Ad ogni passo il grosso orologio d'argento che ha nel taschino risuona oscuramente.)

 

(Un cavaliere arriva al galoppo.)

 

CAVALIERE (Fermando il cavallo)

            Buona notte.

 

AMARGO

            Con la pace di Dio.

 

CAVALIERE

            Va a Granada?

 

AMARGO

            Si, vado a Granada.

 

CAVALIERE

            Allora facciamo la strada insieme.

 

AMARGO

            Si, facciamo la stessa strada.

 

CAVALIERE

            Vuole salire in groppa?

 

AMARGO

            No, non mi dolgono i piedi.

 

CAVALIERE

            Io vengo da Malaga.

 

AMARGO

            Bene.

 

CAVALIERE

            A Malaga stanno i miei fratelli.

 

AMARGO (Aspro)

            Quanti?

 

CAVALIERE

            Tre. Vendono coltelli. È il loro mestiere.

 

AMARGO

            Auguri!

 

CAVALIERE

            Coltelli d'argento e d'oro.

 

AMARGO

            Un coltello deve essere soltanto un coltello.

 

CAVALIERE

            Si sbaglia.

 

AMARGO

            Grazie.

 

CAVALIERE

            I coltelli d'oro servono soltanto per il cuore. Quelli d'argento tagliano il collo come fosse un filo d'erba.

 

AMARGO

            Non servono per tagliare il pane?

 

CAVALIERE

            Gli uomini il pane lo spezzano con le dita.

 

AMARGO

            È vero.

 

(Il cavallo si agita.)

 

CAVALIERE

            Ehi, cavallino!

 

AMARGO

            È l'effetto della notte.

 

(La strada ondulata salomonizza l'ombra dell'animale.)

 

CAVALIERE

            Vuoi un coltello?

 

AMARGO

            No.

 

CAVALIERE

            Te lo regalo, bada.

 

AMARGO

            Ma io non lo accetto.

 

CAVALIERE

            Non ti capiterà piú simile occasione.

 

AMARGO

            Chi lo sa?

 

CAVALIERE

            Gli altri coltelli non servono. Gli altri coltelli sono molli e hanno paura del sangue. Quelli che vendiamo noi sono di gelo, capisci? Entrano, cercano il punto piú caldo e lí si fermano.

 

(L'Amargo tace. La destra gli si irrigidisce come se stringesse un pezzo d'oro.)

 

CAVALIERE

            Che bel coltello!

 

AMARGO

            Costa molto?

 

CAVALIERE

            Questo non lo vuoi?

 

(Tira fuori un coltello d'oro. La punta brilla come la fiamma di una lampada.)

 

AMARGO

            Ho detto di no.

 

CAVALIERE

            Ragazzo, sali in groppa con me.

 

AMARGO

            Non sono ancora stanco.

 

(Il cavallo si spaventa di nuovo.)

 

CAVALIERE (Tirando le briglie)

            Ma che cavallo!

 

AMARGO

            È il buio.

 

(Pausa)

 

CAVALIERE

            Come ti dicevo, a Malaga abitano i miei tre fratelli. Come sanno vendere i coltelli! Quelli della cattedrale ne hanno comperati duemila per adornare tutti gli altari e fare una corona sulla torre. Molte barche hanno scritto su di essi i loro nomi; i pescatori piú poveri della riva si fanno luce, di notte, con lo splendore delle loro lame affilate.

 

AMARGO

            Che bello!

 

CAVALIERE

            Nessuno può negarlo.

 

(La notte è nera come un vino centenario. Il grasso serpente del Sud apre i suoi occhi all'alba e nei dormienti c'è il desiderio infinito di buttarsi dal balcone nella perversa magia del profumo e della lontananza.)

 

AMARGO

            Mi sembra d'avere perduto la strada.

 

CAVALIERE (Fermando il cavallo)

            Davvero?

 

AMARGO

            Si, chiacchierando.

