielo consegno, legato mani e piedi; e Vossignoria si prenderà tutta quella soddisfazione che vuole. Il nerbo, per le nerbate, glielo procuro io, e glielo tengo prima apposta tre giorni in molle, perché picchi più sodo. Quando però comprese che il padrone non intendeva questo, ma voleva altro, il matrimonio, trasecolò di nuovo: - Come! Che dice, Vossignoria? Una signorona di quella fatta col figlio d'un vile zappaterra? E oppose un reciso rifiuto. - Mi perdoni.