Wentworth si era distinto e ben presto era salito di grado; ora, grazie alla cattura di numerose navi nemiche,
doveva avere accumulato un bel capitale. Anche se le sue sole fonti di informazione erano i navy lists e i giornali, Anne
non aveva dubbi sul fatto che fosse ricco; e, a sostegno della sua costanza, non aveva motivo di crederlo sposato.
Come avrebbe potuto essere eloquente Anne Elliot, o, almeno, come sarebbe stata eloquente se i suoi desideri
perduti fossero andati a quel primo, trepido affetto e a una lieta, spontanea fiducia nel futuro, opponendosi alla troppo
ansiosa cautela che, si direbbe, disprezza ogni cimento e diffida della Provvidenza! Nella sua giovinezza era stata costretta
alla prudenza, via via che invecchiava aveva imparato a conoscere l'amore romantico: questo il seguito naturale di un
inizio innaturale.
Con tutte queste circostanze, e memorie e sentimenti, Anne non poté apprendere, senza risentire la sofferenza di
un tempo, che la sorella del capitano Wentworth sarebbe venuta con tutta probabilità ad abitare a Kellynch; e le ci volle
ben più di un giretto lì fuori, ben più di un sospiro per calmare l'agitazione che quel pensiero le dava. Si disse e si ridisse
che la sua era pura follia, prima di ritrovare quel tanto di equilibrio che le permettesse di sopportare il resto della
discussione sui Croft e i loro affari. In ciò, comunque, le furono d'aiuto la completa indifferenza e l'apparente
inconsapevolezza di tre persone, le sole che, nella sua cerchia familiare, fossero al corrente di quel lontano episodio e che,
col loro atteggiamento, sembravano voler dimostrare di non conservarne il benché minimo ricordo. In proposito, Anne
poteva render giustizia alla superiorità dei motivi di Lady Russell su quelli del padre e di Elizabeth; poteva cogliere e
apprezzare, dietro la sua imperturbabilità, tutta la sua bene intenzionata sollecitudine; tuttavia quell'ostentata
smemorataggine, in quelle tre persone, era oltremodo significativa, e ciò indipendentemente dai sentimenti che la
ispiravano. E, supponendo che l'ammiraglio Goft prendesse davvero in affitto Kellynch-hall, Anne trasse nuovi motivi di
soddisfazione da un convincimento che sempre le era stato gradito: che fra tutte le sue conoscenze solo queste tre persone
fossero al corrente del passato e che nessuna di loro, era certa, ne avrebbe mai fatto parola; che, come confidava, tra le
conoscenze di lui, solo il fratello del quale era stato ospite avesse saputo qualcosa del loro breve fidanzamento. E poiché
questo fratello aveva da tempo lasciato il paese, ed era uomo di buon senso, per di più scapolo, almeno a quell'epoca,
Anne sperava ardentemente che nessuno avesse appreso nulla da lui.
La sorella, Mrs. Goft, non si trovava allora in Inghilterra, poiché aveva seguito il marito destinato a una base
lontana; quanto alla sorella di Anne, Mary, era in collegio quando la storia aveva avuto luogo, e anche in seguito ne era
stata completamente tenuta all'oscuro grazie all'orgoglio di alcuni, e alla delicatezza di altri.
Confidando in questi elementi, Anne sperava dunque che il suo incontro con i Croft, incontro che, con Lady
Russell ancora residente a Kellynch e Mary stabilmente domiciliata a sole tre miglia di distanza, doveva per forza essere
previsto, non comportasse situazioni particolarmente imbarazzanti.
V
La mattina in cui, come concordato, l'ammiraglio Croft e la moglie dovevano venire a vedere Kellynch-hall,
Anne ritenne più che naturale fare la sua quasi quotidiana passeggiata fino a casa di Lady Russell e restarsene via finché
tutto fosse finito; dopodiché ritenne più che naturale rammaricarsi di non avere avuto la possibilità di vederli.