 

CAVALIERE

            Non sono quelle le luci di Granada?

 

AMARGO

            Non so.

 

CAVALIERE

            Il mondo è grande.

 

AMARGO

            Per questo è disabitato.

 

CAVALIERE

            Proprio così.

 

AMARGO

            Sento in me la disperazione. Ah, ah!

 

CAVALIERE

            Perché vai a Granada? Che ci vai a fare?

 

AMARGO

            Che ci vado a fare?

 

CAVALIERE

            E se rimani a casa, perché ci rimani?

 

AMARGO

            Già, perché?

 

CAVALIERE

            Io cavalco il mio cavallo e vendo coltelli; ma se non lo facessi, che cosa accadrebbe?

 

AMARGO

            Che cosa accadrebbe?

 

(Pausa)

 

CAVALIERE

            Stiamo per arrivare a Granada.

 

AMARGO

            Davvero?

 

CAVALIERE

            Guarda come rilucono i miradores.

 

AMARGO

            Si, vedo.

 

CAVALIERE

            Adesso non rifiuterai di salire in groppa con me.

 

AMARGO

            Aspetta ancora un po'.

 

CAVALIERE

            Suvvia, sali, sali presto. È necessario arrivare prima

dell'alba. E prendi questo coltello, te lo regalo!

 

AMARGO

            Ah, ahi, ahi!

 

(Il cavaliere aiuta l'Amargo. I due prendono la strada di Granada. In fondo la sierra si copre di cicute e di ortiche.)

 

CANZONE DELLA MADRE DELL'AMARGO

 

 

Lo portano avvolto nel mio lenzuolo

i miei oleandri e la mia palma.

 

Giorno ventisette d'agosto

con un coltellino d'oro.

 

La croce. E andiamo!

Era bruno e amaro.

 

Donne, datemi una brocca

d'ottone con limonata.

 

La croce. Nessuno pianga.

L'Amargo è sulla luna.

 

9 luglio 1925

 

PRIME CANZONI (1922)

 

 

 

 

STAGNI    (torna all'indice)

 

 

STAGNO

 

 

Cipresso.

(Acqua stagnante)

 

Pioppo.

(Acqua cristallina)

 

Vetrice.

(Acqua profonda)

 

Cuore.

(Acqua di pupilla)

 

PICCOLO STAGNO

 

 

Mi specchiai nei tuoi occhi

pensando all'anima tua.

 

            Oleandro bianco.

 

Mi specchiai nei tuoi occhi

pensando alla tua bocca.

 

            Oleandro rosso.

 

Mi specchiai nei tuoi occhi

ma eri morta!

 

            Oleandro nero.

 

VARIAZIONE

 

 

Lo stagno dell'aria

sotto il ramo dell'eco.

 

Lo stagno dell'acqua

sotto fronde di stelle.

 

Lo stagno della tua bocca

sotto una pioggia di baci.

 

STAGNO, CANZONE FINALE

 

 

            La notte viene.

 

Raggi di luna battono

sull'incudine della sera.

 

            La notte viene.

 

Un grande albero si ripara

dietro parole di canzoni.

 

            La notte viene.

 

Se tu venissi a trovarmi

lungo i sentieri dell'aria.

 

            La notte viene.

 

Mi troveresti in pianto

sotto i grandi pioppi.

Ah, mia bruna,

sotto i grandi pioppi!

 

MEZZALUNA

 

 

La luna cammina sull'acqua.

Com'è tranquillo il cielo!

Va segando lentamente

il tremore vecchio del fiume

mentre una rana giovane

la prende per uno specchio.

 

 

QUATTRO BALLATE GIALLE    (torna all'indice)

 

 

I

 

 

Sulla cima del monte

c'è un alberello verde.

 

            Pastore che vai,

            pastore che vieni.

 

Uliveti sonnolenti

scendono al piano ardente.

 

            Pastore che vai,

            pastore che vieni.

 

Non hai né pecore bianche né cane

né vincastro né amore.

