Versi di lei
sull’umiltŕ.
venerdě. I piů altolocati fra i personaggi del circondario vengono in visita da loro per congratularsi delle nozze, e tutti fanno a gara ad ammirarla.
Ella decide di non avere altro orgoglio che quello di render felici dei candidati meritevoli. Riferisce che lady Davers ha mandato a prendere le sue carte, e promette che il suo signore e lei saranno presto suoi ospiti. Spera, quando la signorina Goodwin sarŕ piů grande, di poterla avere affidata alle proprie cure. Ha appena ricevuto la notizia che i suoi genitori sono in procinto di mettersi in viaggio per raggiungerla. Prega per una felice riunione.
La attende con impazienza.
VOLUME PRIMO
LETTERA I
Miei cari Padre e Madre,
Ho un gran dispiacere e qualche consolazione da comunicarvi.
Il dispiacere č che la mia buona signora č morta della malattia di cui vi avevo detto, e ci ha lasciati tutti molto afflitti per la sua perdita; perché era una signora cara e buona, e umana con tutti noi della servitů. Io temevo molto che, avendomi presa la mia signora per servirla personalmente, mi sarei trovata di nuovo in mezzo a una strada, e costretta a tornare da voi e dalla mia povera madre, che giŕ avete abbastanza difficoltŕ per mantenere voi stessi: e siccome con la sua bontŕ la mia signora mi aveva messo a scrivere e tenere i conti, e mi aveva fatta diventare un po’ esperta con l’ago, e anche per altri versi mi aveva fatto ottenere delle qualifiche al di sopra della mia condizione; non erano tante le famiglie che avrebbero potuto offrire un posto adatto per la vostra povera Pamela: ma Iddio, la cui benevolenza verso di noi abbiamo sperimentato cosě spesso, ha instillato nel cuore alla mia buona signora, sul suo letto di morte, appena un’ora prima di spegnersi, di raccomandare al mio giovane padrone tutte le sue persone di servizio, a una a una; e quando č toccato a me di essere raccomandata (poiché io piangevo e singhiozzavo al suo capezzale) č riuscita a dire soltanto: ŤMio caro figlio!ť e si č interrotta per un momento; e poi, riprendendosi: ŤRicorda la mia povera Pamela!ť E queste sono state fra le sue ultime parole! Oh, come mi traboccano gli occhi!
Non vi meravigliate alla vista di tante macchie sul foglio!
Bene, ma la volontŕ del Signore va eseguita! ecco dunque la consolazione, che non sarň costretta a tornare né a essere di peso ai miei cari genitori! Poiché il mio padrone ha detto: ŤPenserň a tutte voi, mie buone cameriere; e quanto a te, Pamelať (e mi ha preso la mano; sě, mi ha preso la mano davanti a tutti gli altri) Ťper amore della mia cara madre, ti sarň amico, e baderai alla mia biancheriať. Dio lo benedica! e voi pregate con me, miei cari padre e madre, affinchč sia benedetto: perché ha dato i vestiti per il lutto e un anno di paga a tutte le persone di servizio della mia signora: e a me che ancora non ho la paga, in quanto la mia signora aveva detto che mi avrebbe compensata secondo i miei meriti, ha dato ordine alla governante di darmi gli abiti del lutto come agli altri, e di sua mano mi ha dato quattro ghinee, piů degli spiccioli, che la mia signora aveva in tasca quando č morta; e ha detto che se fossi stata brava e fedele e diligente, mi sarebbe stato amico, per amore di sua madre. E cosě io vi mando queste quattro ghinee perché vi siano di sollievo. Giŕ in passato vi avevo mandato quelle piccole cose che potevano uscir fuori dalla munificenza della mia signora, per quanto voialtri siate sempre stati restii ad accettare alcunché da me: ma la Provvidenza non tollera che mi manchi nulla; e mi sono fatta, in caso di bisogni improvvisi, una piccola riserva (oltre agli spiccioli che ho avuto adesso), cosě da non essere costretta a chiedere prestiti, e alle altre persone di servizio come me do poca confidenza.
In tal modo con una parte voi potrete pagare qualche vecchio debito; e tenere il resto per concedervi qualche agio. Se ne avrň ancora, non dubito che sia mio dovere, e che sarŕ mia cura, di amarvi e curarvi entrambi; perché voi mi avete amata e curata, quando non potevo far nulla per me stessa. Ve le mando tramite John, il nostro lacchč, che passa dalle vostre parti; lui perň non sa che cosa porta; perché le chiudo ermeticamente in una delle scatoline che aveva la mia signora, bene avvolte nella carta, perché non tintinnino; e voi badate di non aprirla davanti a lui.
