Ad ogni passo il grosso orologio d'argento che ha nel taschino risuona oscuramente.)
(Un cavaliere arriva al galoppo.)
CAVALIERE (Fermando il cavallo)
Buona notte.
AMARGO
Con la pace di Dio.
CAVALIERE
Va a Granada?
AMARGO
Si, vado a Granada.
CAVALIERE
Allora facciamo la strada insieme.
AMARGO
Si, facciamo la stessa strada.
CAVALIERE
Vuole salire in groppa?
AMARGO
No, non mi dolgono i piedi.
CAVALIERE
Io vengo da Malaga.
AMARGO
Bene.
CAVALIERE
A Malaga stanno i miei fratelli.
AMARGO (Aspro)
Quanti?
CAVALIERE
Tre. Vendono coltelli. È il loro mestiere.
AMARGO
Auguri!
CAVALIERE
Coltelli d'argento e d'oro.
AMARGO
Un coltello deve essere soltanto un coltello.
CAVALIERE
Si sbaglia.
AMARGO
Grazie.
CAVALIERE
I coltelli d'oro servono soltanto per il cuore. Quelli d'argento tagliano il collo come fosse un filo d'erba.
AMARGO
Non servono per tagliare il pane?
CAVALIERE
Gli uomini il pane lo spezzano con le dita.
AMARGO
È vero.
(Il cavallo si agita.)
CAVALIERE
Ehi, cavallino!
AMARGO
È l'effetto della notte.
(La strada ondulata salomonizza l'ombra dell'animale.)
CAVALIERE
Vuoi un coltello?
AMARGO
No.
CAVALIERE
Te lo regalo, bada.
AMARGO
Ma io non lo accetto.
CAVALIERE
Non ti capiterà piú simile occasione.
AMARGO
Chi lo sa?
CAVALIERE
Gli altri coltelli non servono. Gli altri coltelli sono molli e hanno paura del sangue. Quelli che vendiamo noi sono di gelo, capisci? Entrano, cercano il punto piú caldo e lí si fermano.
(L'Amargo tace. La destra gli si irrigidisce come se stringesse un pezzo d'oro.)
CAVALIERE
Che bel coltello!
AMARGO
Costa molto?
CAVALIERE
Questo non lo vuoi?
(Tira fuori un coltello d'oro. La punta brilla come la fiamma di una lampada.)
AMARGO
Ho detto di no.
CAVALIERE
Ragazzo, sali in groppa con me.
AMARGO
Non sono ancora stanco.
(Il cavallo si spaventa di nuovo.)
CAVALIERE (Tirando le briglie)
Ma che cavallo!
AMARGO
È il buio.
(Pausa)
CAVALIERE
Come ti dicevo, a Malaga abitano i miei tre fratelli. Come sanno vendere i coltelli! Quelli della cattedrale ne hanno comperati duemila per adornare tutti gli altari e fare una corona sulla torre. Molte barche hanno scritto su di essi i loro nomi; i pescatori piú poveri della riva si fanno luce, di notte, con lo splendore delle loro lame affilate.
AMARGO
Che bello!
CAVALIERE
Nessuno può negarlo.
(La notte è nera come un vino centenario. Il grasso serpente del Sud apre i suoi occhi all'alba e nei dormienti c'è il desiderio infinito di buttarsi dal balcone nella perversa magia del profumo e della lontananza.)
AMARGO
Mi sembra d'avere perduto la strada.
CAVALIERE (Fermando il cavallo)
Davvero?
AMARGO
Si, chiacchierando.
CAVALIERE
Non sono quelle le luci di Granada?
AMARGO
Non so.
CAVALIERE
Il mondo è grande.
AMARGO
Per questo è disabitato.
CAVALIERE
Proprio così.
AMARGO
Sento in me la disperazione. Ah, ah!
CAVALIERE
Perché vai a Granada? Che ci vai a fare?
AMARGO
Che ci vado a fare?
CAVALIERE
E se rimani a casa, perché ci rimani?
AMARGO
Già, perché?