 

            Pastore che vai.

 

Come un'ombra d'oro

ti dissolvi nel grano.

 

            Pastore che vieni.

 

II

 

 

Era la terra

gialla.

 

            Cimasa, cimasa,

            pastorello.

 

Né luna bianca

né stella lucevano.

 

            Cimasa, cimasa,

            pastorello.

 

Vendemmiatrice bruna

taglia il pianto della vigna.

 

            Cimasa, cimasa,

            pastorello.

 

III

 

 

            Due buoi rossi

            sul campo d'oro.

 

I buoi hanno ritmo

di campane antiche

e occhi d'uccello.

 

Sono fatti per le mattine

di nebbia, eppure

passano l'arancio

dell'aria in estate.

Vecchi dal di che nacquero

non hanno padrone

e ricordano le ali

dei loro fianchi.

I buoi

sospirano sempre

lungo i campi di Ruth

in cerca del guado,

dell'eterno guado,

ubriachi di stelle

ruminando lagrime.

 

            Due buoi rossi

            sul campo d'oro.

 

IV

 

 

            Sopra il cielo

            delle margherite cammino.

 

Stasera immagino

d'essere santo.

Mi posero la luna

in mano.

Io la riposi

negli spazi

e il Signore mi premiò

con la rosa e il nimbo.

 

            Sopra il cielo

            delle margherite cammino.

 

Ed ora me ne vado

per questi campi

a liberare le ragazze

dai cattivi innamorati

e a regalar monete d'oro

a tutti i bambini.

 

            Sopra il cielo

            delle margherite cammino.

 

 

PALINSESTI    (torna all'indice)

 

 

                                                A José Moreno Villa

 

I • CITTÀ

 

 

Il bosco centenario

penetra nella città,

ma il bosco sta dentro

il mare.

 

Vi sono frecce nell'aria

e guerrieri che vanno

sperduti in mezzo ai rami

di corallo.

 

Sopra le case nuove

palpita un querceto

e il cielo ha immense

curve di cristallo.

 

II • GALLERIA

 

 

Per le alte gallerie

passeggiano due signori.

 

            (Cielo

            nuovo.

            Cielo

            azzurro!)

 

... passeggiano due signori

che furono bianchi monaci.

 

            (Cielo

            intermedio.

            Cielo

            viola!)

 

.... passeggiano due signori

che furono cacciatori.

 

            (Cielo

            vecchio.

            Cielo

            d'oro!)

 

... passeggiano due signori

che furono...

Notte.

 

III • PRIMA PAGINA

 

 

                                                A Isabel Clara, mia figlioccia

 

Fonte chiara.

Cielo chiaro.

 

Oh, come ingrandiscono

gli uccelli!

 

Cielo chiaro.

Fonte chiara.

 

Oh, come rilucono

gli aranci!

 

Fonte.

Cielo.

 

Oh, come è tenero

il grano!

 

Cielo.

Fonte.

 

Oh, come è verde

il grano!

 

ADAMO

 

 

Un albero di sangue bagna il mattino

e geme in esso la partoriente.

La sua voce lascia cristalli nella ferita

e un grafico d'ossa alle finestre.

 

La luce appena nata fissa e prende

bianche mete di favola e dimentica

il tumulto delle vene nella fuga

verso la torbida freschezza della mela.

 

Adamo sogna nella febbre d'argilla

un bambino che giunge correndo

nel palpito doppio del suo viso.

 

Ma un altro Adamo buio sta sognando

neutra luna di pietra senza seme

dove il bambino di luce perirà.

 

BIANCO D'OROLOGIO

 

 

Mi sono seduto

in un vuoto del tempo.

Era uno stagno

di silenzio,

di un bianco silenzio,

anello formidabile

dove le stelle

scontravano i dodici

numeri neri galleggianti.

 

PRIGIONIERA

 

 

Tra i rami

indecisi

andava una donzella

ed era la vita.

Tra i rami

indecisi.

