Tuttavia esiste un piacere segreto che si prova quando ci si sente lodare. Dovete sapere, insomma, che milady Davers, la quale, non ho bisogno di dirvelo, č la sorella del mio padrone, č in casa nostra da un mese, e mi ha messo gli occhi addosso, e mi ha dato dei buoni consigli per non farmi perdere la tramontana. Mi ha detto che sono una ragazza molto graziosa, e che tutti parlano molto bene di me, e mi vogliono bene; e mi ha esortata a tenere a distanza i giovanotti; e ha detto che, se avessi fatto cosě, ne avrei guadagnata molta stima, anche da parte loro.
Ma la cosa che mi ha fatto molto piacere č stata quella che sto per dirvi; poiché a tavola, come il nostro maggiordomo Jonathan ha riferito alla signora Jervis, e lei a me, capitando al mio padrone e alla signora di parlare di me, lei gli ha detto che mi trovava la ragazza piů graziosa che avesse visto in vita sua; e che ero troppo graziosa per vivere in una casa di scapolo, poiché nessuna signora che egli potesse sposare avrebbe voluto continuare a tenermi. Lui ha detto che avevo fatto enormi progressi, e avevo una buona dose di prudenza, e buonsenso superiore alla mia etŕ; e che sarebbe stato un peccato se quelli che erano i miei meriti avessero dovuto essere la mia disgrazia. ŤNoť, ha detto la mia signora, Ťio penso che Pamela verrŕ a stare con me.ť Con tutto il cuore, ha risposto lui; e che sarebbe stato lieto di vedermi cosě ben sistemata.
ŤBeneť, ha detto lei, Ťmi consulterň in proposito con mio marito.ť Ha chiesto quanti anni avevo; e la signora Jervis ha detto che ne avevo finiti quindici a febbraio. ŤOh!ť ha detto lei, Ťse la ragazzať (perché cosě chiama noialtre cameriere) Ťsa badare a se stessa, farŕ ancora altri progressi, e molti, tanto nella persona quanto nell’animo.ť
Ora, mia cara madre, per quanto questo possa sembrare eccessivamente vanitoso se lo ripeto, tuttavia non vi fa piacere, tanto quanto ne fa a me, vedere il mio padrone cosě disposto a separarsi da me, Da questo si vede che non ha niente di malvagio nel cuore. Ma ecco che John sta per avviarsi, perciň mi resta solo da dire che sono, e rimarrň sempre, La vostra onesta, oltre che obbediente, Figliola.
Vi prego, disponete del denaro. Ora potete farlo tranquillamente.
LETTERA V
Miei cari Padre e Madre,
Poiché John viene dalle vostre parti, voglio scrivervi, visto che č cosě disposto a portare qualsiasi cosa per me. Dice che gli fa bene al cuore vedervi tutti e due, e sentirvi parlare: siete entrambi cosě assennati, e cosě onesti, che da voi impara sempre qualcosa di proficuo. É mille volte un peccato, dice, che cuori cosě degni non abbiano fortuna migliore nel mondo!
e si meraviglia che voi, padre mio, che siete cosě bravo a insegnare, e scrivete cosě bene, non abbiate avuto miglior successo nella scuola che tentaste di metter su, e che siate stato costretto a intraprendere fatiche cosě dure. D’altro canto per me provenire da genitori cosě onesti č ragione di orgoglio maggiore che se fossi nata signora.
Non ho ancora sentito nulla sul mio trasferimento da lady Davers; e qui attualmente mi trovo molto a mio agio, poiché la signora Jervis mi tratta come se fossi sua figlia, ed č una donna buonissima, e fa suoi gli interessi del mio padrone. Mi da sempre buoni consigli, e io le voglio bene, piů che a chiunque altro, penso, dopo voi due. Mantiene cosě bene l’ordine e la disciplina, e si fa rispettare molto da noi tutti; e si diletta a sentirmi leggere per lei. E tutti i libri che ama farsi leggere sono libri buoni, che leggiamo molto spesso quando siamo sole; tanto che, impiegata in occupazioni cosě oneste, quasi quasi mi sembra di trovarmi a casa con voi. Ha sentito un nostro uomo, Harry, un poco di buono, parlarmi senza rispetto; mi sembra che mi abbia chiamata la sua bella Pamela; e mi ha stretta come per volermi baciare (cosa per cui potete esser certi che mi sono molto adirata), e lei lo ha sgridato, e si č adirata con lui non meno di quanto lo ero io; e mi ha detto che le ha fatto molto piacere vedere la mia prudenza e modestia, e che non davo confidenza a nessuno. E in effetti, anche se sono sicura di non essere presuntuosa, e anzi mi comporto cortesemente con chiunque, non sopporto di essere guardata da questi servitori come loro mi vorrebbero guardare; e poiché di solito io faccio la prima colazione, il pranzo e la cena con la signora Jervis (tanto buona ella č con me), č naturale che abbia poco a che spartire con costoro. Non che non siano molto civili con me in linea di massima, per via della signora Jervis, che come vedono mi vuol bene; e hanno soggezione di lei, sapendo che di nascita č una gentildonna, anche se ha avuto delle disgrazie.
