Elizabeth sapeva che adesso, quando Sir Walter apriva il Baronetage, era per togliersi il pensiero dei grossi
conti dei fornitori, nonché degli importuni accenni di Mr. Shepherd, il suo consulente finanziario. La proprietà di
Kellynch era buona, ma non tanto da consentire il sontuoso tenore di vita che, secondo Sir Walter, essa imponeva al suo
possessore. Finché Lady Elliot era rimasta in vita, c'erano stati metodo, moderazione ed economia, e ciò aveva giusto
consentito al marito di tirare avanti senza eccedere le sue entrate. Ma con lei era venuto meno ogni principio di retta
condotta, e da allora Sir Walter non aveva fatto che spendere al di là dei suoi mezzi. Gli era stato impossibile
economizzare: si era limitato a fare ciò che lui, Sir Walter Elliot, riteneva suo imperioso dovere; ma, per irreprensibili che
fossero le sue intenzioni, non solo si trovava a essere sempre più tremendamente indebitato, ma dei suoi debiti sentiva
parlare così spesso che alla fine il tentativo di continuare a nasconderli, sia pure in parte, alla figlia gli apparve del tutto
inutile. La primavera dell'anno prima, a Londra, gliene aveva accennato; era arrivato persino a dire: «Possiamo ridurre le
spese? Ti viene in mente una spesa qualsiasi che potremmo ridurre?». Ed Elizabeth, sia detto a suo onore, con il subito
zelo di ogni donna allarmata, si era messa seriamente a pensare a ciò che si poteva fare, e alla fine aveva proposto queste
due misure economiche: eliminare alcune superflue beneficenze e astenersi dal riammobiliare il salotto; misure alle quali,
con felice pensiero, ne aggiunse poi un'altra: non portare, contrariamente a quella che era la consuetudine di ogni anno, un
regalo a Anne. Ma, per quanto buoni in sé, questi rimedi erano insufficienti a sanare l'effettiva gravità della situazione che
non molto tempo più tardi Sir Walter si trovò costretto a confessarle dettagliatamente. Elizabeth non aveva da proporre
nulla di più fattivamente efficace. Si sentiva offesa e sfortunata; come suo padre, del resto; e fra tutti e due non riuscivano
a escogitare un solo mezzo per ridurre le spese senza compromettere la loro dignità, o per rinunciare ai loro agi in un modo
che non avrebbero sopportato.
C'era solo una piccola parte della tenuta che Sir Walter avrebbe potuto vendere; ma anche se ogni acro fosse stato
alienabile, non avrebbe fatto differenza. Aveva accondisceso a ipotecare tutto quanto v'era di ipotecabile, ma non avrebbe
mai accondisceso a vendere. No, non avrebbe mai disonorato il suo nome a tal punto. La tenuta di Kellynch sarebbe stata
trasmessa in blocco, intera così come lui l'aveva ricevuta.
I loro due amici e confidenti, Mr. Shepherd che abitava nel vicino borgo mercantile, e Lady Russell, vennero
chiamati a consiglio; e tanto il padre che la figlia parevano aspettarsi che l'uno o l'altra escogitasse una soluzione per
liberarli dalle loro difficoltà finanziarie e ridurre le loro spese senza che ciò comportasse il benché minimo sacrificio di
ogni concessione dovuta al buon gusto o all'orgoglio.
II
Mr. Shepherd, il compìto e accorto legale che, qualunque fosse il suo ascendente su Sir Walter e qualunque cosa
pensasse di lui, avrebbe preferito che fosse qualcun altro a suggerire una soluzione sgradevole, si astenne dal dare la
benché minima indicazione in proposito e si limitò a chieder licenza di demandare implicitamente la questione
all'eccellente discernimento di Lady Russell, dalla cui ben nota prudenza egli attendeva con piena fiducia di veder
formulare proprio quelle misure energiche e risolutive di cui auspicava l'adozione.
E poiché Lady Russell seguiva la questione con grande interesse e sollecitudine, la prese ora in lunga e seria
considerazione. Era una donna dalla mente solida più che agile, e le sue difficoltà ad arrivare, nel caso specifico, ad una
qualsiasi decisione erano rese ancor più grandi dall'opposizione di due princìpi-base. Personalmente, era di un'integrità
assoluta e aveva un preciso senso dell'onore; ma era desiderosa di risparmiare i sentimenti di Sir Walter, preoccupata per
il credito dei membri della famiglia, aristocratica nel modo di valutare quanto era loro dovuto così come può esserlo
qualunque persona, pur dotata di senno e di onestà. Era una donna benevola, caritatevole, buona e capace di affetti veri e
profondi, inflessibile in quella che era la sua concezione del decoro, con una finezza di comportamento che era
considerata la quintessenza delle buone maniere. Era colta, aggiornata e, generalmente parlando, razionale e coerente; ma
aveva un debole per l'antica nobiltà: il valore che attribuiva al rango e alla sua importanza la rendeva un po' cieca ai difetti
di chi ne era investito. Vedova di un semplice knight, Lady Russell aveva per un baronetto tutta la debita considerazione;
e Sir Walter, indipendentemente da ogni suo altro merito - l'essere un amico di vecchia data, un vicino premuroso, un
proprietario cortese, il marito della sua diletta amica, il padre di Anne e delle sue sorelle - aveva, secondo il suo metro di
giudizio, diritto alla massima compassione e al massimo riguardo nelle sue presenti difficoltà per il fatto di essere Sir
Walter.
Dovevano ridurre le spese: su questo non c'erano dubbi. Ma ciò che preoccupava Lady Russell era che tale
operazione riuscisse per Sir Walter e per Elizabeth il più indolore possibile. Elaborò progetti economici, fece calcoli
esatti, ed ebbe un'idea cui nessuno aveva pensato: consultò Anne che, così sembrava gli altri giudicavano affatto estranea
al problema. La consultò e, in una certa misura, si lasciò influenzare da lei nello stendere il piano di austerità che alla fine
venne sottoposto a Sir Walter. Ogni emendamento apportato da Anne era stato a difesa dell'onestà e contro il prestigio.
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