Con uno specchietto

rifletteva il giorno

che ero lo splendore

della sua fronte pura.

Tra i rami

indecisi.

Sopra le tenebre

andava sperduta,

piangendo rugiada,

Prigioniera del tempo.

Tra i rami

indecisi.

 

CANZONE

 

 

Sui rami dell'alloro

due colombi scuri.

Uno era il sole,

l'altro la luna.

Amici, domandai,

dov'è la mia tomba?

Nella mia coda, disse il sole.

Nella mia gola, la luna.

E io che camminavo

con la terra alla cintola

vidi due aquile di marmo

e una ragazza nuda.

Una era l'altra

e la ragazza nessuna.

Aquile, chiesi,

dov'è la mia tomba?

Nella mia coda, disse il sole.

Nella mia gola, la luna.

Sui rami del ciliegio

vidi due colombi nudi,

uno era l'altro

e tutt'e due nessuno.

 

CANZONI (1921-1924)

 

 

 

                                                A Pedro Salinas

                                                Jorge Guillén

                                                y Melchorito

                                                Fernandez Almagro

 

 

TEORIE    (torna all'indice)

 

 

CANZONE DELLE SETTE DONZELLE

(TEORIA DELL'ARCOBALENO)

 

 

Cantano le sette

donzelle.

 

(Sopra il cielo un arco

di esempi d'occaso.)

 

Anima con sette voci

le sette donzelle.

 

(Nell'aria bianca

sette lunghi uccelli.)

 

Muoiono le sette

donzelle.

 

(Perché non sono state nove?

Perché non venti?)

 

Il fiume le trasporta,

nessuno le può vedere.

 

NOTTURNO SCHEMATICO

 

 

Finocchio, serpente e giunco.

Aroma, penombra e orma.

Aria, terra e solitudine.

 

(La scala arriva alla luna.)

 

LA CANZONE DEL CONVITTORE

 

 

Sabato.

Porta di giardino.

 

Domenica.

Giorno grigio.

Grigio.

 

Sabato.

Archi azzurri.

Brezza.

 

Domenica.

Mare con rive.

Mete.

 

Sabato.

Seme

fremente.

 

Domenica.

(Il nostro amore diventa

giallo.)

 

[IL CANTO VUOLE ESSERE LUCE]

 

 

Il canto vuole essere luce.

Nel buio ha il canto

fili di fosforo e di luna.

La luce non sa che cosa vuole.

Nei suoi limiti opalini,

incontra se stessa

e se ne va.

 

GIOSTRA

 

 

                                                A José Bergamin

 

I giorni di festa

vanno sulle ruote.

La giostra li porta

e li riporta via.

 

Corpus Domini azzurro.

Bianca notte di Natale.

 

Perdono i giorni

la pelle, come i serpenti,

con la sola eccezione

dei giorni di festa.

 

Sono gli stessi giorni

delle nostre vecchie madri.

Le loro sere sono lunghe code

di seta e di lustrini.

 

Corpus Domini azzurro.

Bianca notte di Natale.

 

La giostra gira

appesa a una stella.

Tulipano delle cinque

parti della terra.

 

Sopra cavallini

mascherati da pantere

i bambini si mangiano la luna

quasi fosse una ciliegia.

 

Cicca, cicca Marco Polo!

Sopra una ruota fantastica

i bambini vedono lontananze

sconosciute della terra.

 

Corpus Domini azzurro.

Bianca notte di Natale.

 

BILANCIA

 

 

La notte quieta, sempre.

il giorno va e viene.

 

La notte morta e alta.

il giorno con un'ala.

 

La notte sopra specchi

e il giorno sotto il vento.

 

CANZONE CON MOVIMENTO

 

 

Ieri.

 

(Stelle

azzurre.)

 

Domani.

 

(Stelle

bianche.)

 

Oggi.

 

(Sogno fiore addormentato

nella valle della sottana.)

 

Ieri,

 

(Stelle

di fuoco.)