CAVALIERE
Io cavalco il mio cavallo e vendo coltelli; ma se non lo facessi, che cosa accadrebbe?
AMARGO
Che cosa accadrebbe?
(Pausa)
CAVALIERE
Stiamo per arrivare a Granada.
AMARGO
Davvero?
CAVALIERE
Guarda come rilucono i miradores.
AMARGO
Si, vedo.
CAVALIERE
Adesso non rifiuterai di salire in groppa con me.
AMARGO
Aspetta ancora un po'.
CAVALIERE
Suvvia, sali, sali presto. È necessario arrivare prima
dell'alba. E prendi questo coltello, te lo regalo!
AMARGO
Ah, ahi, ahi!
(Il cavaliere aiuta l'Amargo. I due prendono la strada di Granada. In fondo la sierra si copre di cicute e di ortiche.)
CANZONE DELLA MADRE DELL'AMARGO
Lo portano avvolto nel mio lenzuolo
i miei oleandri e la mia palma.
Giorno ventisette d'agosto
con un coltellino d'oro.
La croce. E andiamo!
Era bruno e amaro.
Donne, datemi una brocca
d'ottone con limonata.
La croce. Nessuno pianga.
L'Amargo è sulla luna.
9 luglio 1925
PRIME CANZONI (1922)
STAGNI (torna all'indice)
STAGNO
Cipresso.
(Acqua stagnante)
Pioppo.
(Acqua cristallina)
Vetrice.
(Acqua profonda)
Cuore.
(Acqua di pupilla)
PICCOLO STAGNO
Mi specchiai nei tuoi occhi
pensando all'anima tua.
Oleandro bianco.
Mi specchiai nei tuoi occhi
pensando alla tua bocca.
Oleandro rosso.
Mi specchiai nei tuoi occhi
ma eri morta!
Oleandro nero.
VARIAZIONE
Lo stagno dell'aria
sotto il ramo dell'eco.
Lo stagno dell'acqua
sotto fronde di stelle.
Lo stagno della tua bocca
sotto una pioggia di baci.
STAGNO, CANZONE FINALE
La notte viene.
Raggi di luna battono
sull'incudine della sera.
La notte viene.
Un grande albero si ripara
dietro parole di canzoni.
La notte viene.
Se tu venissi a trovarmi
lungo i sentieri dell'aria.
La notte viene.
Mi troveresti in pianto
sotto i grandi pioppi.
Ah, mia bruna,
sotto i grandi pioppi!
MEZZALUNA
La luna cammina sull'acqua.
Com'è tranquillo il cielo!
Va segando lentamente
il tremore vecchio del fiume
mentre una rana giovane
la prende per uno specchio.
QUATTRO BALLATE GIALLE (torna all'indice)
I
Sulla cima del monte
c'è un alberello verde.
Pastore che vai,
pastore che vieni.
Uliveti sonnolenti
scendono al piano ardente.
Pastore che vai,
pastore che vieni.
Non hai né pecore bianche né cane
né vincastro né amore.
Pastore che vai.
Come un'ombra d'oro
ti dissolvi nel grano.
Pastore che vieni.
II
Era la terra
gialla.
Cimasa, cimasa,
pastorello.
Né luna bianca
né stella lucevano.
Cimasa, cimasa,
pastorello.
Vendemmiatrice bruna
taglia il pianto della vigna.
Cimasa, cimasa,
pastorello.
III
Due buoi rossi
sul campo d'oro.
I buoi hanno ritmo
di campane antiche
e occhi d'uccello.
Sono fatti per le mattine
di nebbia, eppure
passano l'arancio
dell'aria in estate.
Vecchi dal di che nacquero
non hanno padrone
e ricordano le ali
dei loro fianchi.
I buoi
sospirano sempre
lungo i campi di Ruth
in cerca del guado,
dell'eterno guado,
ubriachi di stelle
ruminando lagrime.
Due buoi rossi
sul campo d'oro.
IV
Sopra il cielo
delle margherite cammino.
Stasera immagino
d'essere santo.
Mi posero la luna
in mano.
