Gli hanno appiccicato un nomignolo schifoso; ma non importa: è un grande artista. Ammìralo: qua, col suo Dio sotto il braccio! Potrebbe essere una scopa: è un violino. Mi voltai a osservar l'effetto delle parole di Simone Pau sul viso dello sconosciuto. Impassibile. E Simone Pau seguitò: - Un violino, per davvero. E non lo lascia mai. Anche i custodi qua gli concedono di portarselo a letto, a patto che non suoni di notte e non disturbi gli altri ricoverati. Ma non c'è pericolo. Càvalo fuori amico mio, e mostralo a questo signore, che ti saprà compatire. Quegli mi spiò prima con diffidenza; poi, a un nuovo invito di Simone Pau, trasse dalla custodia il vecchio violino, un violino veramente prezioso, e lo mostrò, come un monco vergognoso può mostrare il suo moncherino. Simone Pau riprese, rivolto a me: - Vedi? Te lo mostra. Grande concessione di cui devi ringraziarlo! Suo padre, molti anni or sono, lo lasciò padrone a Perugia di una tipografia ricca di macchine e di caratteri e bene avviata. Di' tu, amico mio, che ne facesti, per consacrarti al culto del tuo Dio? L'uomo rimase a guardare Simone Pau, come se non avesse compreso la domanda. Simone Pau gliela chiarì: - Che ne facesti della tua tipografia? Quegli allora scattò in un gesto di noncuranza sdegnosa. - La trascurò, - disse, per spiegare quel gesto, Simone Pau. - La trascurò fino al punto di ridursi al lastrico. E allora, col suo violino sotto il braccio, se ne venne a Roma. Ora non suona più da un pezzo, perché crede di non poter più sonare dopo quanto gli è accaduto. Ma fino a qualche tempo fa sonava nelle osterie. Nelle osterie si beve; e lui prima sonava poi beveva. Sonava divinamente; più divinamente sonava, e più beveva; così che spesso era costretto a mettere in pegno il suo Dio, il suo violino. E allora si presentava in qualche tipografia per trovar lavoro: metteva insieme a poco a poco quel tanto che gli bisognava per spegnare il violino e ritornava a sonare nelle osterie. Ma senti che cosa gli capitò una volta, per cui... capisci? gli si è un po' alterata la... La... non diciamo ragione, per carità, diciamo concezione della vita. Insacca, insacca, amico mio, il tuo strumento: so che ti fa male, se io lo dico, mentre tu hai il tuo violino scoperto. L'uomo accennò più volte di sì, gravemente, col capo arruffato, e rinfoderò il violino. - Gli capitò questo - seguitò Simone Pau. - Si presenta in una grande officina tipografica, nella quale è proto uno che, da ragazzotto, lavorava nella sua tipografia a Perugia.
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