 

Domani.

 

(Stella

viola.)

 

Oggi.

 

(Questo cuore. Mio Dio!

Questo cuore, che salta!)

 

Ieri.

 

(Memoria

di stelle.)

 

Domani.

 

(Stelle chiuse.)

 

Oggi...

 

(Domani!)

 

Forse soffrirò

in barca?

 

Oh, i ponti dell'Oggi

sulla strada d'acqua!

 

RITORNELLO

 

 

Marzo,

passa volando,

 

E Gennaio continua in alto.

 

Gennaio,

continua nella notte del cielo.

 

E sotto Marzo è un minuto.

 

Gennaio.

Per i miei occhi vecchi.

 

Marzo.

Per le mie fresche mani.

 

FREGIO

 

 

                                                A Gustavo Durán

 

TERRA                                               CIELO

 

Le ragazze della brezza                  I garzoni del vento

vanno con le lunghe code.                 saltano sulla luna.

 

CACCIATORE

 

 

Pineta alta!

Quattro colombe nell'aria vanno.

 

Quattro colombe

volano e tornano.

Portan ferite

le loro quattro ombre.

 

Pineta bassa!

Quattro colombe sulla terra stanno.

 

FAVOLA

 

 

Unicorni e ciclopi.

 

Corni d'oro

e occhi verdi.

 

Sulla scogliera,

in gigantesca ressa,

puliscono il mercurio

senza cristallo del mare.

 

Unicorni e ciclopi.

 

Una pupilla

e una potenza.

 

Chi dubita dell'efficacia

terribile degli unicorni?

 

Nascondi i tuoi bersagli,

Natura!

 

[AGOSTO]

 

 

Agosto,

controluce a tramonti

di pesca e zucchero

e il sole dentro la sera

come il nocciolo nel frutto.

 

La pannocchia serba intatta

la sua risata gialla e dura.

 

Agosto.

I bambini mangiano

pane nero e luna piena.

 

ARLECCHINO

 

 

Mammella rossa del sole.

Mammella azzurra della luna.

 

Torso metà corallo,

metà argento e penombra.

 

TAGLIARONO TRE ALBERI

 

 

                                                A Ernesto Halffter

 

Erano tre.

(Venne il giorno con la scure.)

Erano due.

(Ali striscianti d'argento.)

Era uno.

Era nessuno.

(Restò nuda l'acqua.)

 

 

NOTTURNI DELLA FINESTRA    (torna all'indice)

 

In memoria di José Ciria y Escalante,

                        poeta

 

 

1

 

 

Alta va la luna.

Sotto corre il vento.

 

(I miei lunghi sguardi

esplorano il cielo.)

 

Luna sopra l'acqua.

Luna sotto il vento.

 

(I miei brevi sguardi

esplorano il suolo.)

 

Le voci di due ragazze

risuonavano vicine.

Dalla luna dell'acqua

andai alla luna del cielo.

 

2

 

 

Un braccio della notte

entra dalla mia finestra.

 

Un grande braccio bruno

con braccialetti d'acqua.

 

Sopra un cristallo azzurro

giocava al fiume l'anima mia.

 

I minuti feriti

dall'orologio... passavano.

 

3

 

 

Affaccio il capo

alla finestra, e vedo

come vorrebbe mozzarlo

la lama del vento.

 

In quella ghigliottina

invisibile ho messo

la testa senza sguardi

dei miei desideri.

 

E un odor di limone

riempie il minuto immenso,

mentre si trasforma

in fior di velo il vento.

 

4

 

 

Nello stagno è morta

oggi una ragazza d'acqua.

Sta fuori dello stagno

composta sulla terra.

 

Dalla testa alle cosce

la sfiora un pesce e la chiama.

Il vento le dice «bambina»,

ma non può svegliarla.

 

Lo stagno ha sciolta

la sua chioma d'alghe

e all'aria i suoi seni grigi

intirizziti di rane.