Sto scrivendovi un’altra volta una lunga lettera; perché adoro scrivere, e vi annoierň. Ma quando ho cominciato volevo solo dire che non ho piů il minimo timore di alcun pericolo adesso: e davvero non posso che stupirmi di me stessa (anche se i vostri ammonimenti erano dovuti al vostro affetto sempre cosě vigile), per essere stata cosě sciocca da sentirmi a disagio. Sono certa infatti che il mio padrone non si abbasserebbe fino al punto di metter gli occhi su di una povera ragazza come me, per nuocermi. Una cosa simile rovinerebbe il suo credito, oltre che il mio, sapete: e lui, poco ma sicuro, puň aspettarsi una delle prime signore del paese. Dunque basta per ora; ma sono
La vostra sempre obbediente Figliola.
LETTERA VI
Il mio padrone č stato molto gentile dalla mia ultima lettera; poiché mi ha dato un vestito della mia defunta signora, e mezza dozzina di sue camicie, e sei fazzoletti di quelli buoni, e tre grembiuli di lino fine, e quattro da lavoro. Il vestito č di seta pura, e troppo lussuoso e troppo buono per me, poco ma sicuro. Se non fosse una mancanza di riguardo verso di lui penserei di convertirlo in denaro, e mandarvelo: me ne gioverei di piů.
Chissŕ che paura avrete di sue cattive intenzioni nei miei confronti, fin quando non vi avrň detto che quando me li ha dati era con la signora Jervis, e anche a lei ha dato moltissime cose belle, pregandola di portarle in memoria della sua buona amica, sua madre. E quando ha dato quelle cose belle a me, mi ha detto: ŤQueste, Pamela, sono per te. Fattele adattare, quando sarŕ il momento di deporre il lutto, e portale per amore della tua buona padrona. La signora Jervis loda la tua condotta; e io vorrei che tu continuassi a comportarti con la prudenza che hai dimostrato finora, e tutti ti saranno amiciť.
La sua bontŕ mi ha cosě colpita, che non sono riuscita a pensare che cosa dire. Ho fatto la riverenza a lui e alla signora Jervis per la buona parola che ci ha messo; e ho detto che mi auguravo di meritare il favore di lui, e la benevolenza di lei: e che non sarei stata in difetto in nulla, per quanto mi fosse riuscito.
Oh, che cosa amabile č fare del bene! č tutto quello che invidio ai grandi!
Avevo sempre considerato il mio giovane padrone uno splendido gentiluomo, come in realtŕ tutti dicono che sia: ma ci ha dato queste belle cose con una tale grazia, che mi č parso simile a un angelo.
La signora Jervis dice che le ha chiesto se tenevo a distanza gli uomini; perché, ha detto, ero molto graziosa; e lasciarmi convincere a prendere uno qualunque di loro avrebbe potuto essere la mia rovina, e rendermi presto povera e infelice.
Lei non si fa mai pregare per mettere una buona parola su di me, e ha colto l’occasione per lanciarsi a fare le mie lodi, dice.
Perň io spero che non abbia detto piů di quanto cercherň di meritare, anche se forse non lo merito ancora al momento.
Sono certa che le vorrň sempre bene subito dopo voi e la mia cara madre. Cosě rimango
La vostra sempre obbediente Figliola.
LETTERA VII
Mio caro Padre,
Dopo la mia ultima, il mio padrone mi ha dato altre belle cose. Mi ha chiamata nello studiolo della mia defunta signora, e, oprando i suoi cassetti, mi ha dato due completi di finissime cuffiette di pizzo di Fiandra, tre paia di scarpine di seta pura, due delle quali quasi nuove e proprio della mia misura (perché la mia signora aveva il piede molto piccolo), e l’altro con le fibbie d’argento lavorato; e parecchi nastri anche per le acconciature, di tutti i colori; quattro paia di calze bianche di cotone fine, e tre paia di seta pura; e due paia di corsetti molto lussuosi. ŤLa tua povera signora, Pamelať, ha detto, Ťanche se era avanti negli anni aveva un bel personale, e molto snello.ť Io sono rimasta completamente interdetta e incapace di parlare per un po’; ma ancora internamente mi vergognavo a prendere le calze, perché la signora Jervis non era presente, altrimenti non sarebbe stato nulla.
1 comment