L'incontro fra le due parti interessate riuscì quantomai soddisfacente e risolse subito l'affare. Le signore,
Elizabeth e Mrs. Croft, erano già favorevoli a un'intesa, per cui ciascuna non notò nulla nell'altra, tranne le buone maniere;
e, per quanto riguarda i signori, l'ammiraglio era dotato di una tale carica di simpatia e di cordialità, di una liberalità così
spontanea e fiduciosa che Sir Walter non poté non esserne favorevolmente influenzato; senza contare che lo stesso Sir
Walter, a ciò indotto dalle lusinghiere affermazioni di Mr. Shepherd, secondo il quale l'ammiraglio lo conosceva di fama
come insuperabile modello di finezza, si comportò con grande stile e distinzione.
La casa venne approvata, vennero approvati i terreni e i mobili, vennero approvati i Croft, le clausole, la data,
andava tutto bene, andavano tutti bene; e gli scrivani di Mr. Shepherd vennero messi all'opera senza che si rendesse
necessario apportare la benché minima modifica preliminare al «come da presente contratto...».
Sir Walter dichiarò senza esitazione che l'ammiraglio era il marinaio più presentabile che avesse mai incontrato,
e arrivò a dire che, se solo il suo cameriere personale avesse potuto aggiustargli un po' meglio i capelli, non si sarebbe
vergognato di esser visto, dovunque fosse, in sua compagnia; quanto all'ammiraglio, osservò con bonaria cordialità alla
moglie, mentre in carrozza riattraversavano il parco: «Ero certo, mia cara, che saremmo arrivati a un'intesa, nonostante
quello che ci hanno raccontato a Taunton. D'accordo, il baronetto non è un genio, ma non mi sembra poi tanto male»...
complimenti reciproci che, più o meno, si equivalevano.
I Croft avrebbero preso possesso della casa il giorno della festa di San Michele, e poiché Sir Walter si proponeva
di trasferirsi a Bath nel corso del mese precedente, occorreva fare tutti i necessari preparativi senza perder tempo.
Lady Russell, convinta che, per ciò che riguardava la scelta della casa che intendevano procurarsi, a Anne non
sarebbe stato permesso di essere di alcuna utilità o di avere voce in capitolo, era contraria a una sua così precipitosa e
forzata partenza e avrebbe voluto che le fosse possibile restare ancora per qualche tempo, finché lei stessa non l'avesse
accompagnata a Bath dopo Natale; ma, avendo degli impegni che l'avrebbero costretta ad assentarsi da Kellynch per
parecchie settimane, non poteva ospitarla per un così lungo periodo, come invece avrebbe desiderato; e Anne, pur
temendo il gran caldo di settembre nel bianco, accecante riverbero di Bath, pur rammaricandosi di dover rinunciare
all'atmosfera così dolce e triste della campagna durante i mesi autunnali, non pensava, tutto sommato, di voler restare.
Partire insieme agli altri sarebbe stata la cosa più giusta, la cosa più saggia, quella che perciò avrebbe comportato una
minor sofferenza.
Comunque, a imporle un diverso dovere sopravvenne un fatto nuovo. Mary, che spesso stava poco bene, che
sempre ingigantiva col pensiero i propri disturbi e aveva sempre l'abitudine di esigere la presenza di Anne quando
qualcosa non andava, era indisposta; e prevedendo che in tutto l'autunno non avrebbe avuto un solo giorno di salute, la
supplicò (o piuttosto le impose, poiché non si trattava precisamente di una supplica) di andare da lei a Uppercross Cottage
a tenerle compagnia finché ne avesse avuto bisogno, invece di partire per Bath.
«Non posso fare a meno di Anne, assolutamente», argomentò Mary; e la risposta di Elizabeth fu: «Allora sono
certa che Anne farebbe meglio a restare, perché nessuno, a Bath, avrà bisogno di lei».
Sentirsi desiderare come persona di qualche utilità, sia pure con discutibile rispetto delle forme, è, se non altro,
meglio che sentirsi respingere come persona assolutamente inutile; e Anne, lieta di essere ritenuta in qualche modo
necessaria, lieta di vedersi assegnare un preciso dovere, e certo non contrariata dalla prospettiva di assolverlo in
campagna, la sua diletta campagna, acconsentì di buon grado a restare.
L'invito di Mary risolse tutte le difficoltà di Lady Russell, per cui venne immediatamente deciso che Anne
sarebbe andata a Bath solo quando Lady Russell ce l'avesse condotta e che nel frattempo avrebbe abitato un po' a
Uppercross Cottage, un po' a Kellynch-lodge.
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