 

Dio ti aiuti. Pregheremo

 

la Madonna dell'Acqua

per la ragazza dello stagno

morta sotto le mele.

 

Io metterò ai suoi fianchi

due piccole zucche

perché si tenga a galla,

ahimè, sul mare salato.

 

Residencia de Estudiantes, 1923

 

 

CANZONI PER BAMBINI    (torna all'indice)

 

 

            Alla

bambina meravigliosa

Colomba Morla Vicuña,

piamente addormentata

l'8 agosto 1928

 

 

CANZONE CINESE IN EUROPA

 

 

                                                Alla mia figlioccia Isabel Clara

 

La signorina

dal ventaglio

passa il ponte

del rivo fresco.

 

I cavalieri

nei loro stiffelius

guardano il ponte

senza spallette.

 

La signorina

dal ventaglio

e dai «volants»

cerca marito.

 

I cavalieri

sono sposati

con bionde alte

di bianco idioma.

 

Cantano i grilli

all'Ovest.

 

(La signorina

cammina tra il verde.)

 

I grilli cantano

sotto i fiori.

 

(I cavalieri

vanno a Nord.)

 

CANZONETTA SIVIGLIANA

 

 

                                                A Solita Salinas

 

Albeggiava

nell'aranceto.

Api d'oro

cercavano il miele.

 

Dove sarà

il miele?

 

Sarà nel fiore azzurro,

Isabel,

nel fiore

del rosmarino.

 

(Seggiolina d'oro

per il moro.

Di similoro

per la sua sposa.)

 

Albeggiava

nell'aranceto.

 

CONCHIGLIA

 

 

                                                A Natalita Jiménez

 

M'hanno portato una conchiglia.

 

Dentro le canta

un mar di mappa.

Il cuore

mi si riempie d'acqua

con pesciolini

d'ombra e d'argento.

 

M'hanno portato una conchiglia.

 

[IL RAMARRO STA PIANGENDO]

 

 

                                                A mademoiselle Teresita Guillén

                                                mentre suona il piano di sei note

 

Il ramarro sta piangendo,

la ramarra sta piangendo.

 

Il ramarro e la ramarra

con grembiulini bianchi.

 

Hanno perduto senza volerlo

i loro anelli di sposi.

 

I loro anellini di piombo,

i loro anellini piombati!

 

Un cielo grande e senza gente

fa salire nel suo globo gli uccelli.

 

Il sole, rotondo capitano,

porta un panciotto di seta.

 

Guarda come sono vecchi,

come sono vecchi i ramarri!

 

E come piangono e piangono,

come stanno piangendo!

 

CANZONE CANTATA

 

 

Nel grigio

l'uccello Griffon

si vestiva di grigio.

E la bambina Chicchirichi

perdeva il suo candore

e la sua forma lí.

 

Per entrare nel grigio

mi dipinsi di grigio.

Ah, come splendevo

nel grigio!

 

PAESAGGIO

 

 

                                                A Rita, Concha,

                                                Pepe e Carmencica

 

La sera equivocando

si vestí di freddo.

 

Dietro i vetri appannati

tutti i bambini

vedono tramutarsi in uccelli

un albero giallo.

 

La sera è distesa

lungo il fiume.

Un rossore di mela

trema sui tetti.

 

CANZONE SCIOCCA

 

 

Mamà.

Voglio essere d'argento.

 

Figlio,

avrai molto freddo.

 

Mamà.

Voglio essere d'acqua.

 

Figlio,

avrai molto freddo.

 

Mamà

Ricamami sul tuo cuscino.

 

Questo si!

Figlio, e subito!

 

 

ANDALUZAS    (torna all'indice)

 

 

            A Miguel Pizarro

(nella irregolarità simmetrica del Giappone)

 

 

CANZONE DI CAVALIERE

(1860)

 

 

Sulla luna nera

dei banditi,

cantano gli speroni.

 

Cavallino nero.

Dove porti il tuo cavaliere morto?

