Ecco... così benissimo! Ride e scrolla la testolina sfogliando un fiore. Sopravviene di furia un'automobile. Questo signore si scuote, aggrotta le ciglia, guarda, presentendo una minaccia, un pericolo. Lei smette di sfogliare il fiore e resta come sospesa in un dubbio, smarrita. Subito questa signora - (e indicò la Nestoroff) - balza giù dall'automobile, cava dal manicotto una rivoltella e le spara... La signorina Luisetta spalancò tanto d'occhi in faccia alla Nestoroff, sbigottita. - Per finta! Non abbia paura! - seguitò Polacco, sorridendo. - Il signore s'avventa, disarma la signora; intanto lei s'è abbandonata prima sul sedile, ferita a morte; dal sedile trabocca giù a terra - senza farsi male, per carità! - e tutto è finito... Sù, sù, non perdiamo altro tempo! Faremo una prova sul posto; vedrà che andrà bene... e che bel regalino le farà poi la Kosmograph! - Ma se papà... - Lo avvertiremo! - E Piccinì? - La porteremo con noi; la terrò in braccio io... Vedrà che la Kosmograph farà un bel regalino anche a Piccinì... Sù, sù, via! Salendo in automobile (ancora, certo, per non parer timida e sciocchina), ella che non aveva più badato a me, mi guardò incerta. Perché andavo anch'io? che rappresentavo io? Nessuno mi aveva rivolto la parola; ero stato appena appena presentato, come si farebbe d'un cane; non avevo aperto bocca; seguitavo a star muto... M'accorsi che questa mia presenza muta, di cui ella non vedeva la necessità, ma che pur le s'imponeva come misteriosamente necessaria, cominciava a turbarla. Nessuno si curava di dargliene la spiegazione; non potevo dargliela io. Le ero sembrato uno come gli altri; anzi forse, a prima giunta, uno più vicino a lei degli altri. Ora cominciava ad avvertire che per questi altri ed anche per lei (in confuso) non ero propriamente uno. Cominciava ad avvertire, che la mia persona non era necessaria; ma che la mia presenza lì aveva la necessità d'una cosa, ch'ella ancora non comprendeva; e che stavo così muto per questo. Potevano parlare - sì, essi, tutt'e quattro - perché erano persone, rappresentavano ciascuno una persona, la propria; io, no: ero una cosa: ecco, forse quella che mi stava su le ginocchia, avviluppata in una tela nera. Eppure, avevo anch'io una bocca per parlare, occhi per guardare; e questi occhi, ecco, mi brillavano contemplandola; e certo entro di me sentivo... Oh signorina Luisetta, se sapeste che gioja ritraeva dal proprio sentimento la persona - non necessaria come tale, ma come cosa - che vi stava davanti! Pensaste voi che io - pur standovi così davanti come una cosa - potessi entro di me sentire? Forse sì. Ma che cosa sentissi sotto la mia maschera d'impassibilità, non poteste certo immaginare. Sentimenti non necessarii, signorina Luisetta! Voi non sapete che cosa siano e quali inebrianti gioje possano dare! Questa macchinetta qua, ecco: vi sembra che abbia necessità di sentire? Non può averne! Se potesse sentire, che sentimenti sarebbero? Non necessarii certo. Un lusso per lei. Cose inverosimili... Ebbene, fra voi quattro, quest'oggi, io - due gambe, un busto e, sopra, una macchinetta - ho sentito inverosimilmente. Voi, signorina Luisetta, eravate con tutte le cose che v'erano attorno, dentro il sentimento mio, il quale godeva della vostra ingenuità, del piacere che vi cagionava il vento della corsa, la vista dell'aperta campagna, la vicinanza della bella signora. Vi sembra strano che foste così, con tutte le cose attorno, dentro il sentimento mio? Ma anche un mendico a un canto di strada non vede forse la strada e tutta la gente che vi passa, dentro a quel sentimento di pietà, ch'egli vorrebbe destare? Voi, più sensibile degli altri, passando, avvertite d'entrare in questo sentimento e vi fermate a fargli la carità d'un soldo.
1 comment