So, miei cari padre e madre, di dovervi dare tanto dolore quanto piacere; e cosě vi dico soltanto: pregate per la vostra Pamela; che sarŕ sempre
La vostra obbediente Figliola
Mi sono presa una paura da svenire; perché proprio adesso, mentre piegavo questa lettera, nel vestibolo della mia signora, č entrato il mio giovane padrone! Cari miei! che spavento!
ho fatto per nascondermi la lettera in seno, e lui, vedendomi tremare, ha detto con un sorriso: ŤA chi scrivevi, Pamela?ť Io ho detto, confusa com’ero: ŤDi grazia, eccellenza, perdonatemi! Solo a mio padre e a mia madreť. ŤBene, quand’č cosě fammi vedere la tua calligrafia.ť Me l’ha presa senza dire altro, e se l’č letta fino in fondo, e poi me l’ha ridata; e io ho detto: ŤDi grazia, eccellenza, perdonatemi!ť Anche se non sapevo di cosa: infatti lui non aveva mancato nei suoi doveri verso i suoi genitori; perché dunque avrebbe dovuto irritarsi se anch’io li osservavo verso i miei? E in effetti non si č irritato; poiché mi ha preso per la mano e ha detto: ŤSei una brava ragazza, a essere premurosa col tuo vecchio padre e con tua madre. Non sono adirato con te se scrivi di cose innocenti come queste; purché badi a quali storie fai uscire da una famiglia.1 Sii fedele e diligente; fai quello che devi fare, e io ti apprezzerň ancora di piůť. E poi ha detto: ŤMa lo sai, Pamela, che hai una bella scrittura, e anche un’ottima ortografia?
Leggi pure tutti i libri di mia madre per istruirti, voglio che sia tu a tenerli in ordineť.
Potete essere certi che io non ho fatto altro che fargli la riverenza e piangere, ed ero tutta sottosopra, davanti alla sua bontŕ. Pensate che una volta aveva la reputazione di essere uno scavezzacollo; ma adesso č il migliore dei gentiluomini, secondo me!
Perň sto facendo un’altra lunga lettera. Dunque aggiungo soltanto che sarň per sempre
La vostra obbediente Figliola
pamela andrews.
LETTERA II
Suo Padre in Risposta
Mia cara Figlia,
La tua lettera ha dato davvero un gran dispiacere, e qualche consolazione, a me e alla tua povera madre. Ci siamo dispiaciuti, certo, della morte della tua buona signora, che tante premure si era presa per te, e ti aveva dato un’istruzione, e da tre o quattro anni ti dava sempre abiti e biancheria, e tante cose che neanche una gentildonna si vergognerebbe di mettersi addosso. Ma il nostro dispiacere principale, davvero molto grande, č la paura che tu possa essere indotta a qualcosa di disonesto o di malvagio dall’essere collocata cosě al di sopra di te stessa. Tutti parlano della riuscita che hai fatto, e di che ragazza raffinata tu sia; e alcuni dicono che sei molto graziosa; e di sicuro l’ultima volta che ti ho vista, circa sei mesi fa, tale ti avrei trovata io stesso, se non fossi stata nostra figlia.
Ma a che servirebbe tutto ciň, se dovessi essere rovinata e distrutta!
Mia cara Pamela, noi cominciamo a stare molto in pensiero per te; perché che cosa significano tutte le ricchezze del mondo, se poi si ha la coscienza sporca, e si č disonesti?
Noi siamo, č vero, molto poveri, e incontriamo grandi difficoltŕ anche solo per vivere; benché una volta, come sai, le cose ci andassero meglio. Ma preferiremmo vivere di acqua, e magari della creta dei fossi che io scavo di buon animo, piuttosto che viver meglio a prezzo della rovina della nostra cara bambina.
Io spero che quel buon signore non abbia delle cattive intenzioni: ma poiché una volta, come tu stessa riconosci, era un po’ scavezzacollo, e poiché ti ha dato tanto denaro, e ti parla con tanta gentilezza, e loda i tuoi progressi; e oh! quella parola terrificante, che vuol essere gentile con te, se tu farai quello che devi fare; queste cose ci fanno temere assai per la tua virtů.
Ne ho parlato con la buona vecchia vedova Munford, che come sai in passato č stata presso buone famiglie; e lei ci da qualche consolazione; perché dice che non č inconsueto, quando una signora muore, donare quello che ha addosso alla sua cameriera personale e a chi le č stato accanto durante la malattia. D’altro canto, perň, perché dovrebbe sorriderti con tanta affabilitŕ? Perché dovrebbe prendere per la mano una povera ragazza, come te, come la tua lettera dice che ha fatto due volte? Perché dovrebbe degnarsi di leggere la lettera che ci hai scritto, e lodare la tua scrittura e la tua ortografia?