Io la riposi
negli spazi
e il Signore mi premiò
con la rosa e il nimbo.
Sopra il cielo
delle margherite cammino.
Ed ora me ne vado
per questi campi
a liberare le ragazze
dai cattivi innamorati
e a regalar monete d'oro
a tutti i bambini.
Sopra il cielo
delle margherite cammino.
PALINSESTI (torna all'indice)
A José Moreno Villa
I • CITTÀ
Il bosco centenario
penetra nella città,
ma il bosco sta dentro
il mare.
Vi sono frecce nell'aria
e guerrieri che vanno
sperduti in mezzo ai rami
di corallo.
Sopra le case nuove
palpita un querceto
e il cielo ha immense
curve di cristallo.
II • GALLERIA
Per le alte gallerie
passeggiano due signori.
(Cielo
nuovo.
Cielo
azzurro!)
... passeggiano due signori
che furono bianchi monaci.
(Cielo
intermedio.
Cielo
viola!)
.... passeggiano due signori
che furono cacciatori.
(Cielo
vecchio.
Cielo
d'oro!)
... passeggiano due signori
che furono...
Notte.
III • PRIMA PAGINA
A Isabel Clara, mia figlioccia
Fonte chiara.
Cielo chiaro.
Oh, come ingrandiscono
gli uccelli!
Cielo chiaro.
Fonte chiara.
Oh, come rilucono
gli aranci!
Fonte.
Cielo.
Oh, come è tenero
il grano!
Cielo.
Fonte.
Oh, come è verde
il grano!
ADAMO
Un albero di sangue bagna il mattino
e geme in esso la partoriente.
La sua voce lascia cristalli nella ferita
e un grafico d'ossa alle finestre.
La luce appena nata fissa e prende
bianche mete di favola e dimentica
il tumulto delle vene nella fuga
verso la torbida freschezza della mela.
Adamo sogna nella febbre d'argilla
un bambino che giunge correndo
nel palpito doppio del suo viso.
Ma un altro Adamo buio sta sognando
neutra luna di pietra senza seme
dove il bambino di luce perirà.
BIANCO D'OROLOGIO
Mi sono seduto
in un vuoto del tempo.
Era uno stagno
di silenzio,
di un bianco silenzio,
anello formidabile
dove le stelle
scontravano i dodici
numeri neri galleggianti.
PRIGIONIERA
Tra i rami
indecisi
andava una donzella
ed era la vita.
Tra i rami
indecisi.
Con uno specchietto
rifletteva il giorno
che ero lo splendore
della sua fronte pura.
Tra i rami
indecisi.
Sopra le tenebre
andava sperduta,
piangendo rugiada,
Prigioniera del tempo.
Tra i rami
indecisi.
CANZONE
Sui rami dell'alloro
due colombi scuri.
Uno era il sole,
l'altro la luna.
Amici, domandai,
dov'è la mia tomba?
Nella mia coda, disse il sole.
Nella mia gola, la luna.
E io che camminavo
con la terra alla cintola
vidi due aquile di marmo
e una ragazza nuda.
Una era l'altra
e la ragazza nessuna.
Aquile, chiesi,
dov'è la mia tomba?
Nella mia coda, disse il sole.
Nella mia gola, la luna.
Sui rami del ciliegio
vidi due colombi nudi,
uno era l'altro
e tutt'e due nessuno.
CANZONI (1921-1924)
A Pedro Salinas
Jorge Guillén
y Melchorito
Fernandez Almagro
TEORIE (torna all'indice)
CANZONE DELLE SETTE DONZELLE
(TEORIA DELL'ARCOBALENO)
Cantano le sette
donzelle.
(Sopra il cielo un arco
di esempi d'occaso.)
Anima con sette voci
le sette donzelle.
(Nell'aria bianca
sette lunghi uccelli.)
Muoiono le sette
donzelle.
(Perché non sono state nove?
Perché non venti?)
Il fiume le trasporta,
nessuno le può vedere.
NOTTURNO SCHEMATICO
Finocchio, serpente e giunco.
Aroma, penombra e orma.