 

...I duri speroni

del bandito immobile

che perse le redini.

 

Cavallino freddo,

Che profumo di fior di coltello!

 

Sulla luna nera

sanguinava il costato

della Sierra Morena.

 

Cavallino nero.

Dove porti il tuo cavaliere morto?

 

La notte sperona

i suoi fianchi neri

piantandosi stelle.

 

Cavallino freddo.

Che profumo di fior di coltello!

 

Sulla luna nera,

un grido! e il corno

lungo del falò

 

Cavallino nero.

Dove porti il tuo cavaliere morto?

 

ADELINA A PASSEGGIO

 

 

Il mare non ha aranci,

e senz'amore è Siviglia.

Bruna, che luce di fuoco.

Prestami il tuo parasole.

 

Mi diventerà verde la faccia

sugo di cedro e limone

le tue parole - pesciolini

nuoteranno intorno.

 

Il mare non ha aranci.

Ahi, amore.

E senz'amore è Siviglia!

 

[MORA DAL TRONCO GRIGIO]

 

 

Mora dal tronco grigio,

dammi un grappolo per me.

 

Sangue e spine. Avvicinati.

Se mi vuoi bene, ti amerò.

 

Lascia il tuo frutto di verde e ombra

sulla mia lingua, mora.

 

Che lungo abbraccio ti darei

nella penombra delle mie spine.

 

Mora, dove vai?

A cercar gli amori che non mi dai.

 

[LA MIA RAGAZZA SE NE ANDÒ AL MARE]

 

 

La mia ragazza se ne andò al mare,

a contare onde e ciottoli

ma incontrò d'improvviso

il fiume di Siviglia.

 

Tra oleandri e campane

cinque barche dondolavano

con i remi nell'acqua

e le vele alla brezza.

 

Chi guarda dentro la torre

addobbata di Siviglia?

Cinque voci rispondevano

rotonde come anelli.

 

Il cielo scavalca gagliardo

di riva in riva il fiume.

E nell'aria arrossata

cinque anelli dondolavano.

 

SERA

 

 

                                                (Era la mia Lucia

                                                coi piedi nel ruscello?)

 

Tre pioppi immensi

e una stella.

 

Il silenzio morso

dalle rane, somiglia

a un velo dipinto

con macchioline verdi.

 

Nel fiume,

un albero secco,

è fiorito in cerchi

concentrici.

 

E ho sognato sulle acque

la brunetta di Granada.

 

CANZONE DI CAVALIERE

 

 

Cordova.

Lontana e sola.

 

Cavallina nera, grande luna,

e olive nella mia bisaccia.

Pur conoscendo le strade

mai piú arriverò a Cordova.

 

Nel piano, nel vento,

cavallina nera, luna rossa.

La morte mi sta guardando

dalle torri di Cordova.

 

Ahi, che strada lunga!

Ahi, la mia brava cavalla!

Ahi, che la morte mi attende

prima di giungere a Cordova!

 

Cordova.

Lontana e sola.

 

È VERO

 

 

Ah, che fatica mi costa

amarti come ti amo!

 

Per il tuo amore mi duole l'aria,

il cuore

e il cappello.

 

Chi mi comprerà

questo cordone che ho

e questa tristezza di filo

bianco, per far fazzoletti?

 

Ah, che fatica mi costa

amarti come ti amo!

 

[ARBOLÉ ARBOLÉ]

 

 

Arbolé, arbolé

secco e verdé.

 

La ragazza dal bel volto

sta cogliendo olive.

Il vento, corteggiatore di torri,

la prende per la cintura.

Passaron quattro cavalieri,

sopra cavalle andaluse,

con vesti d'azzurro e verde,

con lunghi mantelli scuri.

«Vieni a Cordova, ragazza.»

La ragazza non li ascolta.

Passaron tre piccoli toreri

magri di cintola,

con vesti color arancia

e spade d'argento antico.

«Vieni a Siviglia, ragazza.»