Certo, certo, mia carissima bambina, ci duole il cuore per te; d’altro canto tu sembri cosě piena di gioia per la sua bontŕ, cosě presa dalle sue espressioni gentili (che certamente sono grandi segni di favore, se le sue intenzioni sono buone) che noi temiamo - sě, mia cara bambina, noi temiamo - che tu possa essere troppo grata, e retribuirlo con quella gemma, la tua virtů, di cui nessuna ricchezza, nessun favore, né nient’altro in questa vita potrebbe mai risarcirti.
Anch’io ho scritto una lunga lettera; ma voglio dire ancora una cosa; e cioč, che in mezzo alla nostra povertŕ e alle nostre disgrazie, noi abbiamo confidato nella bontŕ di Dio, e siamo stati onesti, e non dubitiamo che saremo felici in seguito, se continueremo a essere buoni, per quanto dura sia la nostra sorte qui: ma la perdita della virtů della nostra cara bambina sarebbe per noi un dolore insopportabile, e molto presto porterebbe la nostra canizie alla tomba.
Se dunque tu ci ami, se vuoi la benedizione di Dio, e la tua felicitŕ futura, ti intimiamo di rimanere bene in guardia; e se troverai la minima cosa che sembri un’insidia contro la tua virtů, bada bene di lasciar lě tutto quanto, e di venire qui da noi; poiché noi preferiremmo vederti coperta di stracci, e addirittura seguirti al camposanto, piuttosto che sentir dire che una nostra figlia ha anteposto una qualsiasi convenienza mondana alla propria virtů.
Accettiamo di buon grado il tuo dono pieno di rispetto filiale; ma finché non ci saremo liberati della nostra inquietudine, non potremo farne uso, per timore di condividere il prezzo della vergogna della nostra povera figlia. Pertanto lo abbiamo avvolto in uno straccio nella copertura del tetto, sopra la finestra, per un poco, allo scopo di evitare che ce lo rubino.
Con la nostra benedizione, e le nostre sincere preghiere per te, rimaniamo
I tuoi preoccupati, ma affettuosi Padre e Madre john ed eliz. andrews.
LETTERA III
Devo proprio dire, mio caro padre, che la vostra lettera mi ha riempito di dispiacere: poiché ha fatto diventare il mio cuore, che traboccava di gratitudine per la bontŕ del mio padrone, sospettoso e impaurito; e tuttavia spero di non veder mai il mio padrone agire in modo indegno della sua personalitŕ; poiché che cosa potrebbe ottenere dalla rovina di una povera giovinetta come me? Piů di tutto perň mi addolora che voi sembrate mettere in dubbio l’onestŕ di vostra figlia. No, miei cari padre e madre, state pur sicuri che per grazia di Dio io non farň mai nulla che possa portare alla tomba con dolore la Vostra canizie. Morirei di mille morti prima di essere disonesta in qualsiasi maniera. Di questo siate sicuri, e mettetevi l’animo in pace; poiché, anche se da qualche tempo vivo al disopra della mia condizione, sono capace di contentarmi di stracci e povertŕ, e pane e acqua, e lo farň prima di rinunciare al mio buon nome, chiunque sia il tentatore. E su questo vi prego di non nutrire piů dubbi, e di pensare meglio della Vostra obbediente Figliola.
Il mio padrone continua a trattarmi con grande affabilitŕ.
Fino a questo punto non vedo alcun motivo di timore. La signora Jervis, la governante, č anch’essa molto cortese con me, e ho l’affetto di tutti. Certo non possono tutti avere cattive intenzioni nei miei confronti, solo perché sono gentili!
Spero di comportarmi sempre in modo da essere rispettata da ciascuno; e che nessuno mi nuoccia piů di quanto certo io voglia nuocere a loro.
Il nostro John passa molto spesso dalle vostre parti e potrň sempre ottenere che si fermi; quindi avrete mie notizie, o per lettera (cosě tengo la mano in esercizio) o a voce.
LETTERA IV
Mia cara Madre,
Poiché la mia ultima lettera era per mio padre, in risposta alla sua, ora scrivo a voi; anche se non ho altro da dire all’infuori di quanto mi farŕ sembrare piů che altro una sciocchina: d’altro canto spero di non essere cosě vanagloriosa da dimenticare chi sono.
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