Aria, terra e solitudine.
(La scala arriva alla luna.)
LA CANZONE DEL CONVITTORE
Sabato.
Porta di giardino.
Domenica.
Giorno grigio.
Grigio.
Sabato.
Archi azzurri.
Brezza.
Domenica.
Mare con rive.
Mete.
Sabato.
Seme
fremente.
Domenica.
(Il nostro amore diventa
giallo.)
[IL CANTO VUOLE ESSERE LUCE]
Il canto vuole essere luce.
Nel buio ha il canto
fili di fosforo e di luna.
La luce non sa che cosa vuole.
Nei suoi limiti opalini,
incontra se stessa
e se ne va.
GIOSTRA
A José Bergamin
I giorni di festa
vanno sulle ruote.
La giostra li porta
e li riporta via.
Corpus Domini azzurro.
Bianca notte di Natale.
Perdono i giorni
la pelle, come i serpenti,
con la sola eccezione
dei giorni di festa.
Sono gli stessi giorni
delle nostre vecchie madri.
Le loro sere sono lunghe code
di seta e di lustrini.
Corpus Domini azzurro.
Bianca notte di Natale.
La giostra gira
appesa a una stella.
Tulipano delle cinque
parti della terra.
Sopra cavallini
mascherati da pantere
i bambini si mangiano la luna
quasi fosse una ciliegia.
Cicca, cicca Marco Polo!
Sopra una ruota fantastica
i bambini vedono lontananze
sconosciute della terra.
Corpus Domini azzurro.
Bianca notte di Natale.
BILANCIA
La notte quieta, sempre.
il giorno va e viene.
La notte morta e alta.
il giorno con un'ala.
La notte sopra specchi
e il giorno sotto il vento.
CANZONE CON MOVIMENTO
Ieri.
(Stelle
azzurre.)
Domani.
(Stelle
bianche.)
Oggi.
(Sogno fiore addormentato
nella valle della sottana.)
Ieri,
(Stelle
di fuoco.)
Domani.
(Stella
viola.)
Oggi.
(Questo cuore. Mio Dio!
Questo cuore, che salta!)
Ieri.
(Memoria
di stelle.)
Domani.
(Stelle chiuse.)
Oggi...
(Domani!)
Forse soffrirò
in barca?
Oh, i ponti dell'Oggi
sulla strada d'acqua!
RITORNELLO
Marzo,
passa volando,
E Gennaio continua in alto.
Gennaio,
continua nella notte del cielo.
E sotto Marzo è un minuto.
Gennaio.
Per i miei occhi vecchi.
Marzo.
Per le mie fresche mani.
FREGIO
A Gustavo Durán
TERRA CIELO
Le ragazze della brezza I garzoni del vento
vanno con le lunghe code. saltano sulla luna.
CACCIATORE
Pineta alta!
Quattro colombe nell'aria vanno.
Quattro colombe
volano e tornano.
Portan ferite
le loro quattro ombre.
Pineta bassa!
Quattro colombe sulla terra stanno.
FAVOLA
Unicorni e ciclopi.
Corni d'oro
e occhi verdi.
Sulla scogliera,
in gigantesca ressa,
puliscono il mercurio
senza cristallo del mare.
Unicorni e ciclopi.
Una pupilla
e una potenza.
Chi dubita dell'efficacia
terribile degli unicorni?
Nascondi i tuoi bersagli,
Natura!
[AGOSTO]
Agosto,
controluce a tramonti
di pesca e zucchero
e il sole dentro la sera
come il nocciolo nel frutto.
La pannocchia serba intatta
la sua risata gialla e dura.
Agosto.
I bambini mangiano
pane nero e luna piena.
ARLECCHINO
Mammella rossa del sole.
Mammella azzurra della luna.
Torso metà corallo,
metà argento e penombra.
TAGLIARONO TRE ALBERI
A Ernesto Halffter
Erano tre.
(Venne il giorno con la scure.)
Erano due.
(Ali striscianti d'argento.)
Era uno.
Era nessuno.
(Restò nuda l'acqua.)