La ragazza non li ascolta.

Quando la sera diventò

viola, con luce diffusa,

passò un giovane che portava

rose e mirti di luna.

«Vieni a Granada, ragazza.»

E la ragazza non l'ascolta,

La ragazza dal bel volto

continua a cogliere olive,

con il braccio grigio del vento

passato alla cintura.

 

Arbolé, arbolé

secco e verdé.

 

[RUBACUORI]

 

 

Rubacuori,

rubacuori.

A casa tua bruciano timo.

 

Che tu vada o venga,

chiudo la porta a chiave.

 

Chiave d'argento fine.

Legata con un nastro.

 

Sul nastro c'è scritto:

«Il mio cuore è lontano.»

 

Non girare per la mia strada.

Lasciala al vento!

 

Rubacuori,

rubacuori.

In casa tua bruciano timo.

 

TRE RITRATTI CON OMBRA    (torna all'indice)

 

 

VERLAINE

 

 

La canzone,

che mai dirò,

si è addormentata sulle mie labbra.

La canzone

che mai dirò.

 

Sulla madreselva

c'era una lucciola

e la luna pungeva

con un raggio l'acqua,

 

Allora sognai

la canzone

che mai dirò.

 

Canzone piena di labbra

e di alvei lontani.

 

Canzone piena di ore

perdute nell'ombra.

 

Canzone di stella viva

sopra un perpetuo giorno.

 

BACCO

 

 

Verde rumore intatto

Il fico tende le sue braccia.

 

Come una pantera, la sua ombra

spia la mia ombra lirica.

 

La luna conta i cani.

Sbaglia e riprende a contare.

 

Ieri, domani, nero e verde,

giri per la mia cinta di alloro.

 

Chi saprebbe amarti come me,

se tu mi cambiassi il cuore

 

... E il fico urla e avanza

terribile e moltiplicato.

 

JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

 

 

Nel bianco infinito,

neve, nardo e sale,

perse la sua fantasia.

 

Il color bianco corre

sopra un tappeto muto

di piume di colomba.

 

Senza occhi né gesti

soffre, immoto, un sogno.

Però dentro trema.

Nel bianco infinito,

che pura e lunga ferita

lasciò la sua fantasia!

 

Nel bianco infinito.

Neve. Nardo. Sale.

 

VENERE

 

Così ti vidi

 

 

La giovane morta

nella conchiglia del letto.

Nuda di fiore e di brezza

sorgeva alla luce perenne.

 

Restava il mondo,

giglio di cotone e d'ombra,

affacciato ai vetri

a guardare il transito infinito.

 

La giovane morta,

solcata d'amore, dentro.

Tra la spuma delle lenzuola

si perdeva la sua capigliatura.

 

DEBUSSY

 

 

La mia ombra va silenziosa

sull'acqua del canale.

 

Nella mia ombra le rane stanno

private delle stelle.

 

L'ombra scaglia sul mio corpo

riflessi di cose immote.

 

La mia ombra va come immensa

cinipe color di viola.

 

Cento grilli vogliono dorare

la luce del canneto.

 

Una luce nel mio petto nasce

dal canale riflessa.

 

NARCISO

 

 

Ragazzo,

bada, caschi nel fiume!

 

            Nel fondo c'è una rosa

            e nella rosa un altro fiume.

 

Guarda quell'uccello! Guarda

quell'uccello giallo!

 

            Mi sono caduti gli occhi

            dentro l'acqua.

 

Dio mio!

Cadi! Ragazzo!

 

            ... e nella rosa ero io stesso.

 

Quando perí nell'acqua,

compresi. Però non spiego.

 

GIOCHI     (torna all'indice)

 

 

Dedicati alla testa di Luis Buñuel

            En grand plain [sic]

 

 

RIVIERASCHE

 

 

(Con accompagnamento di campane)

 

Dicono che hai una faccia

(balalín)

da luna piena

(balalàn.)

 

Ouante campane.