Galibert e C. Pellé (I, pag. 305): “Questo giovane principe, nato con temperamento focoso, condannato all’inattività politica, davasi a tutti gli eccessi della dissolutezza, sì che vedevasi, accompagnato da giovani libertini, correr le vie e le strade maestre, attaccare i contadini, derubarli e divertirsi del loro spavento e delle loro doglianze; se veniva arrestato un suo compagno di piaceri, non arrossiva di andarlo a reclamare e a difendere pubblicamente”. Uno di questi “compagni di piaceri” sarà Sir John Falstaff.
(106)“Shall I, for love, speak treason to thy face?”: “to speak treason” è espressione idiomatica che significa “esprimersi in modo irriverente verso un’autorità civile, religiosa, verso una istituzione, ecc.”
(107)“The Beggar and the King”, era il titolo di una ballata popolare che narra la leggenda del re Cofetua il quale sposa la figlia di un mendicante.
(108) L’espressione francese “pardonnez-moi” è usata spesso come un “no” di cortesia (“Perdonate, ma non posso”). La regina è francese.
(109) Il testo ha: “Dost thou teach pardon to destroy?”, letteralm.: “insegni tu al perdono come distruggere il perdono”, che è espressione abbastanza incomprensibile anche in inglese. Ho preso di peso, per il senso, l’endecasillabo suggeritomi dal Lodovici.
(110) Il cognato di Bolingbroke, che questi dice ironicamente “fido”, è il Conte di Kent, marito della sorella Isabella; l’Abate è l’Abate di Westminster: entrambi membri della congiura contro Bolingbroke, insieme con i conti di Rutland e di Hudginton, e Lord Spencer.
(111) È l’esortazione evangelica di Gesù: “Lasciate che i pargoli vengano a me”.
(112) È quasi inutile notare che al tempo di Riccardo II (fine sec. XIV) non esistevano orologi che battessero ore e minuti; ciò nulla toglie alla suggestione poetica di questo suo monologo.
(113) È una delle molte battute basate sui doppi sensi delle parole, che Shakespeare introduce abilmente all’improvviso per rompere e alleggerire la tensione drammatica della vicenda. Qui il gioco sta in quel “reale” della battuta dello stalliere (“Hail, royal Prince!) e nel “nobile” della risposta di Riccardo (“Thanks noble peer”): “reale” e “nobile” erano due monete d’argento di scarso valore; la prima, corrente in Spagna (“real de la plata”) valeva poco più dell’altro, corrente in Inghilterra (di circa l0 pence). Riccardo vuol dire che lui, “reale” è valutato dieci soldi di troppo, sentendosi pari allo stalliere.
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