NOTTURNI DELLA FINESTRA (torna all'indice)
In memoria di José Ciria y Escalante,
poeta
1
Alta va la luna.
Sotto corre il vento.
(I miei lunghi sguardi
esplorano il cielo.)
Luna sopra l'acqua.
Luna sotto il vento.
(I miei brevi sguardi
esplorano il suolo.)
Le voci di due ragazze
risuonavano vicine.
Dalla luna dell'acqua
andai alla luna del cielo.
2
Un braccio della notte
entra dalla mia finestra.
Un grande braccio bruno
con braccialetti d'acqua.
Sopra un cristallo azzurro
giocava al fiume l'anima mia.
I minuti feriti
dall'orologio... passavano.
3
Affaccio il capo
alla finestra, e vedo
come vorrebbe mozzarlo
la lama del vento.
In quella ghigliottina
invisibile ho messo
la testa senza sguardi
dei miei desideri.
E un odor di limone
riempie il minuto immenso,
mentre si trasforma
in fior di velo il vento.
4
Nello stagno è morta
oggi una ragazza d'acqua.
Sta fuori dello stagno
composta sulla terra.
Dalla testa alle cosce
la sfiora un pesce e la chiama.
Il vento le dice «bambina»,
ma non può svegliarla.
Lo stagno ha sciolta
la sua chioma d'alghe
e all'aria i suoi seni grigi
intirizziti di rane.
Dio ti aiuti. Pregheremo
la Madonna dell'Acqua
per la ragazza dello stagno
morta sotto le mele.
Io metterò ai suoi fianchi
due piccole zucche
perché si tenga a galla,
ahimè, sul mare salato.
Residencia de Estudiantes, 1923
CANZONI PER BAMBINI (torna all'indice)
Alla
bambina meravigliosa
Colomba Morla Vicuña,
piamente addormentata
l'8 agosto 1928
CANZONE CINESE IN EUROPA
Alla mia figlioccia Isabel Clara
La signorina
dal ventaglio
passa il ponte
del rivo fresco.
I cavalieri
nei loro stiffelius
guardano il ponte
senza spallette.
La signorina
dal ventaglio
e dai «volants»
cerca marito.
I cavalieri
sono sposati
con bionde alte
di bianco idioma.
Cantano i grilli
all'Ovest.
(La signorina
cammina tra il verde.)
I grilli cantano
sotto i fiori.
(I cavalieri
vanno a Nord.)
CANZONETTA SIVIGLIANA
A Solita Salinas
Albeggiava
nell'aranceto.
Api d'oro
cercavano il miele.
Dove sarà
il miele?
Sarà nel fiore azzurro,
Isabel,
nel fiore
del rosmarino.
(Seggiolina d'oro
per il moro.
Di similoro
per la sua sposa.)
Albeggiava
nell'aranceto.
CONCHIGLIA
A Natalita Jiménez
M'hanno portato una conchiglia.
Dentro le canta
un mar di mappa.
Il cuore
mi si riempie d'acqua
con pesciolini
d'ombra e d'argento.
M'hanno portato una conchiglia.
[IL RAMARRO STA PIANGENDO]
A mademoiselle Teresita Guillén
mentre suona il piano di sei note
Il ramarro sta piangendo,
la ramarra sta piangendo.
Il ramarro e la ramarra
con grembiulini bianchi.
Hanno perduto senza volerlo
i loro anelli di sposi.
I loro anellini di piombo,
i loro anellini piombati!
Un cielo grande e senza gente
fa salire nel suo globo gli uccelli.
Il sole, rotondo capitano,
porta un panciotto di seta.
Guarda come sono vecchi,
come sono vecchi i ramarri!
E come piangono e piangono,
come stanno piangendo!
CANZONE CANTATA
Nel grigio
l'uccello Griffon
si vestiva di grigio.
E la bambina Chicchirichi
perdeva il suo candore
e la sua forma lí.
Per entrare nel grigio
mi dipinsi di grigio.
Ah, come splendevo
nel grigio!
PAESAGGIO
A Rita, Concha,
Pepe e Carmencica
La sera equivocando
si vestí di freddo.
Dietro i vetri appannati
tutti i bambini
vedono tramutarsi in uccelli
un albero giallo.
La sera è distesa
lungo il fiume.
Un rossore di mela
trema sui tetti.
CANZONE SCIOCCA
Mamà.
Voglio essere d'argento.
Figlio,
avrai molto freddo.
Mamà.
Voglio essere d'acqua.
Figlio,
avrai molto freddo.
Mamà
Ricamami sul tuo cuscino.
Questo si!
Figlio, e subito!
ANDALUZAS (torna all'indice)
A Miguel Pizarro
(nella irregolarità simmetrica del Giappone)
CANZONE DI CAVALIERE
(1860)
Sulla luna nera
dei banditi,
cantano gli speroni.
Cavallino nero.
Dove porti il tuo cavaliere morto?
...I duri speroni
del bandito immobile
che perse le redini.
Cavallino freddo,
Che profumo di fior di coltello!
Sulla luna nera
sanguinava il costato
della Sierra Morena.
Cavallino nero.
Dove porti il tuo cavaliere morto?
La notte sperona
i suoi fianchi neri
piantandosi stelle.
Cavallino freddo.
Che profumo di fior di coltello!
Sulla luna nera,
un grido! e il corno
lungo del falò
Cavallino nero.
Dove porti il tuo cavaliere morto?
ADELINA A PASSEGGIO
Il mare non ha aranci,
e senz'amore è Siviglia.
Bruna, che luce di fuoco.
Prestami il tuo parasole.
Mi diventerà verde la faccia
sugo di cedro e limone
le tue parole - pesciolini
nuoteranno intorno.
Il mare non ha aranci.
Ahi, amore.
E senz'amore è Siviglia!
[MORA DAL TRONCO GRIGIO]
Mora dal tronco grigio,
dammi un grappolo per me.
Sangue e spine. Avvicinati.
Se mi vuoi bene, ti amerò.
Lascia il tuo frutto di verde e ombra
sulla mia lingua, mora.
Che lungo abbraccio ti darei
nella penombra delle mie spine.
Mora, dove vai?
A cercar gli amori che non mi dai.
[LA MIA RAGAZZA SE NE ANDÒ AL MARE]
La mia ragazza se ne andò al mare,
a contare onde e ciottoli
ma incontrò d'improvviso
il fiume di Siviglia.
Tra oleandri e campane
cinque barche dondolavano
con i remi nell'acqua
e le vele alla brezza.
Chi guarda dentro la torre
addobbata di Siviglia?
Cinque voci rispondevano
rotonde come anelli.
Il cielo scavalca gagliardo
di riva in riva il fiume.
E nell'aria arrossata
cinque anelli dondolavano.
SERA
(Era la mia Lucia
coi piedi nel ruscello?)
Tre pioppi immensi
e una stella.
Il silenzio morso
dalle rane, somiglia
a un velo dipinto
con macchioline verdi.
Nel fiume,
un albero secco,
è fiorito in cerchi
concentrici.
E ho sognato sulle acque
la brunetta di Granada.
CANZONE DI CAVALIERE
Cordova.
Lontana e sola.
Cavallina nera, grande luna,
e olive nella mia bisaccia.
Pur conoscendo le strade
mai piú arriverò a Cordova.
Nel piano, nel vento,
cavallina nera, luna rossa.
La morte mi sta guardando
dalle torri di Cordova.
Ahi, che strada lunga!
Ahi, la mia brava cavalla!
Ahi, che la morte mi attende
prima di giungere a Cordova!
Cordova.
Lontana e sola.
È VERO
Ah, che fatica mi costa
amarti come ti amo!
Per il tuo amore mi duole l'aria,
il cuore
e il cappello.
Chi mi comprerà
questo cordone che ho
e questa tristezza di filo
bianco, per far fazzoletti?
Ah, che fatica mi costa
amarti come ti amo!
[ARBOLÉ ARBOLÉ]
Arbolé, arbolé
secco e verdé.
La ragazza dal bel volto
sta cogliendo olive.
Il vento, corteggiatore di torri,
la prende per la cintura.
Passaron quattro cavalieri,
sopra cavalle andaluse,
con vesti d'azzurro e verde,
con lunghi mantelli scuri.
«Vieni a Cordova, ragazza.»
La ragazza non li ascolta.
Passaron tre piccoli toreri
magri di cintola,
con vesti color arancia
e spade d'argento antico.
«Vieni a Siviglia, ragazza.»
La ragazza non li ascolta.
Quando la sera diventò
viola, con luce diffusa,
passò un giovane che portava
rose e mirti di luna.
«Vieni a Granada, ragazza.»
E la ragazza non l'ascolta,
La ragazza dal bel volto
continua a cogliere olive,
con il braccio grigio del vento
passato alla cintura.
Arbolé, arbolé
secco e verdé.
[RUBACUORI]
Rubacuori,
rubacuori.
A casa tua bruciano timo.
Che tu vada o venga,
chiudo la porta a chiave.
Chiave d'argento fine.
Legata con un nastro.
Sul nastro c'è scritto:
«Il mio cuore è lontano.»
Non girare per la mia strada.
Lasciala al vento!
Rubacuori,
rubacuori.
In casa tua bruciano timo.
TRE RITRATTI CON OMBRA (torna all'indice)
VERLAINE
La canzone,
che mai dirò,
si è addormentata sulle mie labbra.
La canzone
che mai dirò.
Sulla madreselva
c'era una lucciola
e la luna pungeva
con un raggio l'acqua,
Allora sognai
la canzone
che mai dirò.
Canzone piena di labbra
e di alvei lontani.
Canzone piena di ore
perdute nell'ombra.
Canzone di stella viva
sopra un perpetuo giorno.
BACCO
Verde rumore intatto
Il fico tende le sue braccia.
Come una pantera, la sua ombra
spia la mia ombra lirica.
La luna conta i cani.
Sbaglia e riprende a contare.
Ieri, domani, nero e verde,
giri per la mia cinta di alloro.
Chi saprebbe amarti come me,
se tu mi cambiassi il cuore
... E il fico urla e avanza
terribile e moltiplicato.
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ
Nel bianco infinito,
neve, nardo e sale,
perse la sua fantasia.
Il color bianco corre
sopra un tappeto muto
di piume di colomba.
Senza occhi né gesti
soffre, immoto, un sogno.
Però dentro trema.
Nel bianco infinito,
che pura e lunga ferita
lasciò la sua fantasia!
Nel bianco infinito.
Neve. Nardo. Sale.
VENERE
Così ti vidi
La giovane morta
nella conchiglia del letto.
Nuda di fiore e di brezza
sorgeva alla luce perenne.
Restava il mondo,
giglio di cotone e d'ombra,
affacciato ai vetri
a guardare il transito infinito.
La giovane morta,
solcata d'amore, dentro.
Tra la spuma delle lenzuola
si perdeva la sua capigliatura.
DEBUSSY
La mia ombra va silenziosa
sull'acqua del canale.
Nella mia ombra le rane stanno
private delle stelle.
L'ombra scaglia sul mio corpo
riflessi di cose immote.
La mia ombra va come immensa
cinipe color di viola.
Cento grilli vogliono dorare
la luce del canneto.
Una luce nel mio petto nasce
dal canale riflessa.
NARCISO
Ragazzo,
bada, caschi nel fiume!
Nel fondo c'è una rosa
e nella rosa un altro fiume.
Guarda quell'uccello! Guarda
quell'uccello giallo!
Mi sono caduti gli occhi
dentro l'acqua.
Dio mio!
Cadi! Ragazzo!
... e nella rosa ero io stesso.
Quando perí nell'acqua,
compresi. Però non spiego.
GIOCHI (torna all'indice)
Dedicati alla testa di Luis Buñuel
En grand plain [sic]
RIVIERASCHE
(Con accompagnamento di campane)
Dicono che hai una faccia
(balalín)
da luna piena
(balalàn.)
Ouante campane.
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